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Pareidolia o volto umano?

Da Psychomer
by Carmelo Di Mauro on febbraio 27, 2012

I ricercatori Smith, Gosselin e Schyns P. del Dipartimento delle Scienze Psicologiche all’Università di Londra hanno effettuato un intrigante esperimento. Hanno mostrato ai soggetti del loro campione, di 5 unità, una sequenza di griglie di quadratini bianchi e neri casualmente disposti, apparentemente senza alcun significato.

Pareidolia o volto umano?
Tuttavia, ad ogni soggetto, è stato detto che in metà delle immagini era nascosta una faccia ed il compito consisteva proprio nell’individuare la griglia che conteneva il volto umano. Sono stati mostrati 10.000 stimoli e i soggetti hanno risposto in media in un secondo. Malgrado la mancanza di senso degli stimoli, i volontari ritenevano di osservare un volto nel 44% delle immagini.

Alla fine dell’esperimento i ricercatori hanno poi rivelato ai soggetti che non c’era in realtà nessuna faccia, provocando lo sconcerto generale dei 5 volontari. A questo punto hanno effettuato un’analisi particolare, confrontando la media delle immagini che secondo i soggetti nascondevano una faccia a con quella delle immagini che sono state giudicate “vuote”. Nelle figure sotto potete osservare la media delle griglie con “faccia” meno la media delle griglie “senza faccia” per ciascun soggetto:

Pareidolia o volto umano?

Come potete constatare, c’è davvero un volto! Le immagini sotto costituiscono la differenza tra le due medie, mentre quelle sopra sono le medie delle immagini contenenti “le facce” per ciascun soggetto. Ad esempio, il primo soggetto individua chiaramente due occhi, un naso e una parvenza di bocca. Il secondo osserva persino degli zigomi, il terzo e il quarto sono meno precisi, mentre il quinto non sembra mostrare lo stesso pattern.

Infine i ricercatori registrando l’ EEG hanno rilevato che, quando il soggetto individuava una faccia, si attivavano significativamente le risposte neurali della corteccia frontale e occipito-temporale laterale (eccetto per il quinto soggetto che non mostrava una percezione coerente della faccia). Queste attivazioni si presentano tipicamente nelle operazioni di rilevamento del volto umano.

 

Pareidolia o volto umano?

Questo fenomeno trovato nell’esperimento che ho esposto, è una forma di pareidolia, vale a dire percepire qualcosa di familiare laddove in realtà c’è uno stimolo senza senso. In questo caso, i soggetti tendono ad ravvisare una specie di volto primitivo, un abbozzo che attribuiscono a stimoli senza significato e ciascuno lo genera in modo personale. Secondo gli Autori dell’esperimento si tratta di un modello interno di “faccia” che ciascun soggetto “vede” nel rumore che si presenta.

L’esperimento è molto importante (nonostante la lacuna dell’esiguità numerica del campione) perché è un esempio di conoscenza che è formata a partire da processi cognitivi superiori che viene applicata all’esterno. In gergo tecnico si parla di percezione top-down, cioè una rappresentazione astratta prodotta internamente dalla mente e applicata al mondo esterno per uno scopo specifico. Essa è contrapposta alla percezione bottom-up, cioè la percezione è condizionata dagli stimoli esterni che possiedono informazione già sufficiente per i scopi personali. Un esempio lampante di conoscenza bottom-up è costituito dall’approccio dei teorici dell’embodiment, i quali ritengono che l’attività cognitiva e la conoscenza siano strettamente basati sul corpo umano.

Smith, M., Gosselin, F., and Schyns, P. (2012). Measuring Internal Representations from Behavioral and Brain Data Current Biology DOI:10.1016/j.cub.2011.11.061


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