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Party girl

Creato il 30 settembre 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

locandinaUna donna (a)normale

Tre esordienti dietro la macchina da presa per il film d’apertura di Un Certain Regard a Cannes 67. Peccato che Party Girl sia un prodotto dalle fragili ambizioni e dal risultato mediocre.

Angelique intrattiene da sempre i clienti di un night club. I clienti sono sempre meno, ma l’habitué Michel (dopo un periodo di assenza) torna, le ribadisce il suo amore e le chiede di sposarlo.

L’interesse del prodotto girato da Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis è chiaro: raccontare la storia di una donna che fatica a inserirsi in un contesto di “normalità”. Tuttavia l’eccessiva volontà di stare addosso al personaggio, di carpirne, attraverso primi piani emblematici, emozioni, convinzioni e ambizioni, è l’arma controproducente di Party Girl, un film che ha difficoltà nel mantenere un ritmo adeguato e un’attenzione costante. Sono queste le pecche più grandi di una pellicola che si cura del contesto, ma non trova la chiave di volta corretta per attraversare la quarta parete. Party Girl è un film mediocre, che mette in risalto tutta l’inesperienza dei tre registi all’esordio, che cercando l’anticonvenzionalità si riducono a mettere in scena una vicenda scontata, che nemmeno nelle battute conclusive riesce a sorprendere.

La protagonista della vicenda è Angelique, accompagnatrice (con “qualche” anno sulle spalle) di uno strip club, dedita a feste e con l’avversione per la normalità (leggasi matrimonio). Una donna che ha quattro figli sparsi per la Francia e una chiara difficoltà nel rapporto con almeno un paio di loro. Questo è l’incipit di un film che zoppica in direzione di uno sviluppo sempre più desolante e perennemente meno accattivante. I litigi si susseguono, i ripensamenti anche, il tutto intervallato da una sigaretta di troppo, da un cocktail al bancone e dallo sguardo sempre più contrito di Angelique. Insomma Party Girl appare come un film dall’interesse effimero e dalla mediocrità imperante. I dolori della “giovane” Angelique si ripercuotono sull’intera pellicola, che soffre di dipendenza da primi piani rugosi e che soccombe sotto i pedanti “colpi” di una sceneggiatura, che cerca insistentemente l’empatia senza trovarla in modo adeguato. Peccato: un’occasione persa per raccontare una storia (a)normale, che faticosamente sa riconoscere la “brutale” e “costrittiva” realtà di tutti i giorni.

Uscita al cinema: 2 ottobre 2014

Voto: **


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