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Palmipedone #185 —Dimmi come scrivi e ti dirò che faccia (non) hai—

Creato il 04 gennaio 2011 da Ilainwonderland

Io non lo so come vi comportate voi quando vi immaginate la faccia dello scrittore del libro che state leggendo e non avete un ausilio fotografico dalla terza o dalla quarta di copertina.
Io, se c’è, leggo la breve biografia e mi faccio un’idea vaga a partire prima di tutto dalla nazionalità, poi dall’eventuale mestiere passato e presente oltre a quello di scrittore (ché si sa che gli scrittori non sempre fanno gli scrittori e basta); man mano che leggo il libro, l’idea si arricchisce di dettagli e mentalmente dipingo lineamenti molto accurati e, in genere, molto sbagliati.

Credo di aver dato il meglio di me con Nick Hornby.
Per chi non lo conoscesse già, Nick Hornby è un signore che scrive libri spiegandoti le cose che hai sempre saputo e descrivendoti quelle che hai sempre visto, ma in un modo che sembrano tutte magnifiche scoperte e meravigliose invenzioni che sarebbero state alla portata di tutti, pure la tua se solo ci avessi pensato, e invece è arrivato Nick e ti ha pensato l’idea mentre tu giuri che la pensavi da sempre e invece non sai come ma te l’ha rubata e ora ci fa i soldi al posto tuo: e lo odi, e lo ami, e lo leggi.
Riporto da una quarta di copertina le istruzioni base per la costruzione di un Hornby:

Nick Hornby è nato nel 1957 e vive a Londra. Dopo aver esercitato la professione di insegnante si è dedicato interamente alla scrittura. Ha curato una raccolta di scritti sulla musica: Rock, pop, jazz & altro.

Nella mia mente, Nick Hornby era (ed è) così

Palmipedone #185 —Dimmi come scrivi e ti dirò che faccia (non) hai—
Un tizio un po’ grassoccio col corpo, la stazza facciale e la posa accademica di George Smoot (premio Nobel per la fisica, notare la cravatta), la bocca e la barba di Peter Gabriel (musicista inglese che mi piace un sacco e fra l’altro è identico a Giorgio Faletti), gli occhi di Sting (musicista inglese che mi piace medio coi Police, ma mi piace un sacco come solista) e i capelli di non so bene chi, ma da me opportunamente selezionati tra una carrellata di acconciature maschili su Google. Il mio unico torto, probabilmente, è quello di averlo fatto un po’ troppo vecchio e di avergli fotomontato male il parrucco (ché sulla destra spuntano appena i capelli di Smoot), ma giusto quello.

Quelli che Nick Hornby lo conoscono già ridano pure di me.
Gli altri pensino intensamente ad una loro versione del suddetto prima di lasciarsi soprendere dalla realtà, di scoprire cioè che il vero Hornby è cosà (e rimanere sbigottiti da quanto ci sono andata vicino).



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