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Ospite in soffitta, di Gilberto Severini

Creato il 02 ottobre 2011 da Cristinapatregnani @CristinaOChrome
Ospite in soffitta, di Gilberto Severini
Come la prendereste se qualcuno vi ospitasse in casa propria, sistemandovi a dormire per una settimana nella sua polverosa soffitta? E' successo a Daniele, ragazzo diciannovenne di provincia, che un giorno si presenta a casa di Tiziano, maturo conoscente e compagno di chiacchiere da bar. Negli anni Sessanta, per essere precisi, quando il bar, quello senza vodka e ombrellini per i cocktails, era un'istituzione. 
Da lunedì a sabato, la storia dei due, che si ritrovano compagni di gioco e allo stesso tempo avversari; una strana coppia, un ragazzo scappato di casa e un rispettabile signore, comincia a muoversi secondo le regole stabilite, un do ut des sottile e resistente come il filo di un equilibrista. Equilibrio è la parola più adatta per descrivere il loro scambio, perché alla fine di questa settimana non ci saranno né vincitori né vinti: alla base di tutto ci sarà un consenso non troppo tacito, un'accettazione delle condizioni imposte, salvo poi saperle rimodellare a piacimento, sovvertendo il finale e il risultato. Che il gioco non è innocente l'abbiamo immaginato tutti, tanto più che si sta parlando dell'Italia pudica e pettegola del "pre": prima della ventata di rivoluzione dei costumi, prima dell'aria fresca, quando a fare certe cose si sta chiusi in soffitta. E si esce solo per chiacchierare un po', rimanendo nella penombra, spegnendo le luci più forti, esercitando lo sguardo a un piacere delicato e fatto di sottintesi. Una zona d'ombra che è quella dove vive l'ironia, dove prende forma un dialogo che si basa sull'economia del linguaggio e sull'incompletezza di informazione; il limbo di incertezza psicologica dove può nascere un cortocircuito, e quando la tensione si allenta chi ha imposto le regole può trovarsi "giocato" a sua volta, denudato, con i sentimenti portati alla luce dalle mani abili di un giovane prestigiatore.
Ospite in soffitta, Gilberto Severini
Edizioni PeQuod
pagine: poche

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