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Patti Smith ha aperto il tour italiano davanti a 1500 spettatori al Creberg Teatro di Bergamo

Creato il 03 dicembre 2014 da Alessiamocci

“She is benediction/ She is addicted to thee/ She is the root connection/ She is connecting with he// Here I go and I don’t know why/ I fell so ceaselessly/ Could it be he’s taking over me// I’m dancing barefoot/ Heading for a spin/ Some strange music draws me in/ Makes me come on like some heroine.//”

1° dicembre 2014: è con le parole della canzone “Dancing Barefoot” che Patti Smith ha aperto il concerto al Creberg Teatro di Bergamo, il primo del suo tour  italiano. Un tour di famiglia si potrebbe dire, dal momento che ad accompagnarla sono i due figli, Jesse Paris al pianoforte e Jackson alla chitarra, e Tony Shanahan, sostituto ormai da alcuni anni dello scomparso Richard Sohl, al basso e alla chitarra.

Un concerto acustico, il primo e probabilmente l’unico con questa formazione inedita, che ha coinvolto ogni spettatore, nessun biglietto è andato invenduto e la stessa Patti Smith si è mostrata entusiasta del pubblico e della giornata di domenica trascorsa a visitare la parte alta di Bergamo e la casa natale di Papa Giovanni XXIII a Sotto il monte Giovanni XXIII, a circa 20km dal capoluogo.

Una leggenda della musica internazionale, un’ora e mezza di spettacolo circa per 13 brani storici ed indimenticabili, ognuno di essi a mostrare un periodo particolare della sua carriera.

Commovente la sua interpretazione di “Beautiful Boy”, scritta da John Lennon per il figlio Sean, dedicata da lei al nipotino che l’ha appena fatta diventare nonna. Vi è stato poi un brano in ricordo di Amy Winehouse e non è mancato “Perfect Day” per commemorare la scomparsa del grande Lou Reed avvenuta poco più di un anno fa.

Non sono mancate le acclamate “Because the night”, autore del brano Bruce Springsteen, testo di Patti Smith, “People have the power”, scritta insieme al marito Fred Smith (chitarrista degli MC5) e “Pissing in a river” scritta da Patti Smith and Ivan Kral.

Nel 2015 Patti Smith festeggerà i 40 anni del suo primo album, “Horses”, pubblicato nel 1975 dalla casa discografica Arista Records.

Ascoltare la voce di Patti Smith live è un’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita: solo in questo modo si possono cogliere appieno tutte le sfumature della sua voce, il suo modo così caldo e coinvolgente di interpretare le canzoni. L’artista, originaria di Chicago e trasferitasi successivamente a New York, non si limita a cantare, lei avverte ogni parola con estrema sensibilità ed è in grado di trasmetterne il significato come pochi altri. Nonostante i suoi quasi 68 anni la sua voce non ha subito modifiche rilevanti e la sua grinta è rimasta intatta.

Ascoltarla cantare e parlare fa comprendere quanto, nonostante il suo successo, sia rimasta immutata la sua personalità, per tutto il tempo del concerto ci si dimentica quasi di aver davanti un mito della musica rock: Patti Smith sorride, ride quando sbaglia le prime parole di “Perfect Day”, manda cenni di consenso ai figli e a Tony Shanahan, saluta il pubblico e chiede maggiore luce su questi ultimi per poter osservare chi si trova davanti, parla lentamente per far comprendere a tutti ciò che dice e di tanto in tanto pronuncia qualche parola in italiano.

Tra le prime parole pronunciate sul palco ci sono state infatti queste: “Sorry for my English, I only speak English, but I feel Italian.” Un’umiltà rassicurante che l’avvicina ancora di più al suo pubblico e che mostra tutto il carisma di questa musicista, cantante, scrittrice e poetessa americana che ha fatto la storia della musica e soprattutto, last but not least, è una donna che ha sempre fatto valere i propri diritti e che ha combattuto per i valori nei quali credeva.

Scaletta

  1. Dancing Barefoot
  2. Paths That Cross
  3. My Blakean Year
  4. Beautiful Boy
  5. This Is the Girl
  6. Perfect Day
  7. Ghost Dance
  8. Beneath the Southern Cross
  9. Oh Holy Night
  10. Pissing in a River
  11. Because the Night
  12. Banga
  13. People Have the Power

 

Written and photo by Rebecca Mais

 

 


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