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Pausa

Da Narcyso

Si va in pausa, come si dice nella stagione estiva. Ma in questo caso si va in pausa in tutti i sensi…cioè, appunto, per senso; uno, in particolare.

Immagino una metamorfosi di questo spazio, com’è giusto che sia: uno spazio privato, un diario segreto per pochi, per chi vorrà; libri e pensieri nati da un rapporto amicale, dalla constatazione e testimonianza di una resa definitiva di fronte alla spocchia, al giovanilismo, alla superficialità. Arare la terra, parlare dopo la fatica, con la lingua delle madri. Non so… ci penso… non è tempo di resistenza, questo, ma di resa. Arrivederci a chi è stato amico e non si è dimostrato all’altezza, né nella vita, né nella poesia. Quindi anche al me stesso non all’altezza della sua parola. La parola si ammutina, mostra il suo schermo. Chi tradisce è fuori. Non m’importa più, allora, dei poeti, della poesia. Andate dai vostri maestri, recitate fino in fondo dai palchetti, nei salotti buoni, nei verminai della parola. Qui sarà per pochi, per chi vorrà esserci. Bando alla retorica della comunità poetica, della scuola, dell’ingenuità spacciata per programma culturale. Bando. Punto. Bando, anche nel senso di banditismo, pericolo, proclama, inseguimento, partito, setta. Troverò la parola giusta.

s.a.


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