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Creato il 30 gennaio 2012 da Pecchio @lapitwit

luca-massimo-tullio730 Gennaio 2012

Ancora un grido disperato, un ululato di solitudine, una richiesta d’attenzione, di corresponsione, in questo “Stefano è solo” di Luca Lapi che definirei più appello che racconto. C’è una commovente volntà di comunicazione nel breve testo, il senso di una solitudine che trova conforto nel “dare”, piuttosto che nel ricevere. E l’amicizia diviene una categoria, bisogno di autenticità dei sentimenti.

Darsi e dare da una parte sola, però, senza ricevere altrettanto, è da santi, non basta più al protagonista. Stefano/Luca ha tanta amicizia da offrire, talmente forte ed accesa da fargli quasi compagnia, da sconfinare nella passione, ambivalente ambivalente perché fa soffrire se alimentata da una parte sola, pur nella certezza di “fare la cosa giusta”. Stefano è solo, e tuttavia non ripiega su se stesso, afferra occasioni d’incontro attraverso strumenti comuni, la quotidianità che illude; recupera il simbolismo dei fiori come intermediari di un messaggio che è voce, pianto, vita, amore. E in un monologo interiore parla con Dio, evoca la Sua presenza di là dalla fede, ma con struggente, delicato gemito, gli chiede infine conto del suo esserci senza farsi sentire. Non basta il conforto della religione, sopportazione e pazienza cristiana non sono più sufficienti, se l’altro da sé, se il prossimo, l’amico, non ricambia, non permette a Dio d’incontrarti anche in lui.

Patrizia Poli e Ida Verrei

STEFANO E’ SOLO

Stefano è solo, ma, in una sua Nota su Facebook (che ha voluto condividere con tutti i suoi contatti), dice:”Non mi sento solo ne’, tanto meno,isolato! C’è la mia amicizia con me, che m’accompagna, sempre e dovunque! M’accompagna, ogni giorno, negli auguri di Compleanno che mando agli amici su Facebook, ogni volta che li faccio a qualcuno attraverso una telefonata (pure trovandomi in difficoltà, a disagio, quando devo fare i conti con la segreteria telefonica), ad alcune amiche attraverso dei fiori, delle rose rosse, solitamente”.

Vuole dire, attraverso le rose rosse, alle amiche:”La vita è una convivenza di petali e di spine! Penserete ai petali se saprete essere ottimiste! Penserete alle spine se vi lascerete pungere e dissanguare dal pessimismo! La rosa rossa è segno di passione! La passione è ambivalente! C’è quella per gli amici vecchi ritrovati, per gli altri vecchi (ma, sia gli uni che gli altri, sempre, come nuovi, giovani) che sarete riusciti, fino a tutt’oggi, a conservare! C’è, però, anche quella che può fare patire per le amicizie rotte, interrotte, non corrisposte e, perciò, alimentate da una parte sola (se e quando se ne ha la forza, sapendo di fare la cosa giusta!) La passione è - ripeto - ambivalente! Può, infatti, anche fare gioire coloro che - avendo ricevuto, soprattutto, un’educazione cristiana - sono amici, hanno amicizia da donare, che la donano senza aspettarsi d’essere contraccambiati, corrisposti. Sono, però, purtroppo, una minoranza coloro che alimentano le loro amicizie da una parte sola (la loro), donano, con gioia, se stessi agli altri, dimenticano, con gioia, se stessi per gli altri, sono, con gioia, per gli altri ‘delle presenze silenziose e discrete come petali di rose che colorano e profumano l’ambiente in cui si trovano, ma che, quando cadono a terra, non fanno rumore, ma accarezzano il suolo. Dovrebbero, dovreste e dovrei seguire l’esempio di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo di Lisieux e del suo ‘granello di sabbia: invisibile agli occhi degli esseri umani, ma non a quelli di Dio’”.

Dice Stefano:”Sono, fermissimamente, credente in Dio Padre Creatore, nella Sua Parola, nella Sua esistenza. Sono contento di saperlo presente dentro di me e, soprattutto, dentro coloro che, pur dicendosi non credenti, permettono a Dio Padre Creatore, dentro di me, d’incontrarli e a Dio Padre Creatore, dentro di loro, d’incontrarmi. Sono, però, dispiaciuto di saperlo presente dentro coloro che, pur dicendosi credenti, impediscono, in qualche modo, a Dio Padre Creatore, dentro di loro, d’incontrami e a Dio Padre Creatore, dentro di me, d’incontrarli!”

Luca Lapi


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