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Oxi, ovvero come imparare a memoria Piazza Syntagma

Creato il 06 luglio 2015 da Postik @postikitalia

Ieri la gioiosa ed epica “Nike”, oggi lo spiattellamento indiscriminato dei drammatici numeri della Troika.

La celerità di questo “rovescio della medaglia” non stupisce. Dopo la domenica della democrazia ora è necessario spegnere gli entusiasmi e le speranze. Qui gioca molto l’aspetto mediatico – tutt’altro che secondario nella battaglia sulla stabilizzazione continentale.

Il no al rigore dei greci è stato uno schiaffo dal quale ora si temono rappresaglie di ogni tipo. Le risposta alla gioia di Piazza Syntagma deve essere veloce e decisa.

Cari Greci ieri vi siete divertiti a farci fare pessima figura utilizzando quella cosa brutta che si chiama democrazia, oggi ci divertiamo noi a seminare dubbi, preoccupazioni e incertezze per la vostra scellerata scelta.”

Il fronte dell’Austerity da tutto questo ne è uscito malissimo: da oggi la saurocrazia europea ha assunto le demoniache fattezze Wolfgang Schäuble! Da Juncker a Hollande, da Ruttle alla Merckel non troviamo un esempio di decenza democratica neanche col lanternino.

Sul versante italiano peggio che andar di notte; Renzi è escluso – come al solito – da ogni contrattazione e si limita a indire per sport un Consiglio dei Ministri straordinario per dare una minima parvenza di autorità al suo inutile e incatenato servilismo, un servilismo che gli ha portato solo vantaggi personali: l’appalto pilotato della presidenza del consiglio in nome della troika.

Nel frattempo la politica della Bce di Draghi è definita anacronistica dal premio Nobel Stiglitz che sposta la discussione sul piano della tenuta democratica di tutto il continente:

“Sono dieci anni che si pratica l’austerità, prendete atto del fatto che la povertà è aumentata, le disuguaglianze sono aumentate, è sparita base industriale e che l’autoritarismo di certe ricette economiche mette in seria discussione la democrazia”.

La Grecia intanto acquista la piena coscienza di lavorare per tutta l’Europa e vuole riprendere dei negoziati con l’assoluta novità del consenso popolare in tasca. Una condizione inaccettabile per una politica continentale oramai arida, abituata a decidere in modo autocratico le politiche economiche dei paesi membri.

Un’altra novità è rappresentata dalle dimissioni a sorpresa del ministro dell’economia Varoufakis. La decisione è stata presa ovviamente per il bene della Grecia: il ministro è consapevole che la sua presenza nelle trattative postreferenderarie provocherebbe difficoltà e tensioni; ma all’estero questo gesto di responsabilità e coerenza è stato presto – e “pruriginosamente” – interpretato come un segno di debolezza contrattuale, come una drammatica incrinatura nell’entourage istituzionale greco dopo la favolistica festa di piazza Syntagma.

Varoufakis ovviamente ha spiazzato tutti: dove si è visto mai un ministro legittimato dal pieno consenso referendario che si dimette per il bene del suo paese? Da queste parti è pura fantascienza! E’ dunque ovvio che tutto questo, alla luce della nostra assuefazione all’indecenza politica, può sembrare assurdo, ed è altrettanto comprensibile che la propaganda mitteleuropea troikisteggiante ha avuto gioco facile nella strumentalizzazione del caso Varoufakis.

Allora come trattenere l’energia sprigionata dalla democratica breccia greca? Come è possibile “nel modernissimo mondo della memoria breve” resistere alla tentazione della dimenticanza? Forse non è possibile, forse nel giro di quindici giorni il 5 luglio greco sarà solo un festoso ricordo caduto presto nel dimenticatoio delle speranze svanite. Forse tutto si risolverà in un nulla di fatto perché il coraggio greco assumerà sempre più le sembianze di un salto nel vuoto.

Così – neanche poi tanto lentamente – quel coraggio che ci ha esaltati ci verrà riproposto sempre più come un atto di incoscienza senza futuro, come già sentiamo echeggiare alle nostre spalle dai soliti e spaventati disfattisti.

Forse può essere utile pensare ad oltranza, sforzarsi nell’esercitare il pensiero per rendere la memoria “tenace presente” e non, nel contempo, “prossimo e remoto ricordo”, facendo sì che il coraggio di cui ci siamo saziati per procura ieri diventi finalmente nostro e non rimanga a breve lettera morta, assassinato in assoluta solitudine dai nostri egoismi, dalle nostre paure e dai nostri interessi.

Ma tale esercizio richiede forse lo stesso coraggio e la lungimiranza mostrati dal popolo greco. Coraggio per non farsi spaventare dall’incertezza di un futuro che ha di contro la sola alternativa di un’austerità oramai divenuta compulsivamente cieca, forse in prospettiva ben più pericolosa di un default pilotato perché nato dalla disobbedienza, e lungimiranza nell’esser capaci di immaginare un’Europa diversa da quella che adesso sta morendo per sua stessa mano con tale furiosa e vorace autofagia da non lasciare nulla di sé al futuro se non inutili e drammatiche diseguaglianze ed inarrestabile ottusità storica.

Undici milioni di persone sono riuscite con un voto ad offrire all’Europa uno sguardo nuovo, forse incerto e pieno di interrogativi ma “altra prospettiva” rispetto a quello odierno. Ora tocca a ognuno di noi cercare di essere altro rispetto al presente:

“ Uno è per me migliaia, se ottimo egli sia ”

Eraclìto di Efeso, V sec. a.C. Frammenti, I Presocratici, Testimonianze e frammenti da Talete a Empedocle, A cura di Alessandro Lami, Bur,1991.

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