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Peace Team, la pace e la speranza hanno una forma ovale

Creato il 29 agosto 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Alberto Mattone per Repubblica

Dodici palestinesi e altrettanti israeliani. Nella stessa squadra per dimostrare che l’odio non è un destino ineluttabile. Si chiama Peace Team, e non poteva che essere di rugby perché, come ha detto l’ex campione argentino Diego Dominguez, in questo sport “si gioca con le mani e i piedi, ma in particolare con la testa e il cuore”. Non si conoscevano, questi giocatori. Venivano da due mondi in guerra tra loro, ma hanno scelto di vivere insieme, di conoscersi, per preparasi alla Football International Cup che si sta tenendo a Melbourne, Australia. Lo sponsor è stato bipartisan: il Centro Peres per la Pace e Al Quds, l’associazione per la democrazia e il dialogo. Pochi giorni fa l’assalto dei miliziani nei sud di Israele: 14morti e una ferita che si è riaperta. Sabato, il Peace Team è sceso di nuovo in campo, dopo due sconfitte. I volti dei giocatori erano tesi, nel cuore il dolore per gli attacchi. Tanta la rabbia, che sì è riversata contro la forte la Cina, battuta 96 a 7. La gara ha avuto una coda velenosa. Un avversario ha dato un colpo “vietato” alla schiena di un israeliano. I compagni palestinesi sono intervenuti in suo aiuto. Ne è seguita una piccola baruffa, poi tutto è tornato a posto. I giocatori si sono stretti la mano. Quelli del Peace Team, invece, si sono abbracciati. L’odio non è un destino ineluttabile

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