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Palatucci salvatore di ebrei o collaboratore dei nazisti? Cremona lo onora, il Centro Primo Levi di New York no, lo Yad Vashem deciderà

Creato il 09 agosto 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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new york times

Una questione dolente:la figura di Giovanni Palatucci, onorato a Cremona come “salvatore degli ebrei”, lo “Schindler italiano”, è molto controversa e discussa. Da tempo e tanto più in questi giorni. Sorprende che la commissione toponomatisca cremonese nel 2010 non abbia avuto dubbi del dedicare un monumento e i giardini della stazione al Palatucci, già questore di Fiume e deceduto nel campo di concentramento di Dachau: per questo la discussione è amara, tuttavia va fatta chiarezza anche se non certo qui.
Colpisce la certezza con cui ha proceduto il Comune di Cremona. Il quale ha anche dedicato una via a un sergente maggiore fascista, Aldo Protti, in quanto baritono di prestigio internazionale nel dopoguerra.
Grandi certezze inopportune; Anpi e Centro Primo Levi hanno proceduto ben diversamente, quanto meno occorrerebbe molta più prudenza anche perché l’appartenenza di Protti all’esercito repubblichino che ha combattuto la Resistenza è certa, mentre lo Schindler italiano è quanto meno dubbio e New York gli ha cancellato la già prevista onorificenza dopo un esame, cui il Comune di Cremona neanche ha pensato. Per un pugno di voti?
Il link indicato sopra è del New York Times. Circa un anno dopo la dedica cremonese a Palatucci il giornale americano poteva citare il Centro Primo Levi. Non ci sono prove a favore dell’eroismo di Palatucci tranne le parole di suo zio, un prelato.
Ci sono invece molti dubbi e anche pesanti. Giornalettismo ha potuto scrivere:

I nuovi elementi di prova hanno indotto lo United States Memorial Museum di Washington ad escludere Palatucci dai personaggi ricordati con una mostra. Mentre una lettera inviata al direttore del Centro primo Levi presso il Centro di studi ebraici di New York riportava l’amara conclusione degli studiosi che hanno esaminato 700 documenti sul caso. L’eroe palatucci per sei anni – spiega la missiva, lo riporta il New York Times – è stato “esecutore della legislazione razziale” e, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica Sociale di Benito Mussolini, “ha collaborato con i nazisti”.

Panorama ha stracciato la figura del presunto Schindler di Fiume. Wikipedia ha corretto la stesura iniziale, propendendo per il dubbio.

Uno studioso meridionale oggi sostiene invece che Palatucci non lasciava tracce e che inaspettatamente inviava gli ebrei al Sud link.
Il dibattito si è riaperto proprio in questi ultimi giorni. Ed è appunto un dibattito alla ricerca di prove certe non di ipotesi.

Su Avvenire è apparsa a fine luglio una lettera commossa. Dichiarazioni, sentimenti vivi e forti.
La storia tuttavia ha bisogno di prove. Chi non risultasse un eroe non per questo però verrebbe infangato.

Quindi sorge la tipica domanda: se non c’è certezza provata perché il Comune di Cremona ha voluto decidere per forza? Non era il caso di aspettare?
Lo storico Michele Sarfatti giustamente afferma che Palatucci fu beatificato e “onorato come Giusto fra le Nazioni ancor prima che la ricerca storica facesse il suo corso”. Tuttavia nell’intervista a Panorama, linkata sopra, Sarfatti nota che “Palatucci non fece arrestare alcun ebreo e non ne salvò nessuno”. A Fiume risultavano oltre 500 ebrei quasi tutti deportati dai nazisti. Sarfatti aggiunge però che “anche Palatucci fu una vittima dei nazisti, quindi va rispettato”. Il mito è creato da altri. Giovanni Palatucci morì tragicamente a Dachau. Non ci sono prove del suo eroismo, e in ogni caso sarà lo Yad Vashem, la commissione di Israele che aggiorna e verifica costantemente il Memoriale della Shoah e l’elenco dei Giusti tra le Nazioni, a decidere sul caso. All’Ansa lo Yad Vashem assicura (link che si occuperà “molto seriamente” del caso del poliziotto italiano, insignito del titolo di Giusto nel 1990.

A Cremona intanto sta infuriando la campagna elettorale. La prossima amministrazione sarà più prudente?
Riporto qui sotto le foto della cerimonia e il discorso celebrativo del sindaco Oreste Perri di oltre un anno fa.

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Signor Questore,
Signor Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza,
Stimatissimo rappresentante della Comunità ebraica della Lombardia
E’ per me un onore avere presieduto, nella veste di Sindaco, la seduta della Commissione Toponomastica durante la quale venne deciso, all’unanimità, di rendere omaggio al questore Giovanni Palatucci.
Medaglia d’oro al merito civile per aver salvato la vita ad ebrei durante la seconda guerra mondiale e per questo nominato “Giusto tra le Nazioni”, Giovanni Palatucci è anche venerato col titolo di Servo di Dio della Chiesa Cattolica.
La scelta della Stazione Ferroviara per ricordare la figura di questo servitore dello Stato, “martire in odio della fede”, è stata dettata dal fatto che Palatucci, Commissario di Pubblica Sicurezza, reggente la Questura di Fiume, si prodigò in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione anche attraverso il dirottamento verso altre destinazione di treni nei quali erano stati costretti a salire.
Le storie dei giusti servono come esempio per le future generazioni e come parametro per la condotta morale, anche nelle circostanze più difficili e tragiche.
Esse provano che ognuno può e deve opporsi al male, che la resistenza è possibile, non solo da parte di un gruppo, ma anche di un semplice individuo.
La memoria delle vicende dei giusti impedisce che la storia segnata dai crimini peggiori possa rimanere appannaggio esclusivo degli artefici del male e della violenza. Il tentativo dei giusti di interrompere le atrocità della loro epoca, anche se ha ottenuto solo un risultato parziale, anche se il più delle volte la loro testimonianza è stato solo una piccola luce in una sconfinata oscurità, può comunque rappresentare la forza di un nuovo inizio per la memoria delle generazioni successive. Come italiani dobbiamo serbare il ricordo e sentire il peso degli anni bui delle leggi razziali del fascismo e delle persecuzioni antiebraiche della Repubblica di Salò.
Ricordiamo in ogni caso la luce che venne dalle imprese dei Giusti, di coloro che hanno meritato questo nome per le prove concrete che offrirono – anche col rischio del sacrificio della vita – di solidarietà verso i fratelli ebrei perseguitati, esposti alla minaccia della deportazione, della tortura, dello sterminio nei campi di concentramento.
I Giusti erano in genere persone la cui vita interiore non sembrava averli predisposti ad assumere un ruolo di eroi, a prendere decisioni cruciali di vita o di morte. Nella maggior parte dei casi la loro decisione fu spontanea, scaturita come risposta ad una realtà perversa, inaccettabile dal codice morale ancorato nella loro coscienza.
Ciò facendo sapevano di violare la legge e di mettersi in una situazione di illegalità, alla quale non erano abituati, con tutto il rischio che la loro scelta comportava per se stessi e anche per le loro famiglie.
Dove altri fecero finta di non vedere o peggio accettarono consenzienti le norme inumane dell’ordine nuovo nazista o addirittura collaborarono con il persecutore, essi trovarono la forza morale di affrontare i pericoli della ritorsione.
E sono proprio quei Giusti, come Giovanni Palatucci al quale oggi rendiamo omaggio, che hanno contribuito a salvare l’onore dell’Italia agendo secondo coscienza e spirito di umanità.

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