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Palomba: Caso Ilva. La politica scari i problemi ai giudici

Creato il 14 agosto 2012 da Yellowflate @yellowflate

Palomba: Caso Ilva. La politica scari i problemi ai giudiciGIUSTA LA POSIZIONE DELL’ANM A DIFESA DEL RUOLO COSTITUZIONALE DELLA MAGISTRATURA

“Si sapeva da molto tempo che l’inquinamento ambientale aveva raggiunto livelli inaccettabili e tali da compromettere gravemente la salute pubblica: ma l’industria (che ha fatto leva sul ricatto dei posti di lavoro) e le colpevoli inerzie della politica acquiescente hanno determinato la degenerazione della situazione per la salute pubblica fino a un punto di non ritorno. Ora la politica, invece di tutelare i cittadini, delegittima i giudici che li difendono; invece di rispettare la magistratura e aiutarla a trovare i responsabili, anche pubblici, di questo gravissimo danno pensa a delegittimarli contestandone il potere-dovere di intervenire per perseguire i delitti e salvaguardare gli interessi della popolazione”. Lo afferma Federico Palomba, vice presidente IDV della commissione giustizia della Camera dei Deputati a proposito del caso Ilva. “Condividiamo pienamente la posizione di rigoroso rispetto della Costituzione  assunta dall’ANM: anzi, invitiamo la magistratura tarantina a perseguire le inerzie e le accondiscendenze di chi, operando nel settore pubblico, sarebbe dovuto intervenire negli anni per impedire il gravissimo danno alla salute. La condividiamo anche perchè, purtroppo, ciò che accade  per l’ILVA é un classico che ripete la drammatica storia di questa triste Italia in cui la politica non si rinnova e non fa il suo dovere – afferma Palomba – . Così é per l’inchiesta di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, su cui a distanza di venti anni la magistratura cerca di fare quella luce che la politica non ha mai fatto. Ma anche se la politica coivolta cerca di dare colpi di coda per evitare che le indagini vadano avanti – afferma il deputato dipietrista – il problema diventa serio quando le resistenze vengono portate ai più alti livelli dello Stato, dal quale ci si aspetta comportamenti tali da non alimentare sospetti di accondiscendenza. Non diversamente – prosegue Palomba – ha agito anche questo Governo quando ha scaricato sui giudici del lavoro il compito di scelte delicatissime in materia di articolo 18, delegandogli il compito di risolvere il conflitto sociale senza punti di riferimento chiari, salvo  riservarsi poi di attaccarli. Anche la corruzione, che in Italia assume proporzioni fra le più alte al mondo, é sintomo della mancanza di controlli interni ed é conseguenza di leggi  che non  consentono di attribuire la responsabilità a poche e individuate persone prevedendo mille rivoli  e passaggi burocratici, ognuno  potenzialmente portatore di tentazioni corruttrici. Triste é quel paese in cui la politica degradata trova comodo scaricare sui giudici compiti di risoluzione del conflitto sociale salvo poi a delegittimarli  con inconcepibili conflitti, anche costituzionali, destinati a naufragare miseramente anche per l’esistenza di rimedi endoprocessuali, ma aventi solo lo scopo di depistare l’attenzione dalle effettive responsabilità, pubbliche e private- conclude Palomba -. Pensavamo che la pulsione alla normalizzazione della magistratura, dopo quella del Parlamento, fosse retaggio del passato: evitiamo a tutti i costi che sia anche esperienza del presente”.

Federico Palomba, vice presidente IDV della commissione giustizia della Camera dei Deputati


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Da Marco Elvio Corvaglia
Inviato il 24 settembre a 17:45

Per quello che ne so io l'Ilva è un impianto veramente grande, e il problema dovrebbe essere pressapoco questo (vi invito a correggermi o smentirmi se sbaglio): Il complesso esistente produce metalli non dal riciclaggio di metalli già estratti in precedenza, ma direttamente dai minerali che ancora devono essere lavorati per poter estrarre il metallo stesso. Questo comporta un procedimento di lavorazione lungo e dispendioso, che però lascia scorie più o meno inquinanti. Entrando più a fondo nel problema sembrerebbe legato non tanto all'emissione dei fumi, che sarebbero nella norma, ma quanto a quello del rimante della lavorazione dei minerali, le così dette polveri di ferro ossia le polveri rilasciate dal “parco minerali”, i magazzini dove sono stoccati i grandi quantitativi di minerali utilizzati durante il processo.. Ora bisognerebbe fare in modo di rendere queste polveri del tutto innocue, ma per fare questo bisognerebbe mettere mano direttamente all'impianto, e questo non sarebbe semplice. In primo luogo perchè l'impianto andrebbe fermato, procedura che richiederebbe tempi molto lunghi in quanto non si può spegnere la fabbrica da un giorno all'altro, ma bisognerebbe prima che i minerali in entrata vengano tutti lavorati, fermandone l'ingresso per poi poter fermare la fabbrica, e poi poter permettere lavori di modifica all'impianto stesso. Questo comporterebbe anche un altro problema, cioè che chi manda i minerali da lavorare all'Ilva nel frattempo decida di trovarsi un nuovo partner di lavoro e di mandarli all'estero (per esempio in Germania) e anche se la fabbrica venisse riaperta sarebbe molto difficile ritrovare nuovi potenziali clienti o riavere i vecchi per poter avere i minerali da lavorare, con conseguente inutilità della fabbrica. Poi ci sono i lavoratori che non vogliono essere licenziati nel caso la fabbrica si fermasse o peggio ancora chiudesse. Poi una volta fatto tutto ciò l'impianto andrebbe riattivato, altra procedura molto lunga per via delle elevate temperature, pensate che prima bisognerebbe controllare tutti i macchinari che sono stati fermi e poi si potrebbe prendere il via con la riaccensione. Quello che si vuole cercare di fare di fare per accontentare un pò tutti è quello di lasciare la fabbrica in funzione e contemporaneamente cercare di risolvere il problema delle polveri, cambiando mansioni ad alcuni operai senza lasciarli perdere il posto di lavoro.

Ora io mi trovo di fronte alla questione: l'aspetto della salute è più importante di quello ambientale. Cosa sulla quale non sono assolutamente d'accordo. Secondo me è molto più importante il problema ambientale, perchè per godere di buona salute giustamente l'ambiente deve essere sano e non inquinato. Un pò come dire che potrebbe esplodere una bomba atomica generando catastrofi ambientali ma l'importante è che l'individuo non abbia conseguenze sulla sua salute. Mi sembra abbastanza un paradosso, detto in parole povere. Dovete sapere che esistono dei problemi ben più gravi legati allo smaltimento delle polveri (così come in una centrale nucleare esistono quelli legati allo smaltimento delle scorie nucleari) che non possono essere assolutamente lasciati in disparte o nascosti per meri fini economici. La salute dell'ambiente prima di tutto!

Ora chiudere una fabbrica (la più grande in Europa per quanto riguarda la lavorazione dei minerali) in questo contesto socio-economico italiano ed europeo, con la crisi in atto e tutto quello che ne consegue, sarebbe veramente proibitivo. Dunque, cosa fare? Fermare tutto e pulire (che poi anche i fumi non è che siano salutari sull'ecosistema mondiale, in quanto sono anidride carbonica in maggior parte e come il monossido di carbonio e la diossina, convogliati nell’ambiente tramite cammini a uscita controllata (camini), che invece, possono essere abbattute senza problema tramite l’utilizzo di appositi filtri (a manica, elettrostatici, a umido…). Su questo fronte si può fare tantissimo. Ma non è su questo che si è aperta la polemica a Taranto anche perché le emissioni sono in regola. Chiaramente una regola dettata anche da motivi economici e sociali, ma non una regola naturale e compatibile con l'ecosistema, pensate all'effetto serra) evitando quindi il nascere di malattie per operai e abitanti della zona? Oppure continuare a lavorare, produrre e avere ricchezza lasciando tutto così come è?

Io penso una cosa... la situazione è sicuramente delicata, ma è anche vero che qualcosa vada fatto, qualcosa di concreto. Stare lì a fare dibattiti e sedute o congressi in piazza da parte sia degli amministratori politici, sia dei lavoratori non giova certo a risolvere un problema, che andrebbe affrontato invece con misure concrete e risultati visibili, non con il solito fumo di parole e manifestazioni. Cominciare con la messa in sicurezza ambientale e della salute, per poi finire a un complesso aziendale pulito, funzionale e lavorativo, secondo il mio punto di vista sarebbe l'obbiettivo primario per il quale tutte le parti in questione dovrebbero muoversi, e certamente stipulare accordi di mantenimento delle sostanze primarie (i minerali) adatti alla lavorazione sarebbe qualcosa di cui bisognerebbe interessarsi fin da subito. Nel complesso mondiale penso che avere qualcosa di basso impatto ambientale al giorno d'oggi non sia assolutamente di impedimento alla crescita economica di un paese, ma forse potrebbe solo migliorare la qualità del lavoro a favore di una più alta parità con gli standard europei e mondiali. In cuor mio spero che la comunità europea o mondiale prenda sul serio la questione ambientale come un problema che va affrontato al di sopra di tutto, perchè è da lì che passa la salute di ciascun individuo.