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Palo Mayombe di Danilo Arona (recensione a cura di Miriam Mastrovito)

Creato il 21 aprile 2011 da Braviautori
Palo Mayombe di Danilo Arona (recensione  a cura di Miriam Mastrovito)Palo Mayombe 2011
Danilo Arona
Kipple Officina libraria
Pagine 272

Avete mai pensato che esprimere un desiderio possa rivelarsi assai pericoloso?Bernie Aaron immaginava di scherzare chiedendo a un imprecisato signore nonsochi di diventare Jimi Hendrix per raddrizzarsi la serata, non aveva però tenuto conto di alcuni dettagli tutt'altro che trascurabili: il braccialetto che indossava nell'atto di formulare la richiesta era un Orobo e la serata da raddrizzare coincideva con la Notte di Paura sull'Isola delle Ossa.Piccole coincidenze (o se preferite eventi sincronici) che, a volte, possono bastare a sconvolgerti la vita e a precipitarti in un incubo.Si comincia con labbra che si gonfiano e capelli che si increspano, si prosegue con un'esibizione da Dio per poi collassare ai piedi del palco e risvegliarsi dal coma su una sedia a rotelle e un moncone al posto della mano sinistra.Vi sembra abbastanza inquietante? In realtà questa è solo la punta di un iceberg, l'assaggio di una storia molto più complessa che traccerà una sorta di quadrilatero maledetto i cui vertici collegano l'Africa Nera, i Caraibi, Ibiza e l'immancabile Bassavilla, affondando le sue radici nei misteri del Palo Mayombe. Gli specialisti la definiscono una religione sincretica, ci spiega Arona, più semplicemente il Palo Mayombe è una tecnica per comunicare con gli spiriti dei morti e si dà il caso che questi spiriti siano demoni.Più voci narranti, dislocate nel tempo e nello spazio, si alternano, ciascuna a rendere testimonianza di eventi personalmente vissuti. Esperienze ai confini della realtà, apparentemente slegate tra loro ma tutte riconducibili a un'unica maledizione e tutte accomunate dalla presenza di un moncone umano che, di volta in volta, scompare per poi tornare dalle viscere dell'inferno.Con il savoir faire di un grande maestro, l'autore ci imbriglia in una trama che sembra essere tessuta dalla stessa "mano sinistra del diavolo". Con la perizia di un vero antropologo ci guida alla scoperta di riti oscuri, ci concede uno sguardo sui raccapriccianti contenuti che ribollono nel Nganga e ci trascina nel mortale baile de los cuchillos sino a svelarci intrecci ancor più oscuri che ci sussurrano di narcosanatismo e orrori attinenti al nostro vivere quotidiano.Lo stile ipnotico è sorretto e amplificato da un costante sottofondo musicale che mescola i ritmi dei tamburi africani ai suoni del rock. Ancora una volta Arona si rivela un grande affabulatore capace di inchiodarci alla pagina e di costringerci ad assecondare il suo gioco, un gioco al termine del quale faticheremo a comprendere dove finisce la finzione e comincia la realtà.

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