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Paolo Saporiti - L'ultimo ricatto

Creato il 06 novembre 2012 da Lozirion
Paolo Saporiti - L'ultimo ricatto
Ci sono modi diversi di accostarsi a generi nuovi, di voler mescolare la propria musica con influenze esterne che di primo acchito nulla mostrano di compatibile, si può rischiare il fiasco, ma se ci si mettono il coraggio e l'idea giusta, all'orizzonte non può che esserci una luce splendente...
Nel nostro caso il coraggio e l'idea rispondono a due nomi ben precisi: Paolo Saporiti e Xabier Iriondo, folk singer coraggioso il primo e vulcanico sperimentatore il secondo, un'accoppiata anomala, decisamente, visto l'abisso che separa il folk acustico di Paolo e il noise-rock sperimentale di Xabier. Il cantautore milanese ha alle spalle quattro album del più classico folk acustico, un genere sempreverde che, come tutte le (lievi) deviazioni del folk, da decenni mantiene intatto il proprio fascino, ma dal quale è difficile scostarsi, per via di regole non scritte che ne dettano una musicalità definita sotto profili netti, tanto che ogni tentativo di espansione del genere tentato negli anni con incursioni elettriche o deviazioni più o meno sintetiche sono sempre state etichettate sotto altri generi, che fossero il rock, il country o chissà cos'altro, quasi intorno al genere ci fosse una sorta di puristica muraglia che impedisce l'accesso ad "agenti esterni". Ne consegue che da confini così invalicabili è difficile entrare quanto uscire, e per riuscirci l'unico modo è dare uno strappo netto, quello che, tanto per citare il più celebre, diede a suo tempo Bob Dylan con "Highway 61 Revisited", bomba elettrica detonata nel cuore del folk che portò al menestrello di Duluth gli applausi di tutti meno che dei conservatori del folk, che la considerarono un'onta imperdonabile.
Così, anche Paolo Saporiti, giunto con questo ultimo lavoro alla quinta uscita discografica della sua carriera, decide di scostarsi dalla pesante ombra di predecessori quali Nick Drake o il più recente Damien Rice e di mettere insieme un progetto che mescoli il sentimento e la viscerale sentimentalità della sua musica con l'avanguardismo istrionico delle sperimentazioni rumoristiche del mondo noise. Per dare forma (e che forma!) a questa idea, Paolo sceglie di affidarsi a Xabier Iriondo, geniale chitarrista storico degli Afterhours nonchè session man e compositore dalle mille sfaccettature. Quel che ne è uscito è senza troppi giri di parole una svolta musicale pienamente riuscita per il singer milanese e l'ennesimo colpo magistralmente andato a segno per l'artista basco, che può aggiungere "L'ultimo ricatto" - questo il titolo dell'album - alla sua lunghissima lista di collaborazioni. "L'ultimo ricatto" è un turbinio di sensazioni e vibrazioni intense, condensato in 12 brani che sanno al contempo di vecchio e nuovo, partendo da un nucleo strettamente anora legato al folk e aprendo varchi a destra e a manca verso scenari nuovi, attraversati già negli ultimi anni dai migliori esperimenti di artisti e band come Radiohead, bjork, Sigur Ros o Mark Lanegan.
E' tutto racchiuso nei primi attimi, il disco comincia a girare e tutto diventa chiaro sull'intro di "Deep on the water", con i tasti di un pianoforte picchiati con decisione e scricchiolii ed effetti rumoristici sintetici che si sovrappongono prima di lasciare spazio alla morbida voce di Saporiti e al suo impeccabile inglese. Da qui in avanti è un susseguirsi di parole ed emozioni dense, appoggiate di volta in volta negli alvei musicali che meglio le accompagnano e che allo stesso tempo le arginano quanto basta per impedire loro di straripare andando a sconfinare nell'autocelebrazione o in gigioneggianti barocchismi, per un continuo sovrapporsi di sonorità differenti, da ritmi acustici a distorsioni elettriche, attimi di classicismo e jazz, finanche a gracchianti noise. L'intero album è un percorso introspettivo e intimista intenso e spiazzante, che veste panni diversi lungo i brani, ma qualunque sia l'abito che indossa rimane in grado di colpire dritto al cuore - come sempre del resto se si parla del cantautore milanese -; un percorso che passa per "War (need to be scared)", che decolla lungo i manici di una chitarra acustica e una elettrica, per poi librarsi nei cieli a cavallo della voce di Paolo e del suono degli archi, per "We're the fuel", che prende le sembianze dell'esibizione di un cantastorie medievale, "I'll fall asleep", brano su cui Iriondo imprime il suo marchio di fabbrica tappando con i suoi effetti sintetici ogni silenzioso pertugio lasciato dalla chitarra soft e da un cantato super espressivo, e poi ancora "In the mud", soffice brano ambient coperto da un'elettronica che gioca con la stereofonia creando un'ambientazione quasi psichedelica, "Never look back", ballata acustica colpita da riverberi e distorsioni dei synth che alzano e abbassano a piacimento ritmo e volume del suono quanto della voce di Saporiti che non mostra il minimo cedimento, "Sad love/Bad love", accompagnata dale corde di un banjo, e "The time is gone", forse il brano più intenso dell'album, con il suono vibrante del sax di Stefano Ferrian a regalare un'atmosfera da luci soffuse veramente splendida.
C'è tutto questo e molto altro in "L'ultimo ricatto", c'è un talento vocale e compositivo limpidissimo, c'è il coraggio di mescolare il cantautorato folk con le sferzate imprevedibili del geniaccio Xabier, c'è - ed è questo il punto - un intimismo penetrante che non perde mai la sua centralità qualunque sia la maschera che indossa, e che ad ogni ascolto affascina e avvolge, risvegliando emozioni sopite che lasciano spiazzati e impotenti, come solo i capolavori sono in grado di fare...
Voto: 8,5
Tracklist
1. Deep down the water
2. War (Need to be scared)
3. I'll fall asleep
4. Sweet liberty
5. We're the fuel
6. Toys
7. Stolen fire
8. Never look back
9. The time is gone
10. In the mud
11. Sad love/Bad love
12. F.R.I.P.P.

Recensione pubblicata su Oubliette Magazine

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