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PAVIA. La storia del Museo Golgi, faro della storia e della cultura scientifica pavese, voluto dal primo Nobel italiano per la medicina.

Creato il 18 febbraio 2016 da Agipapress
PAVIA. La storia del Museo Golgi, faro della storia e della cultura scientifica pavese, voluto dal primo Nobel italiano per la medicina.PAVIA. Il “Museo Camillo Golgi” dell’Università di Pavia, istituito nell’ottobre 2012 a Palazzo Botta, nasce dalla volontà di ricostruire la storia di quello che nei cinquant’anni successivi all’Unità d’Italia fu uno dei centri di ricerca biomedica più famosi d’Europa. Nel suo “Laboratorio di Patologia generale ed Istologia” Golgi aveva saputo creare una autentica scuola scientifica e da tutto il mondo della ricerca biologica si guardava giorno dopo giorno a ciò che usciva regolarmente dal suo Istituto, come espressione di un fervore di attività scientifica rivolta principalmente all’esplorazione della struttura minuta degli organismi viventi e alla ricerca dei meccanismi alla base delle malattie. PAVIA. La storia del Museo Golgi, faro della storia e della cultura scientifica pavese, voluto dal primo Nobel italiano per la medicina.Accanto a studiosi italiani, frequentavano il Laboratorio per compiervi ricerche sperimentali anche molti illustri ospiti stranieri, ma questa grande apertura ai contatti internazionali non impediva a Golgi di radicare fortemente il laboratorio anche nel contesto locale.
I suoi medici erano sempre in prima linea, che si trattasse di epidemie di tifo, di militari feriti durante la guerra o di bambini vittime della difterite. Nel 1894, quando ancora era nella angusta sede dell’Orto botanico, il Laboratorio di Golgi iniziò la preparazione del siero antidifterico, pochi mesi dopo l’annuncio della sua scoperta ad opera di Behring. Nel 1895, in seguito al trasferimento nella sede di Palazzo Botta, alcuni locali vennero destinati esclusivamente a questa attività e con i fondi raccolti da un Comitato cittadino si installarono gli impianti e gli apparecchi per la produzione del siero su scala industriale. L’Istituto sieroterapico provinciale di Pavia nacque come sezione dell’Istituto di Patologia generale che ne assumeva la Direzione tecnica. Nel 1897 fu aggiunta la sezione Vaccinogena per la produzione del vaccino jenneriano che funzionò regolarmente fino al 1938. In quello che fu lo studio del Direttore dell’Istituto i visitatori possono scoprire le radici e i frutti dell’opera del primo Nobel italiano per la medicina attraverso le vicende scientifiche e umane di Paolo Mantegazza, Giulio Bizzozero, Aldo Perroncito, Emilio Veratti e Piera Locatelli (prima donna a dirigere l’Istituto).  La presenza di arredi e complementi d’arredo dell’epoca immerge anche visivamente nell’atmosfera del tempo. Nella sala successiva si passano in rassegna le più importanti scoperte di Camillo Golgi: la reazione nera, gli importanti contributi negli studi sulla malaria e la scoperta dell’apparato reticolare interno (avvenuta proprio nella sede di Palazzo Botta). PAVIA. La storia del Museo Golgi, faro della storia e della cultura scientifica pavese, voluto dal primo Nobel italiano per la medicina. Oltre alle pubblicazioni scientifiche più significative sono mostrati siringhe, microtomi, microscopi, camere lucide, lastre fotografiche originali delle preparazioni istologiche e un apparato di fotomicrografia. Sopra un tipico tavolo da lavoro di fine ottocento sono disponibili microscopi risalenti all’anno 1900 con cui si possono osservare vetrini istologici del tempo.
L’ultima sala è dedicata agli allievi di Golgi: Giovanni Marenghi, Adelchi Negri, Emilio Veratti e Aldo Perroncito. Proprio Perroncito, figura carismatica e capace di suscitare grandi entusiasmi nei giovani ricercatori, sembrava poter continuare nel solco della tradizione prestigiosa, anche grazie all’aiuto economico della Fondazione Rockefeller. Avviò molti giovani in un territorio di ricerca allora di frontiera, quale quello delle rigenerazioni e dei trapianti ma la sua morte prematura interruppe bruscamente questi studi.
Ad accrescere il fascino del Museo fa da splendida cornice l’aula dove Camillo Golgi tenne le sue lezioni per circa trent’anni e che, in suo onore, nel 1900 ospitò l’importante congresso della Anatomische Gesellschaft, la più prestigiosa società anatomica del mondo.
Nel Museo Golgi ha trovato spazio anche ciò che rimane dell’antico Museo di Storia della Farmacia: vasi da farmacia, antiche farmacopee, una collezione completa di droghe in massima parte vegetali, mortai, bilance e alcuni strumenti risalenti alla fine del XIX secolo nonché una cassetta da dimostrazione utilizzata nelle lezioni agli studenti.
Il patrimonio rimasto non riesce a dare una immagine di quello che poteva essere il Museo in origine, ma testimonia bene l’aspetto artistico che ha da sempre influenzato gli arredi e gli strumenti del farmacista.
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