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Pedicabo ego vos et irrumabo

Creato il 17 settembre 2012 da Lucas

Catullo, Carme XVI
Pedicabo ego vos et irrumabo, Aureli pathice et cinaede Furi, qui me ex versiculis meis putastis, quod sunt molliculi, parum pudicum. nam castum esse decet pium poetam ipsum, versiculos nihil necesse est; qui tum denique habent salem ac leporem, si sunt molliculi ac parum pudici, et quod pruriat incitare possunt, non dico pueris, sed his pilosis qui duros nequeunt movere lumbos. vos, quod milia multa basiorum legistis, male me marem putatis? pedicabo ego vos et irrumabo.
~ prima versione ~
Ah da me, in culo, in boccaLo piglierete!Tu Aurelio, boccadacazzi,E tu Furio, rottonelculo...Che della vostra banda mi credetePerché scrivo lascivo, decadente!Il poeta in cui viva è la pietàAvrà anche l'obbligo di verseggiarePer scopi edificanti?Lasciagli grazie e mordacità;E il suo verso lascivo e spudoratoNon dagli implumi solo, ma dai lombiDei canuti ormai stalattitiFaccia sprizzare l'Eros!Di tenero in eccesso il fluireNei versi miei farebbeMeno virile l'autore?Lo dite voi! SareteDa me inculimboccati!
Traduzione di Guido Ceronetti, Einaudi, Torino 1969
~ seconda versione ~
In bocca e in culo ve lo ficcherò,Furio ed Aurelio, checché bocchinareche per due poesiole libertinequasi un degenerato mi considerate.Che debba esser pudico il poeta è giusto,ma perché lo dovrebbero i suoi versi?Hanno una loro grazia ed eleganzasolo se son lascivi, spudoratie riescono a svegliare un poco di prurito,non dico nei fanciulli, ma in qualche capronecon le reni inchiodate dall'artrite.E voi, perché leggete nei miei versi bacisu baci, mi ritenete un effeminato?In bocca e in culo ve lo ficcherò.
Versione di Mario Ramous, Garzanti, Milano 1975
Stamani, di primo mattino, prima di andare al lavoro, mi sono fermato al mio forno di riferimento, per comprare del pane e una pizzetta. L'umore del fornaio è variabile, come la lievitazione: a volte gioviale, a volte ombroso, a volte loquace, a volte no. Stamani era cordiale e loquace.- Massaro, allora, come va? Cosa ti servo? Ti posso offrire un caffè?- No, il caffè no, grazie, l'ho preso pochi minuti fa. Mi dài, per favore, un filoncino da mezzo chilo e una pizzetta, non all'angolo grazie, lo sai che mi piace al centro.- Non rompere tanto i coglioni con questo centro che tu mi sembri Rutelli.- O no, cazzo, Rutelli no. Non c'ho mica la Palombelli attaccata ai coglioni, io.- Eh no, te tu sei un succhiacazzi.- Mah, veramente, per ora, non ne ho mai assaggiato uno, neanche il mio - e credo non lo farei anche se ci arrivassi.- Tu sei poco atletico.- Come no! La mattina fo cento flessioni come il tuo amico Berlusconi: divise per quattro, ok, ma sempre cento sono.- Esagerato. Ma te un tu lo superi: lui le fa coll'uccello.- Ma va' a cacare va', fammi il conto.- Dammi tre euro e va' via. Anzi, tieni. Ti regalo questo pane speciale al farro. Assaggialo col pecorino. Ti piace il pecorino? - Dipende.- Ti piace di più la pecorina? Ma sopra o sotto?- Di traverso, bischeraccio. Grazie, a domani.- Ciao Massaro (con tono effeminato).- Ma vaffanculo, va (ridendo).

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