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Out of Sight: double Kalinic, Firenze ai suoi piedi

Creato il 24 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

“Out of Sight” celebra Nikola Kalinic, il bomber della Fiorentina che nell’ultimo turno di campionato ha confermato il suo grande fiuto del gol.

Terminata la pausa per le nazionali, dopo il massacro di Parigi che ha consacrato una delle settimane più cupe per il mondo occidentale da almeno 14 anni, i campionati hanno ripreso il loro naturale svolgimento. Con Parigi nella testa e nel cuore, le squadre di tutta Europa hanno reso omaggio alle 129 vittime. Un weekend di cordoglio e sincera emozione. Ma non solo. Sono stati giorni di grande calcio. Tantissime le goleade: dal poker dei rinato Liverpool kloppiano ai Citizens, a quello rifilato brutalmente all’ (inguardabile) Real del (solito) Benitez, nel match più prestigioso d’Europa, il Clasico. Tanti i goleador tornati alla ribalta, ancora più numerose le conferme: Vardy continua a incantare, Suarez e Neymar sono sempre più incontenibili. Ma c’è un giocatore, un bomber d’altri tempi, una macchina da goal che non potrebbe essere più distante dai modelli che propone questo calcio moderno, che merita un occhio di riguardo. Si è distinto in un derby minore, scaldando quella rivalità che non fa rumore, in un match conclusosi con un amaro e anonimo pareggio. Insomma, i riflettori erano puntati altrove. Ma da neoentrato in soli 5′ ha risollevato le sorti di una squadra che aveva perso mordente, succube delle pressioni che inevitabilmente comporta occupare il vertice della classifica. Da 0-2 a 2-2 in meno di 300 tocchi di orologio. Il match in questione è Fiorentina-Empoli, e ha consacrato uno dei più inattesi e meravigliosi protagonisti di questa serie A: il suo nome è Nikola Kalinic.

GOAL! #Fiorentina 2-0 #Bologna (Kalinic, 82′) Looks like points in the bag now for the Viola. pic.twitter.com/lCwMNLE9Ry

— GazzettaWorld (@GazzettaWorld) 23 Settembre 2015

Il protagonista di questo numero di “Out of Sight: l’uomo in più” è diventato in pochi mesi il perno della Fiorentina più bella degli ultimi 15 anni. Paragone presuntuoso, forse, se si considera che a quei tempi la punta di diamante era Batistuta e in panchina sedeva un mostro di tattica come Trapattoni. Classe 1988, arrivato a Firenze per soli 5 milioni dal Dnipro, ha dato ulteriore dimostrazione dell’intelligenza tattica di Paulo Sousa. Da riserva di Babacar è diventato l’attaccante inamovibile, molto più prolifico e affidabile dei due talenti strapagati nella prima era Della Valle, Pepito Rossi e Mario Gomez. I numeri sono dalla sua: 9 goal e 3 assist nelle 12 partite giocate di Serie A, e il prezzo del cartellino è già raddoppiato. Col numero 9 sulle spalle e gli occhi puntati allo scudetto, sta permettendo ai viola di sognare in grande.

Un avvio di stagione inatteso per il “nuovo Batistuta“. Basti pensare che l’ultima tripletta prima di quella rifilata all’Inter risale al lontanissimo 2007, ai tempi dell’Hajduk Spalato, squadra croata che lo ha allevato fin dalle giovanili, facendolo militare tra le sue fila ancora da adolescente per poi cederlo prima in prestito al Pula, poi in via definitiva al Blackburn. È in Croazia, nella terra natia, dove la sua infanzia è stata violentata dal l’incubo dei bombardamenti e della guerra, che Kalinic sembrava aver vissuto tutto il suo periodo d’oro: 44 reti in 79 partite ufficiali. L’apice arrivò nella stagione 2007-2008: 17 goal in 25 match disputati. Anche in Nazionale si era distinto in tenera età, e le premesse erano promettenti: nell’Europeo U-17 del 2005 si consacrò come capocannoniere. In Inghilterra vive un periodo di calo, con soli 7 goal in 44 match, e cade nel l’anonimato. Un anonimato ingigantito dalla sua personalità schiva ed estremamente riservata. Chi l’ha mai visto su una copertina di riviste gossip per vicende scandalistiche? Kalinic è il ritratto di un prototipo di calciatore che non esiste più: prima il campo, prima le statistiche e i trofei, poi il personaggio. L’ex Dnipro non esiste senza tacchetti ai piedi e un pallone da rincorrere, vive il calcio come un mestiere e non come uno status symbol. Ottimo nell’inserimento tra gli spazi, spavaldo nel tentare controlli e giocate che non gli competono, arrivato in silenzio e nella totale indifferenza a Firenze, sta mettendo in ombra i due più chiacchierati e sopravvalutati di questa nuova Serie A, Edin Dzeko e Mario Mandzukic, dipinti nelle trattative estive come goleador per pure strategie di mercato. Bravissimo a fare sportellate e dotato di forte intelligenza tattica, compensa alle carenze tecniche con mobilità e fiuto del goal. Suo il goal del pareggio che ha consentito ai compagni del Dnipro di sognare l’Europa League, nella finale contro il Siviglia, punto più alto della sua carriera. È stato quel goal a proiettarlo in Serie A: Napoli e Milan si sono timidamente accostati al giocatore, ritenendolo una seconda (terza) scelta, ma è stato Sousa l’unico a crederci, l’unico che già ad agosto sapeva di poter portare la Fiorentina a lottare per lo scudetto. Una scommessa stravinta.

Nikola Kalinic forse non diventerà un top player, non verrà accostato ai club che ogni anno puntano a vincere la Champions League. Ma per questa Fiorentina è davvero “l’uomo in più“, la conditio sine qua non, il punto di riferimento. Questa Serie A è pronta a regalare a Kalinic molte altre soddisfazioni.

Tags:Batistuta,Dnipro,Dzeko,Empoli,fiorentina,Kalinic,Mandzukic,milan,napoli,Paulo Sousa,scudetto,Serie A,viola Next post

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