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Palmipedone #193 —Cose a caso—

Creato il 07 febbraio 2011 da Ilainwonderland

Un gruppo di ricercatori inglesi di un’università dell’Iowa ha sottoposto un campione di 22 volontari maschi fra i 21 ed i 57 anni ad una dieta composta esclusivamente di carote ed ha scoperto che una somministrazione intensa e continuata della suddetta radice ha come risultato una graduale mutazione del colore della pelle verso le tonalità dell’arancione acceso.

Che è la rielaborazione personale di una notizia, letta da qualche parte, che metteva in guardia contro l’assunzione di una eccessiva quantità di carote perché sennò poi diventate arancioni.
Dice, ma quante devo mangiarne per diventare arancione?
Due chili.
All’anno?
No, al giorno.
Per un giorno solo?
No, per due mesi.
E figuriamoci se non esiste una ricerca inglese dell’università dell’Iowa che lo conferma (il fatto che voi non ne abbiate notizia non significa che non sia stata condotta). Quindi attenti.

Una volta lessi invece di un altro tipo di ricerca, sempre condotta sul volontari che secondo me son gente disperata o che gli manca un venerdì, di una specie di studio, insomma, condotto in questi centri dove attaccano degli elettrodi sulla fronte, sul petto e sulle dita di quelli che dormono (che se provano a fare una cosa del genere con me dopo due ore sono ancora sveglia, ma legata come un rollè con lo spago): in questo centro i volontari dovevano volontariamente dormire. Una volta entrati nella fase REM, lo studioso di turno, armato di taccuino e matita, entrava nella stanza del dormiente, lo svegliava e gli chiedeva cosa stesse sognando. E poi gli diceva grazie puoi tornare a dormire. Quello si riaddormentava, rientrava nella fase REM e lo studioso lo svegliava di nuovo. E così via, non so bene per quante volte, io con la matita allo studioso gli avrei cavato gli occhi. Lo stupefacente risultato della ricerca era tutti sognano e in una stessa notte si sognano anche più sogni diversi.

Io ultimamente i sogni me li ricordo solo se la sera prima ho mangiato roba fritta. Qualche notte fa ero cannibale e avevo un figlio mezzo uomo e mezzo scimmia (senza pelo, ma con le fattezze da scimmia e la coda) che viveva in un barattolo di latta ed era al sicuro dal mio cannibalismo perché non era umano al 100%. E siccome c’era penuria di ciccia umana (lettura sconsigliata ai sensibili) eseguivo una marinatura di carne bovina sulla schiena ibrida del suddetto nella speranza che un vago retrogusto umanoide venisse assorbito dalle carni vaccine.

Io ultimamente non riesco più a fare un post che c’abbia un senso compiuto dall’inizio alla fine e un po’ è colpa del fatto che sono sempre stanca, ma oggi pure un po’ di mio padre che ha deciso che la “seconda serata” è in realtà il momento giusto per individuare le porte cigolanti (e come se non facendole cigolare ripetutamente?) e spruzzare e accuratamente spalmare lo Svitol sui cardini.

Piesse: volevo dirvi che ho scoperto un gruppo inglese un po’ folk (io c’ho un debole per il folk) che mi piace un sacco, si chiamano Mumford & Sons e nelle canzoni suonano anche il banjo (e io c’ho un debole pure per il banjo perché fa molto pirata e tutte noi, figlie strafighe di governatori di colonie inglesi, c’abbiamo un debole per i pirati). Così. Giusto per dire un’ultima cosa a caso.


[Guarda su vimeo]



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