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Parlami O Diva – La nostra recensione

Creato il 28 maggio 2014 da Nicola933

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‘Parlami O Diva’ di Francesco Borelli, di cui vi avevamo parlato qualche settimana fa, è un balletto che racconta le dive del passato, un omaggio a loro in quanto donne, che diventa poi un omaggio a tutte le donne, un omaggio autentico e sincero perché tutte le grandi dive raccontate, dalla struggente voce narrante di Annarita Graziano, capace di cogliere l’essenza di ognuna di loro, è un viaggio nell’anima di queste donne.

Un viaggio nel loro io più profondo, usando le loro autentiche parole, dove l’importanza e la forza della parola assume il suo significato più autentico ed entra nel cuore dello spettatore, svelando il vero volto di Anna Magnani, Doris Day, Marylin Monroe, Evita, Maria Callas, Lady D, Grace Kelly, Rita Hayworth, Sofia Loren, Barbra Streisand, Liza Minelli, Madonna, Audrey Hepburn e le tre top modelle per eccellenza: Naomi, Cindy e Claudia.

Un viaggio che ne ripercorre le vite, fatte di luci sfavillanti e di dolori privati e pubblici, dove allo spettatore poco attento pare tutto finto visto che si parla di un mondo scintillante, ricco eppure effimero.

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Un viaggio attraverso la musica e la danza, mescolate sapientemente alle immagini del passato che pare allungarsi verso il presente e verso il futuro. I Ballerini, dove vi era anche l’autore, Francesco Borelli, e le ballerine hanno parlato con i loro corpi e i loro volti, portandoli fino allo spasimo, con movimenti che sembravano andare oltre le leggi della gravità, parevano fluttuare nell’aria a volte, altre li sentivi struggersi di dolore come queste donne.

È il caso, per esempio, del racconto su Marylin, dove abbiamo visto una ballerina piegarsi a movimenti quasi innaturali, con un viso contorto dalla sofferenza, una sofferenza che ha colpito tutti i noi. La sofferenza di una donna che voleva essere amata come persona e non come oggetto da esibire, non solo come splendido corpo. Questa ballerina era in tutto e per tutto Marylin.

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Altro momento straziante e toccante il racconto su Anna Magnani, dove lei rivelava la sua voglia di essere se stessa, di non essere la solita donna che faceva dodici figli e doveva tacere di fronte al marito padrone. Questa voglia, questo desiderio legittimo lo ha pagato con l’infelicità e il suo sguardo dolente ci osserva nelle immagini di ‘Bellissima’ e ‘Roma Città Aperta’: la madre ambiziosa che infine comprende il suo errore e dimostra di amare la figlia più di tutto, anche della ricchezza e delle luci della ribalta e la partigiana che rincorre l’uomo che ama, desiderosa di strapparlo ai nazisti, anche a costo di morire con lui, come poi avviene nella più celebre sequenza della storia del cinema.

È anche un omaggio al cinema questo balletto, un omaggio di chi sa quanto la settima arte può dare al mondo, raccontando storie che, alla fine, in maniera diversa, riflettono qualcosa di noi. La potenza del cinema la senti in quelle immagini, anche quando sono mute. Una potenza che è arte vera e non solo puro intrattenimento.

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È un omaggio alla musica, in ogni sua forma, dalla lirica al pop, passando per la classica e tra le tante musiche riecheggiare in sala, non riesco a dimenticare la Callas che canta ‘Casta Diva’ mentre le splendide ballerine, vestite come dee greche, danzavano ad un ritmo lento e sinuoso, in perfetta sintonia con l’opera.

E i cambi di scena e di musica a volte lasciano interdetti, eppure alla fine hanno tutti perfettamente senso, mescolando in maniera perfetta generi diverse e storie differenti.

Un balletto intenso, avvolgente, emozionante.


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