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Parole senza motivo 2011

Creato il 14 febbraio 2011 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Tutti i critici musicali, da Luzzato Fegiz a Gino Castaldo, sono d’accordo nell’affermare che quest’anno, davvero, le protagoniste a Sanremo dovrebbero essere - udite udite! -  proprio le canzoni. E per carità: se lo dicono loro io ci credo, ma resta il fatto che a leggerle così, senza motivo (come faccio ogni anno giusto un attimo prima che la kermesse abbia inizio), le parole di questo 61° Festival mettono i brividi per quanto appaiono brutte e banali.

Tanto per dimostrare la mia tesi, posso partire dal facile e citare Albano, che sempre di più prova a fare l’impegnato, dimentico del fatto che cantautori si nasce, o comunque sia non lo si diventa a settant’anni suonati e con una vita spartita tra Romina Power e Loredana Lecciso. «Amanda è libera come una rondine / Sopra le nuvole della sua ingenuità», canta Carrisi, e subito ci si sente esplodere dentro la nostalgia canaglia per il lirismo di quando cantava che la felicità è un bicchiere di vino con un panino. «Amanda è libera, serena e fragile/Ora può ridere, è giusto alla sua età…». E a noi ascoltatori si stringe il cuore di pietà al pensiero che alla povera Amanda – chiunque ella sia – oltre alle violenze subite durante l’infanzia è toccata pure la sfiga di finire protagonista di una tale nenia gridata nel microfono da un coltivatore avvinazzato e presuntoso.

Ma per fortuna le donne quest’anno vantano una nobile rappresentante a difendere la loro immagine. Anna Tatangelo, probabilmente dopo aver scoperto che anche il suo Giggi era tra gli intercettati in stetto contatto con le escort di Lele Mora, si lascia andare a un’invettiva tutta femminista: «Voglio bruciarti con il fuoco che ho dentro / Per poi vederti cenere … / bastardo!!! / Far soffiare su di te .. il vento / Io spezzata in due dal dolore / Mentre ti amavo tu facevi l’amore / Per gioco».
E restiamo sull'argomento "donne forti". Come Simona Ventura, che ha dichiarato di aver scelto i concorrenti della sua nuova Isola basando tutto sul contenuto e nulla sulla forma (e infatti ha chiamato Raffaella Fico), anche Anna Oxa ci tiene a esplicitare la sua disgustata denuncia: «Questo posto è una favola vuota / Che ti mostra la sua copertina / Dove tutto è una botta di vita», profetizza, e non si capisce se parli del retropalco dell’Ariston, dell’Olgettina o della sua camera da letto di cantante strizzamariti.

Ma non ci sono dubbi: quest’anno il festival sarà tutto un trionfo di donne volitive, decise, motivate. Emma Marrone, dopo essere scesa in piazza per la dignità delle ragazze e contro l'orrore di Massimo Giletti, continua la rivolta sull’uomo anche all’Ariston: «Arriverà … la mia pelle a curar le tue … / voglie … la magia delle stelle … / Penserai … che la vita è ingiusta e / piangerai … e ripenserai … alla volta in / cui ti ho detto no..»
Anche Giusy Ferreri si allinea al trend del momento, ma sceglie di portare la polemica tra le leunzuola e di sputtanare il suo maschio oramai impotente: «Il nostro cuore fuorilegge / Spara colpi di dolore / E’ troppo tempo che non si fa più l’amore».
Grazie al cielo a tirar fuori un po’ di virilità c’è Luca Barbarossa (chi l’avrebbe mai detto?), che porta al Festival una sconosciuta moglie altrui e, nell’inciso del pezzo, consuma con lei un vero e proprio amplesso: «E andare su su su nel cielo / Giù giù giù nel mare / Se su su nel sole / Giù giù fino in fondo al cuore». Dirige l’orchestra il maestro Franco Trentalance.

Ma se a Sanremo sono ben poche le eccitazioni, almeno non mancano le citazioni. I La Crus, nel loro brano “Io confesso” (dirige l’orchestra il maestro Nicole Minetti) scomodano addirittura il caro vecchio Oscar Wilde: «Ho una frase sopra un muro / quando l’ho scritta non lo so. / Posso resistere a tutto / ma alle tentazioni no».
E in tema di cultura viene automatico pensare a Franco Battiato, il quale pare si faccia attendere un po’ troppo e canticchi un po’ troppo poco. Certo il cantautorissimo non si spreca granché per venire incontro al suo bello Madonia che, a dispetto dell’ospitata coi fiocchi, resta una nuova proposta di cinquant’anni costretta ad arrampicarsi su versi fintointellettuali che possono sembrare interessanti a una prima lettura, ma più ti ci concentri e più ti fanno venire in mente “Via dei ciclmini” di Orietta Berti: «Io vivo ai margini di una vita vera / E non mi riconosco / Ho speso la mia vita / Assecondando le mie voglie / Che spesso mi han tradito volate come foglie / Ma al cuor non si comanda».

Sul Corriere della Sera, Pezzali ha giurato di essere cambiato, e si è dichiarato finalmente cresciuto. Ma a leggere il testo del suo “Secondo tempo” si rimpiange la fantasia visionaria dei periodi dell’Uomo Ragno: «non è il momento, non è il momento di scherzare / qui c’è un casino, un casino di cose da fare / ho superato, ho superato la metà / del mio viaggio e mi devo sbrigare».
E rimanendo in tema di immaturità, va bene che è un’esordiente, ma da Nathalie Giannitrapani mi sarei aspettato qualcosina di più che un trito e ritrito «Vivo sospesa / E un giorno io ti rivedrò / A ogni respiro / La vita io trasformerò».

Sorvolo su Tricarico e sullo sconosciuto patrocinato da Calderoli: se, come sostiene qualcuno, loro sono due geni, la mia unica conferma di ciò viene dal fatto che io, evidentemente, il genio proprio non lo capisco.

Ma grazie al cielo qualcuno che promette buono c’è, e guardacaso sono due matusa della musica italiota. Patty Pravo ci regala una bella fotografia postcoitale cantando «Senti chi bussa alla porta
Sarà il solito scocciatore della domenica / Ma no, tu non ti muovere / Che stai benissimo su di me».

E poi, dulcis in fundo, c’è il caro, amato, quasi-omonimo Vecchioni che - se evita di sprofondare nel ballo liscio come a volte gli capita - magari un’emozione riuscirà anche a regalarla: «per il poeta che non può cantare / per l’operaio che non ha più il suo lavoro / per chi ha vent’anni e se ne sta a morire / in un deserton come in un porcile / e per tutti i ragazzi e le ragazze / che difendono un libro, un libro vero / così belli a gridare nelle piazze / perché stanno uccidendo il pensiero».

Insomma domani sera si parte, e come sempre questo blog si prenderà la briga di seguire il Festival serata per serata, canzone per canzone, idiozia per idiozia, applauso per applauso. Perchè Sanremo è Sanremo. Ed è sempre meglio del niente di Zelig o di Paperissima.


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