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Paolo Nutini – Caustic Love

Creato il 17 aprile 2014 da Luciana_biondi

Prima di tutto la voce.  E’ soul, senza ombra di dubbio e Nutini può permettersi un album dalla matrice interamente soul.
L’anima soul trapelava già dal debutto avvenuto nel 2006 con These Streets, che ritengo un capolavoro di semplicità dal respiro lungo: resta bello e godibile ancora adesso. Ballate pop-rock che trasmettono freschezza anche se le storie sono ricche di metafore popolari: scarpe nuove per rimettersi in gioco, resoconti sul passato per dargli un senso diverso. Poi, linee melodiche fluide e suggestive e la voce di Paolo Nutini che rotolava tra le parole, come quella di un bravo bluesman che ama raccontare di sé parlando di cose che capitano a tutti, con la delicatezza e la precisione di chi ci sa fare. Nessuna impressione di forzature, sembrava nato per cantare così, su canzoni arrangiate così.

Sul nuovo album invece bisogna aspettare la quinta traccia, Numpty,  per ritrovare quell’immediatezza. Prima sembra di ascoltare un cantante in piena crisi di identità, tanto da farti subito correre a riascoltare qualcosa di Terence Trent D’Arby, perchè lo ricorda proprio tanto in One Day e Looking For Something, mentre nella cover di Let Me Down Easy viene voglia di Sam Cooke. Ma in generale le soluzioni sono a là Terence Trent D’Arby.

Dalla settima traccia, Better Man, la crisi ritorna udibile, Nutini sembra Ben Harper, in Cherry Blossom giungo alla conclusione di ascoltare un disco di Dave Matthews. Prima ancora che inizi l’ultima, Someone Like You, mi aspetto Adele, invece è Elvis Costello.
Soluzioni sentite e risentite, belle indubbiamente, ma prive di originalità.
In Caustic Love c’è di tutto e anche ben rifinito, ma niente di “brand-new”. 

Che peccato.

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