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Parma: da "petite capital" a "grande bluff". Una nota di Germano Meletti

Creato il 03 marzo 2015 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Parma:

Maria Luigia d'Austria
G.B. Borghesi (1790-1846)
Galleria Nazionale, Parma


PARMA: DA "PETITE CAPITAL" A "GRANDE BLUFF"?
Parma nobile decaduta? Sicuramente nobile la era la "Petite Capital", mi piacerebbe essere a  maggior conoscenza di ciò che parallelamente può essere successo in altre città. 

Così, senza troppa concentrazione e scorrendo indietro di qualche decennio ricordo il fallimento di aziende, fino ad allora ritenute modello, come la Salamini e la Salvarani.  Un salto in avanti e troviamo che anche la Parmalat, altra azienda modello, finisce nel "buco nero", per fortuna però si riesce a salvarla, ma non senza danno ad aziende dell'indotto o ad essa direttamente collegate in quanto facenti parte del gruppo.  Prendiamo poi in considerazione Arquati ed anche qui vediamo che le cose non sono andate per niente bene.  Banca Monte salvata per il rotto della cuffia dall'intervento di Banca Intesa. Fine ingloriosa anche per un marchio di prestigio nel mondo dell'abbigliamento come Guru.  Anche per la Gelati Tanara c'è stato un iter piuttosto traballante, passando attraverso l'equilibrio precario del gruppo Motta-Alemagna, finendo poi il tutto nel calderone Nestlè.   Anche entrambe la aziende Bormioli, l'una con affiancato il nome Rocco e l'altra Luigi, hanno attraversato momenti drammatici ridimensinando notevolmente le maestranze, ma per fortuna ancora oggi attive.  La prima trasferita a Fidenza e la seconda rimasta in città, ma entrambe impegnate in equilibrismi piuttosto rischiosi.  E lo sport non è da meno, andiamo a ricordare l'infelice fine della pallavolo, Parma pluricampione italiana ed europea attraverso vari sponsor, in cui il più famoso era certamente l'azienda produttrice di gelati sopra citata.   Il baseball poi è un altro sport che tante soddisfazioni ha dato a Parma attraverso diversi titoli italiani ed europei.  Passiamo poi al ciclismo con Salvarani e Salamini, fallite le ditte titolari dei marchi e mai più sostituite, nonostante i ricchi palmares di entrambe, sopratutto la prima.  Pensiamo poi al basket femminile con uno scudetto cucito sulla maglia, ma oggi in difficoltà. E il rugby? Anche qui uno scudetto nella notte dei tempi, oggi sono cambiate le regole, ma la squadra della nostra città arranca paurosamente.  Ritorniamo al basket con una squadra dignitosamente in serie A2, oggi scomparsa.  Così come è scomparsa la gloriosa Fulgor Fidenza di pallavolo che militò gloriosamente in serie A1. Stesso nome e stessa sorte anche per il basket fidentino con l'altra Fulgor, anch'essa sparita, anche se c'è un tentativo di risorgere attraverso serie inferiori.  Anche nel tennis tavolo ci fu un momento di vera gloria con uno scudetto tricolore, poi anche qui il buco nero ha portato via quasi tutto.  Ricordiamo anche le sponsorizzazioni Parmalat a Formula 1 e coppa del mondo di sci, oggi solo un ricordo. 
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Per finire parliamo del derelitto Parma Calcio, desolatamente ultimo e ormai avviato alla retrocessione se va bene, ma se non arrivano soldi ahimè la serie D è dietro l'angolo, questo dopo tre Coppe Italia, due Coppe Uefa (oggi Europa League), una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea ed una Supercoppa italiana, oltre a tanta gloria raccolta nell'arco di oltre venti campionati.  Al momento non ricordo più nulla, forse ho saltato qualcosa. Ricordando Manzoni mi chiedo: "Fu vera gloria?" ed esprimo un "dalla polvere all'altare", anche se a ritroso, sempre prestatomi dal sommo Alessandro poeta e romanziere.  Speriamo in tempi migliori pensando però se in tutto questo c'è solo coincidenza o un effetto domino di cattive gestioni del tutto, divenendo specchio dell'economia locale.  Un'occhiata anche alla cultura per registrare una bruciante "retrocessione" della pur blasonata Biblioteca Palatina ed un "arrangiarsi" per la gestione di un teatro che è storia e che fino a pochi anni fa veniva additato come esempio da tutti. 
Per concludere è notizia di questi giorni la probabile fine che attende l'aeroporto Giuseppe Verdi, ormai abbandonato anche dai cinesi come obiettivo d'acquisto.                                                              Germano Meletti

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