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Passeggiando ad Angera: l’Oasi della Bruschera sul lago Maggiore

Creato il 22 gennaio 2015 da Bloggirl

Oggi vi porto a passeggio ad Angera, borgo affacciato sul lago Maggiore, da quella parte di lago detta “sponda magra”, in provincia di Varese. Questo paese è un piccolo gioiello, ancora non rovinato e fagocitato dal turismo, che non l’ha stravolto con centri commerciali e costruzioni per accaparrarsi più posti letto possibile.
Meno di seimila abitanti, è costituito da un centro abitato con di fronte l’acqua e sul retro una collina, dove spicca la Rocca Borromea. E’ un territorio anche di leggende: ai piedi della rocca si cela la “Tana del Lupo”, unica testimonianza dell’antico culto al dio Mitra in Lombardia.
Ci sono le sue frazioni nelle zone più rurali, dove ancora oggi si coltivano vigne e si produce vino, e dove si cena in osteria.

A passeggio per l'Oasi della Bruschera

A passeggio per l'Oasi della Bruschera

Oggi però vi parlo di un’area naturale dove perdersi a passeggio: si chiama Oasi della Bruschera, ed è un’area protetta che si dipana tra specchi d’acqua blu e corridoi verdi su una superficie di circa 400 ettari di assoluta pace e silenzio: incantevole nelle giornate di sole, magica e misteriosa in quelle grigie o con la nebbia.

Qui molti vengono a passeggiare la domenica, o a leggere un libro immersi nella quiete di alberi e canneti, tra ponticelli che sovrastano piccole rogge e panchine posizionate nei punti che regalano i panorami più suggestivi. Il terreno è pianeggiante, e il percorso non richiede preparazione specifica o sforzi particolari, è adatto a tutti.

Leggersi un libro mentre si ammira il panorama del lago Maggiore e della Rocca Borromea di Angera

Leggersi un libro mentre si ammira il panorama del lago Maggiore e della Rocca Borromea di Angera

Lasciata l’auto al parcheggio di via Arena, dopo pochi passi si nota il passaggio con il cartello che segnala l’accesso all’Oasi e da lì inizia il sentiero sterrato tra alberi e canneti.

Prati, un ponte di legno, e poi il percorso affianca gran parte del lago Maggiore, per una vista incredibile che spazia dalla stessa Angera al di là del piccolo golfo (con la passeggiata ci si viene a trovare quasi di fronte al borgo), sovrastata dalla Rocca Borromea, e poi Ranco, Arona e le montagne sul retro.

La Punta della Forca

 

Un panorama a oltre 180 gradi abbraccia il visitatore che arriva al promontorio. Oggi l’atmosfera è idilliaca, ma il luogo è chiamato “Punta della Forca”: voci dicono che si chiami così perchè un tempo da qui venivano appesi i condannati, monito visibile a tutti dalla paese sulla riva opposta.

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Flora e fauna

La zona ha un alto valore naturalistico: è uno degli ultimi esempi di foresta allagata della Lombardia e presenta sentieri sterrati circondati da alti alberi, ontani neri, salici bianchi e canneti. La flora vede anche la presenza di specie rare come la viola palustre e le ninfee bianche. Qui molti uccelli acquatici svolgono l’annidamento e lo svernamento, tra cui il Germano Reale, la Gallinella d’Acqua, il Martin Pescatore. Proseguendo, natura ed ecologia si incontrano: si arriva a costeggiare l’area delle vasche di fitodepurazione: specchi d’acqua blu tra canneti. Poco prima, una torretta di legno permette di salire in un luogo privilegiato per gli appassionati di birdwatching.

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Una torretta per il birdwatching (o per guardare il panorama dall'alto)

 

La leggenda dell'Isolino Partegora e la scoperta di Alessandro Volta

Di fronte, noterete sull’acqua un minuscolo isolotto, quasi uno scoglio contornato da canneti e recintato da un muro di pietra. E’ l’isolino Partegora: il nome deriva da “parte” e “gora”: questo pugno di terra e alberi separa (parte) infatti un pezzo di golfo ed è l’unica isola del lago Maggiore di parte lombarda.
Piccolo di dimensioni ma con una grande storia: qui si dice sia morto Sant’Arialdo nel 1066, qui le leggende dicono si rifugiasse la bella principessa Radegonda per nascondersi da un malvagio pretendente.

Ancora qui, il 4 novembre del 1766, Alessandro Volta, ospite della famiglia Castiglioni, notò la fuoriuscita di bolle di gas dal fondo della melma: le raccolse in alcune bottiglie, e durante alcuni esperimenti, riuscì a provocare la combustione del loro contenuto. Chiamò "aria infiammabile" quel gas, che in seguito venne classificato come metano.

Costituito prevalentemente da una spiaggia e dei canneti, conserva al suo interno un’edicola, meta di una processione in primavera con le barche illuminate. E’ rifugio anche per una colonia di cormorani. Lo scoglio è pubblico, ma non prevede collegamenti diretti, si può accedere solo in barca.

Ecco qualche altra foto


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