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Papa Francesco a Sarajevo messaggero di unione e di pace

Creato il 06 giugno 2015 da Marianna06

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09.00 Accoglienza Ufficiale all’Aeroporto internazionale di Sarajevo 
09.30 Cerimonia di benvenuto nel piazzale antistante il Palazzo presidenziale.Visita di cortesia alla Presidenza della Repubblica nel palazzo presidenziale
10.10 Incontro con le autorità
11.00 Santa Messa nello Stadio Koševo
13.15 Incontro e pranzo con i Vescovi della Bosnia ed Erzegovina nella Nunziatura Apostolica
16.20 Incontro con sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi in Cattedrale
17.30 Incontro ecumenico ed interreligioso nel Centro internazionale studentesco francescano
18.30 Incontro con i giovani nel Centro diocesano giovanile “Giovanni Paolo II”
19.45 Cerimonia di congedo all’Aeroporto internazionale di Sarajevo
20.00 Partenza in aereo per Roma.

Clima di convivenza, di tolleranza e specialmente di dialogo tra le differenti componenti culturali, religiose e politiche in Bosnia Erzegovina.

Questo è l’obiettivo prioritario della visita papale a Sarajevo.

Inoltre, in particolare, c’è l’incoraggiamento doveroso da parte di papa Francesco della componente cattolica in un contesto in cui convivono di necessità cattolici, ortodossi, musulmani e ebrei. E non sempre si tratta di una convivenza agevole. E poi, ancora, anche l’ opportunità di tentare di rimettere di nuovo all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale la Bosnia e i suoi tanti problemi irrisolti (vedi la frammentazione seguita al termine del conflitto’92-‘95 ,ad esempio) e che non sono pochi.

Per i cattolici, da quella che è la loro angolazione, e forse non solo per essi, bisognerebbe rivedere gli accordi di Dayton, che gli Usa, al contrario, non intendono riguardare e che, nei fatti, danneggiano parecchio specialmente i cattolici croati nei confronti della maggioranza musulmana, presente e, ahimé , prevalente.

Dayton ha, certamente , fermato la guerra. Ma solo questo. E non ha creato affatto le condizioni per una pace durevole.

Sul versante politico ci sono negazioni  nell’uguaglianza dei diritti da parte dei musulmani nei confronti delle altre componenti etnico- religiose –culturali, che purtroppo sussistono ancora oggi.

Sul piano strettamente religioso e ufficiale, invece, i rapporti tra le autorità cattoliche e quelle musulmane pare che al momento siano buoni.

Con gli ortodossi serbi nei confronti dei cattolici croati le cose, invece, non vanno troppo bene in quanto la cristianità ortodossa serba è molto restia a fare autocritica. E si arriva pertanto addirittura al negazionismo più sfacciato.

Giustizia giusta e riconciliazione convinta attraverso il dialogo rappresentano il dovere imprescindibile di ogni vero cristiano in situazioni di conflittualità. Educarsi, allora, alla reciproca comprensione. Non resta altro. Specie se ci si vuole immettere sulla via che conduce alla vera pace, che poi significa anche sviluppo, crescita economica, poter contare insomma lì dove si prendono le grandi decisioni politiche.

Ecco il compito da  portare avanti pure nelle difficoltà di un mondo, attraversato dalla guerra a pezzi, come scrivono i “media”, che attualmente è tutto un ribollire di contrapposizioni feroci, che seminano morte e miseria quasi ad ogni latitudine.

Non ultimo, la Bosnia Erzegovina ha assoluto bisogno di combattere la povertà.

Ed è una battaglia non impossibile  se si considera  la presenza sul territorio bosniaco di ottimi terreni agricoli, che potrebbero, ai nostri giorni, essere adoperati, fuori dalle rapaci speculazioni delle multinazionali, per quella che si definisce agricoltura biologica.

Un ritorno alla terra, che metterebbe per di più un grosso freno all’emigrazione della popolazione locale. Popolazione che con difficoltà trova lavoro  in patria e con altrettanta difficoltà riesce a sbarcare il lunario.

      

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                                     Marianna Micheluzzi(Ukundimana)


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