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Parliamo di rivoluzione

Creato il 04 giugno 2011 da Occhiopidocchio

Sono state settimane di elezioni locali e amministrative, tanto in Italia come in Spagna. E, come capita spesso ultimamente, sembra che i due paesi siano davanti a uno specchio. Gli specchi hanno l’enorme virtú di riflettere la nostra immagine, ma anche l’antipatico vizio di invertirne una parte.
Negli ultimi anni Italia e Spagna si sono tristemente rispecchiate l’una nell’altra per colpa della crisi economica, la speculazione impresariale e le istanze anti-casta. Entrambi i paesi sono alle prese con governi logorati da un consenso mai cosí sottile e da un popolo raramente cosí scontento. Ma le differenze continuano ad esserci, e come.
Il “Partido Socialista Español” è allo sbando, additato come il colpevole del tracollo economico di un paese che si era abituato a vivere nel benessere e la pace sociale. L’inconcludente “Partido Popular” ha trionfato nelle elezioni locali da poco celebrate martellando gli elettori con il tema della crisi e della disoccupazione. La Spagna politica ha, quindi, chiaramente alzato la mano destra.
In Italia, invece, la mano “politica” sollevata è quella sinistra. Dopo anni di dominio berlusconiano, gli italiani, in un inaspettato atto di ragionevolezza hanno castigato il re e tutti i suoi vassalli, valvassini e valvassori. Resta ora da scoprire se i miei amati compatrioti resisteranno alle tentazioni dell’ozio, dell’ignavia e dell’imminente stagione balneare e si recheranno a votare per il referendum. Io faccio parte di quel misterioso collettivo chiamato italiani all’estero e, grazie all’inattesa solerzia dei servizi consolari, ho gia votato tracciando le mie quattro croci, sigillando le psichedeliche schede in busta chiusa e spedendo il tutto a chi di dovere. Sono ottimista, come da tempo non lo ero.
Per concludere in bellezza l’ardita metafora dello specchio, non posso esimermi dal tracciare un parallelo tra la crescita del movimento cinque stelle e la rivoluzione spagnola predicata dagli “indignados”. La necessitá di istituzioni piú trasparenti, la lotta alla corruzione, l’esigenza di una democrazia diretta ed efficace e la lotta all’oligarchia dei maxi-partiti accomunano i due movimenti. Le differenze tra i due movimenti, peró, saltano all’occhio. “Los indignados” sono un universo che racchiude una moltitudine di pianeti, associazioni e collettivi cementatisi attraverso le reti sociali; sono tutti leader, teste pensanti e pezzi imprescindibili del puzzle. Il movimento cinque stelle, invece, ruota intorno a un predicatore, e non lo dico in senso dispregiativo, che diffonde le linee guida e monopolizza l’immagine mediatica. Questo è il limite ma anche la forza del movimento di Grillo che, grazie alla veemenza del suo capostipite, oltre che a quella delle sue proposte, si è ritagliato uno spazio piú che dignitoso nei comuni italiani.
Gli “indignados”, al momento, sono “solamente” rappresentanti di un popolo numeroso ed eterogeneo. Nel corso dei giorni hanno perso progressivamente concretezza, appoggio e, soprattutto, sono ancora alla ricerca di un programma realistico a medio termine. Un segnale forte, una bella speranza e il sogno di una spanish revolution…ma in attesa di ulteriori sviluppi.

Molti, in Italia e in Spagna, sognano una rivoluzione


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