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Parigi val bene una messa in scena

Creato il 17 gennaio 2015 da Straker
La tragicommedia parigina allestita il 7 gennaio scorso ha distolto l’attenzione dalle massicce operazioni di geoingegneria illegale con cui si continua ad aggredire il pianeta. Non abbiamo le prove provate per affermare l’esistenza di una cupola mondiale che orchestra gli eventi decisivi, quegli avvenimenti che sono altrettanti spartiacque nella storia umana, ma, quando consideriamo le chemtrails, possiamo concludere che sono tutti (o quasi) uguali, todos caballeros.
Parigi val bene una messa in scena
Siamo quindi inclini a pensare che, se non agisce dietro le quinte un unico governo segreto, comunque una struttura planetaria molto potente si dirama poi in diverse fazioni a volte in conflitto tra loro per bieche ragioni di denaro e di dominio, ma accomunate da identici obiettivi e dallo stesso modus operandi. Il mondo è in parte multipolare, ma questa caratteristica deve essere letta come un presupposto utile alla perpetuazione delle guerre - questo ci insegna Orwell in “1984” - più che come una reale pluralità dei centri di potere. Per questa ragione gli atti e le dichiarazioni contro il Nuovo ordine mondiale appartengono alla sceneggiatura: sono finte schermaglie esibite per convincere l’opinione pubblica che qualcuno avversa le cosiddette élites. Alla fine, anche se affiliati a logge differenti, gli uomini che contano sono… “fratelli”.
Parigi val bene una messa in scenaViviamo in un mondo di scaltre montature in cui, in maniera all’apparenza paradossale, l’informazione “indipendente” è più organica al sistema dei media ufficiali. Si pensi al caso emblematico di “Mistero”, la trasmissione per la regia di Claudio Cavalli, in cui gli investigatori si sono persino avventurati a trattare – udite! udite! - temi scottanti, quali l’ideologia di genere, gli “Illuminati”, il ruolo pernicioso dei banchieri internazionali, la truffa dell’AIDS etc. con un’unica, piccolissima pecca: disinformare in modo spudorato sulle scie chimiche e sul Morgellons.
Con “Mistero” si prendono vari piccioni con una sola fava:
• si ottiene audience che è sinonimo di pubblicità e di introiti pantagruelici;
• si vendono i volumi di Adam Kadmon e di Ade Capone;
• si ostentano libertà di espressione e coraggio nella ricerca;
• si abitua un po’ alla volta il pubblico di piccioni alle nefande trame degli apparati;
• si toglie credibilità ad argomenti seri, condendoli con tipi in costume, scenografie kitsch, donnine da café chantant, intermezzi da avanspettacolo…
• si depista a proposito del problema per eccellenza.
Attraverso “Mistero” tutto è cambiato nella televisione italiota affinché non cambiasse alcunché.
Parigi val bene una messa in scenaSignificativo fu l’atteggiamento di Ade Capone e compagnia cantante in concomitanza con la proiezione in una cittadina piemontese del documentario di Tanker EnemyScie chimiche: la guerra segreta”. Gli ineffabili personaggi realizzarono un servizio ad hoc in cui evitarono accuratamente di menzionare sia il titolo del prodotto sia gli autori con l’obiettivo di cancellare la questione, con lo scopo di far scivolare nell’oblio la ricerca sulla “guerra climatica”. Essa non fu smentita, bensì azzerata. Furono confezionate delle interviste da brivido ad “esperti” che più “esperti” non si può. Fu una condotta molto astuta, più efficace delle ingiurie e delle calunnie partorite dai negazionisti convenzionali. Esiste negazionismo e negazionismo: quello classico, plebeo, aggressivo e scomposto, ed il negazionismo colto a base di mezze verità, di prestigiose collaborazioni con autori non allineati, di sofisticate strategie comunicative degne della più raffinata programmazione neurolinguistica.
Non escludiamo che “Mistero” o comunque un programma del suo stesso livello (infimo) decida di avventarsi sul vaudeville d'oltralpe per ricamarci su, stupendo il pubblico con effetti speciali non molto diversi da quelli usati dai produttori dell’episodio parigino, circonfuso di un irresistibile fascino letterario alla Maigret (la via della finta sparatoria corrisponde a quella del personaggio di Simenon) nonché cinematografico. In fondo, la Ville Lumière è la città dei fratelli Lumière, dove la cinematografia, sin dal cortometraggio ”Arrivo del treno alla stazione”, intreccia realtà, realismo e ricostruzione, dove dalla lanterna magica, descritta da Proust, si passò alle rêveries di George Méliès.

Parigi è ben valsa la messa in scena: il Narratore idea i capitoli di un feuilletton. I cantastorie li declamano nelle piazze televisive per imbambolare la massa ed Adam Kadmon ci scrive un altro libro… Scalerà le classifiche e si piazzerà fra i più venduti.

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