Pamela e l’ascensore di vetro

L’ascensore di vetro è fuori uso di nuovo, e stavolta lo sarà per un bel po’ di tempo. Vabbè, almeno si eviterà il rischio che la gente ci resti chiusa dentro. Anche se non sempre è un male. Come quando uno dei managers, Mr Cattiveria (nome inventato per una persona reale) c’è rimasto chiuso dentro. “C’è uno chiuso nell’ascensore…” mi fa Pamela che mi stava tenendo “compagnaia” nella galleria del ferro battuto (la sua preferita, purtroppo...). Vado di corsa a vedere di che si tratta e mi fermo a metà che lo spettacolo di Mr Cattiveria agitarsi nell’angusto spazio come un pescione nell’acquario è impagabile. Il diavoletto che è in me sorride malefico.... "Quasi, quasi..." penso che la tentazione di lasciarlo lì ancora un po’ è forte. D'altronde sono convinta che i miei colleghi nelle gallerie adiacenti hanno avuto lo stesso pensiero visto che almeno tre sale hanno acesso a quell’area…

"Non preoccuparti..." mi rassicura Pamela che mi ha letto nel pensiero "... tanto è quello antipatico…”  aggiunge con una smorfia di disgusto. “Pensa che quando stammatina l’ho visto li dentro e gli ho fatto ‘ciao’ con la mano, non mi ma neppure risposto!” Il tono è palesemente scandalizzato visto che Pamela ha acquisito tra noi del museo lo status di vera e propria celebrity, conosciuta (e temuta) da noi guardasala, che quando ti si attacca è finita, ma quando non c'è manca.  “...così ho deciso di lasciarlo lì dentro ancora un po’…" Sorrisetto sornione.  "Pamela!" esclamo con quello spero sia un tono sufficientemente scandalizzato. "Non si fanno queste cose! Eppoi tanto prima o poi avrebbe contattatato qualcuno della sala di controllo..."

"Oh no! Non poteva...." replica lei con aria birichina. "Gli ho chiesto se aveva la radio ricetrasmittente prima di andarmene…"