Magazine Diario personale

P.

Creato il 04 novembre 2012 da Medea1976

Parafrasando Uhlman: “Entrò nella mia vita per non uscirne più quando avevo 16 anni. Da allora è passato un quinto di secolo.”
In principio era solo un nome che aleggiava per casa, pronunciato da mio fratello con circospezione nella cucina buia, la TV accesa su MTV e per merenda una brioche al cioccolato. Ma il rispetto e l’ammirazione con cui L. parlava di P. mi fecero capire subito che si trattava di un essere speciale.
In 20 anni un nome è diventato una persona, una conoscente, una confidente, l’unica forse in grado di raccogliere oscuri segreti e pesanti verità. Senza mai ergersi a giudice, guidandomi con lucidità ed empatia nei momenti di smarrimento, ha assistito da lontano e con discrezione alla mia maturazione. E probabilmente non se ne è nemmeno resa conto. Ho goduto dei frutti di un percorso doloroso senza doverne patire le sofferenze e camminando sono arrivata precocemente là dove i più non arriveranno mai.
Ha concimato e annaffiato il seme che ero, immerso fino ad allora in un terreno arido e impervio dando origine ad una pianta piena di fiori profumati, frutti succosi e anche qualche spina.
Il terreno arido mi ha temprato, le cure di P. mi hanno fatto germogliare.
Perché se per contrapposizione ho scelto di NON essere, grazie alla sua maieutica, ho capito chi ero e chi sarei stata.


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