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Pene d'amore perdute--w.shakespeare

Da Silvy56
PENE D'AMORE PERDUTE--W.SHAKESPEARE
DON ARMADO - Amo la terra stessa, ch’è vil cosa, che la sua scarpa, cosa ancor più vile, sospinta dal suo piede, cosa anch’essa vilissima, calpesta. Sarò spergiuro, amando, ed anche questo è gravissima prova di slealtà. Come potrà mai esser veritiero un amore che inizia con un falso? Amore è il nostro diavolo custode; non c’è che lui come angelo del male. E tuttavia Sansone, al par di me, pur fornito di forza smisurata, se ne lasciò tentare; e Salomone, se pur provvisto di tanta saggezza, si lasciò andare alla sua seduzione. Troppo è più duro il dardo di Cupido anche al confronto della clava d’Ercole; e troppo grande è la disparità con la spada d’un cavalier di Spagna. Con lui non serve ch’io faccia valere né la prima né la seconda causa; lui s’infischia altamente dell’affondo e della norma del bel duellare; egli ha una sola mortificazione, ed è che tutti lo chiaman fanciullo; suo vanto è soggiogare tutti gli uomini. Addio, valore! Arrugginisci, spada! Non più rullar, tamburo! Il vostro possessore è innamorato, servo d’amore dalla testa ai piedi. M’assista ora qualche estemporaneo dio della rima, perché son sicuro che finirò per scrivere sonetti. Progetta, mente mia; scrivi, mia penna. Io sono ormai per grossi tomi in-folio.

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