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Pagano i soliti noti e i “tracciabili”. La scure della crisi sempre sui poveri cristi

Creato il 30 novembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Pagano i soliti noti e i “tracciabili”. La scure della crisi sempre sui poveri cristi Chissà, magari questa volta Tonino Di Pietro potrebbe avere ragione. Ieri sera, da Lucia Annunziata, il leader dell’Idv ha sviluppato un ragionamento molto semplice ma, a nostro avviso, estremamente efficace. Dice Tonino (citiamo a memoria): “Noi dell’Italia dei Valori siamo i primi a voler ridurre i costi della politica, e infatti le uniche proposte di legge in tal senso le abbiamo presentate noi. Però non vorrei che l’aspetto legato ai costi della vita parlamentare della repubblica assumesse i contorni di provvedimenti populisti per cui, tagliata qualche auto blù, i vitalizi a sessant’anni, minori privilegi per la ‘casta’, stipendi adeguati al resto d’Europa, il problema del debito pubblico si risolve. Non è così, questo è un modo per tacitare l’opinione pubblica senza risolvere un bel nulla”. Tonino ha il chiodo fisso dei capitali scudati. Per lui sono un’aberrazione economica oltre che giuridica. Lo dice da sempre e i fatti gli stanno dando ragione. Colto da un attacco di generosità il leader dell’Idv ha detto: “Mettiamoci d’accordo con le banche di provenienza del denaro sporco. Manteniamo fermo l’anonimato dei depositari dei conti ma applichiamo una tassa del 15 per cento e non del 5. Forse qualcosa cambia”. Generoso perché in altre parti del mondo (USA in testa), il “pentimento” per l’esportazione illegale di capitali all’estero arriva a costare fino al 45 per cento, che è cosa molto più seria del misero 15 che vorrebbe applicare Tonino. Ma da questo orecchio il governo Monti non ci sente. Così come non ci sentirà quando si tratterà di decretare l’Ici sulla prima casa. Qualcuno pensa che le abitazioni sotto una determinata soglia di rendita catastale verranno esentate? Non se ne parla. Qualcuno pensa che gli immobili di proprietà della Chiesa, con destinazione diversa da quella del culto, verranno tassati? Non se ne parla. Si parla invece della fine delle pensioni di anzianità, di due anni di lavoro in più che non porteranno nessun beneficio effettivo in termini pensionistici, dell’innalzamento dell’età lavorativa delle donne nel settore privato, del blocco dell’adeguamento inflazionistico delle pensioni con la conseguenza che il potere d’acquisto di 700 euro mensili varrà il 4 per cento in meno. Qualcuno pensa che Mario Monti avrà il buon senso di introdurre una patrimoniale seria da applicare ai patrimoni oltre il mezzo milione di euro? Non se ne parla, al massimo da 10 milioni e mezzo in su. Qualcuno pensa che il Professore possa decidere di tassare le rendite finanziarie esclusi i buoni del tesoro? Non se ne parla perché in questo modo (è la scusa che si accampa) si produrrebbe una contrazione del mercato dai risvolti imprevedibili. Eppure, in un mondo globalizzato in cui il valore economico si basa sulla finanza e non più sul lavoro, e quindi sulla carta e non sulla mano d’opera, dovrebbe essere una conseguenza naturale e scontata. O no? Non si parla più, invece, di lotta all’evasione fiscale. Non si parla di tracciabilità oltre i 300 euro né di andare a ficcare il naso, ad esempio, in alcuni settori dei libero professionisti. Da parte nostra, forse perché girare il mondo ci ha fatto un gran bene, proviamo a buttar giù qualche idea convinti però come siamo che resterà nostra. Parliamo di sgravi fiscali e iniziamo dagli affitti. Permettere al cittadino contribuente di detrarre dalla dichiarazione dei redditi il 30 per cento (è una percentuale ics, naturalmente) delle spese d’affitto, comporterebbe la caduta verticale del mercato nero delle abitazioni per cui i proprietari sarebbero costretti a rilasciare ricevuta e a pagare le tasse sugli affitti che riscuotono. Allo stesso modo, ai proprietari di immobili che non affittano (o affittano solo per il periodo estivo), si potrebbe aumentare l’Ici, magari qualche coppia che desidera mettere su casa si ritroverebbe con un tetto sotto il quale dormire. Aumentare la deducibilità delle spese sanitarie portandola al 40 per cento. Volete vedere che il grande luminare, il dentista paraculo, il chirurgo estetico di grido, il ginecologo riparatore, gli Angelucci e i Don Verzè della situazione sarebbero costretti a rinunciare a qualche conto in Svizzera e fare a meno di un suv o di una testata giornalistica? Possibilità di detrarre, in percentuale, le spese per le vacanze e i viaggi. Qualcuno ricorderà quello che il governo di Helmut Kohl fece in Germania una ventina di anni fa. Dovendo far cassa per sostenere le spese della riunificazione, il Cancelliere tedesco, fra decine di altri provvedimenti ad hoc, introdusse le "vacanze scaricabili". Ai teutonici che decidevano di trascorrerle in patria venne applicata una detraibilità del 35 per cento, a quelli che se ne andavano all’estero del 15. Pensate per un momento cosa potrebbe significare per il turismo italiano se si applicasse un provvedimento simile anche da noi: magari le settimane di ferie potrebbero diventare due invece di una e anche il venditore occasionale di souvenir o l’albergatore disonesto sarebbero costretti a pagare le tasse a loro volta. Arriviamo a un misero 15 per cento per la cultura (ma questo è un sogno tutto nostro). Andare al cinema, a teatro, ai concerti, alle mostre, visitare i musei, i parchi nazionali, i siti archeologici permetterebbe agli italiani di detrarre dalla dichiarazione dei redditi fino al 15 per cento del costo dei biglietti. Poca cosa? No, un patrimonio culturale immenso per i connazionali vittime di venti anni di ignoranza berlusconiana e un risparmio non indifferente per lo Stato che vedrebbe molte strutture, che oggi rappresentano un peso per le sue casse esangui, autofinanziarsi con i biglietti d’ingresso che inevitabilmente aumenterebbero. Caro Professore, vuole far crescere il Paese? Faccia pagare meno ma faccia pagare tutti. Non può piovere per sempre! (indovinello cinematografico).

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