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Penne di strada

Creato il 15 marzo 2012 da Alblog



Penne di strada



Facendo zapping sul Web può capitare di imbattersi in scritti che attirano la tua attenzione. È il caso di questo post, scritto da una cronista di un quotidiano nazionale. Di quelle per intenderci che danno ancora un senso al giornalismo: quello prettamente locale, quello fatto sulla strada. Quello vero. Si chiama Eva Del Bufalo e di seguito vi propongo il post, sperando di farvi cosa gradita.
“Mi aspettano, cavolo, sono in ritardo!”. E il suo piede affonda il pedale sull’acceleratore, si sorprende assorto e rallenta, appena in tempo per scalare marcia poco prima di una pericolosa curva a gomito.
Fissa dapprima distrattamente lungo il bordo della strada il guardrail accartocciato su se stesso e un mucchio di lamiere arrugginite, un sottile nastro bianco e rosso delinea appena visibile la curva senza delimitazioni e un segnale stradale: pericolo strada sdrucciolevole.L’immagine in sequenza, tra il cambio di marcia, il pensiero del ritardo e la strada, si dilegua istantaneamente, per tornare qualche minuto dopo e qualche metro d’asfalto più in là.
“L’appuntamento con il direttore può attendere, sento che c’è qualcosa di strano, in fondo anche questo è lavoro!”, così pensa un cronista di provincia come tanti altri, al suo secondo anno di lavoro, sta per incontrare un entusiasta direttore, convinto che gli affiderà un’importante inchiesta, in preda al più brillante ottimismo mattutino. Le nove meno un quarto, decide di accostare l’auto, istintivamente è condotto verso il luogo in cui la strada è sconnessa e il fiuto gli dice “C’è qualcosa sotto!”.
Prende a camminare, passo a passo, lo sguardo ricerca il suo obiettivo, arriva proprio lì sulla curva ma ci arriva dal campo limitrofo, al di sotto della strada, al di là della delimitazione del nastro, scorge una montagnola di terra ammassata di fresco, la smuove leggermente con il piede,  qualcosa di roseo e rossastro esce fuori prepotentemente.È una prostituta, probabilmente ventenne, la chiameremo Vania, il corpo è dilaniato con taglio chirurgico, è stata sviscerata come un pesce, gli organi interni sono assenti. Tagliato a pezzi, il corpo è stato accatastato con zelo di ordine e ricoperto. Nessuna traccia dell’assassino, totale pulizia quasi asettica; se non fosse per quel bel viso, nessuno avrebbe scoperto la femminilità di quei resti.Questo il responso dei primi accertamenti dei NAS, località Ardeatina. Le indagini sono ancora in corso.
Mario arriverà molto tardi al suo appuntamento, ma ciò che ha scoperto quella mattinata lo terrà grandemente impegnato per tutti i mesi successivi, grazie a questo lavoro si potrà dare dignità e rispetto ai resti abbandonati di una donna abbandonata. Vittima ed emblema di miseria e ferocia, due aspetti diversi di un’identica disperazione.
Eva Del Bufalo


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