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Penombra

Da Paultemplar

Penombra

Carlotta è la bella e insoddisfatta moglie di Osvaldo Raininger, un ricco proprietario terriero che la donna ha sposato senza amore, solo perchè rappresentava un valido partito.
L’uomo la strappa alla vita di città, confinandola in una splendida dimora di campagna, dove la donna si annoia mortalmente.
L’unico diversivo è rappresentato dalle avventure saffiche con la procace cameriera Carolina; altro svago della donna è il gioco del baccarat.

Claudia Cavalcanti e Paola Senatore

E sarà proprio il gioco a causarne la rovina; conosciuto il giovane e affascinante Alexis, che si finge uno sprovveduto al tavolo verde, la donna cade in una trappola tesa dallo stesso Alexis e da un infido banchiere.
I due, in combutta, fanno perdere alla donna un’ingente somma di denaro, facendole firmare un pagherò
Il banchiere con il titolo in mano si reca da Osvaldo, per costringerlo a vendere le sue terre.
Nel frattempo Carlotta vive un’intensa passione proprio con l’uomo che è stato la sua rovina; ma quando si rende conto della situazione, decide di ucciderlo, attirandolo in campagna.

Penombra

Ma è proprio Carlotta a morire, durante una collutazione.
L’inconsolabile Osvaldo, legato da morboso affetto alla moglie, trova un fascio di lettere scritte dalla gemella della moglie,Maria, che vive confinata in convento.
Decide così di conoscerla, e quando fa l’esperienza resta turbato oltre modo, perchè la donna è la copia esatta della defunta moglie.
Riesce a convincerla a seguirla nella sua tenuta, dove Maria ben presto si rende conto che Osvaldo è ossessionato dalla memoria della moglie; la costringe infatti a vestirsi come lei e infine la costringe ad atti auto erotici mentre lui la spia da un’apertura in una libreria.

Penombra

La situazione cambierà radicalmente quando nella tenuta arriva il nipote di Osvaldo e il suo precettore; quest’ultimo si innamora perdutamente di Maria, ricambiato.
Durante un loro convegno d’amore Osvaldo, che li spia dal solito posto, ha un malore e muore.
I due sono così liberi di andarsene.
Penombra, diretto da Bruno Gaburro nel 1986, riprende in toto la trama di Maladonna e in parte quella di Malombra, diventando una specie di trait d’union tra i due film citati, non aggiungendo nulla se non qualche scena erotica ai due film precedenti.

La storia è praticamente identica, la location anche, gli attori sono sempre gli stessi; quella di Gaburro è quindi un’operazione commerciale volta a sfruttare la fama della Senatore, che nel 1985 aveva interpretato Non stop-Sempre buio in sala, film hard con la quale la bella attrice romana aveva dato un taglio al suo passato di attrice sexy, qualche volta contornato da buone prove in film discreti.

Penombra

E’, come già detto, un’operazione smaccatamente commerciale; la fama della Senatore era ormai legata a quel film hard che aveva girato per necessità, schiava com’era della tossicodipendenza.
Questo film, che è poco più di un film erotico, senza sconfinamenti nell’hard, curiosamente è il migliore dei tre, ammesso che si possa fare una graduatoria di merito tra film che utilizzano senza scrupoli l’erotismo per imbastire attorno una storia credibile.
La fotografia è la stessa dei film precedenti, ma la storia ha quantomeno una sua logica, che mancava sia in Maladonna che in Malombra.
Il tema della follia di Osvaldo è finalmente chiaro, mentre nei due film precedenti era rimasto abbastanza confuso, così come il tema del “doppio”, ovvero della doppia vita di Carlotta e Maria viene finalmente spiegato.
Certo, il film non brilla per ritmo, recitazione o altro.

Tuttavia non è un prodotto da gettare via, perchè una sua eleganza formale ce l’ha.
E a differenza di Maladonna e di Malombra, la parte erotica che interpreta la Senatore è sicuramente più soft; da dimenticare lo squallido siparietto erotico con protagoniste le due giovani monache.
In ultimo segnalo le amene recensioni che girano sul web relative a questo film; molto probabilmente sono davvero pochi coloro che lo hanno visto, visto i riassunti assolutamente improbabili della trama.

Penombra

Penombra, un film di Bruno Gaburro (Alex Romano). Con Paola Senatore, Maurice Poli, Marcella Petri Erotico, durata 90 min. – Italia 1985.

Penombra

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Paola Senatore   …    Maria / Carlotta
Maurice Poli   …    Osvaldo Raininger
Marcella Petrelli   …    Suora
Carmen Di Pietro   …    Suora
Domiziano Arcangeli   …    Alexis
Stefano Alessandrini   …    Mario Raininger
Claudia Cavalcanti   …    Carolina – cameriera
Paola Corazzi   …    Claudia Carli
Scilla Jacu   …    Teresa
Gino Milli   …    Massimiliano Renda
Jacques Stany   …    Tesser

Penombra

Regia: Bruno Gaburro
Sceneggiatura: Piero Regnoli
Editing: Alessandro Lucidi
Musiche: Stelvio Cipriani
Produzione: G.Buricchi per Leo
Distribuzione: Play time

Le recensioni qui sotto appartengono al sito www.davinotti.com

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Penombra


Pazzesco (e geniale) assemblaggio con: a) sunto di Maladonna; b) una decina di minuti di raccordo; c) sunto di Malombra. Purtroppo il succo qui non è meglio del tutto, anzi: si nota con chiarezza che c’è un netto sbilanciamento di personaggi (la cameriera è la Cavalcanti nella prima parte, la Jacu nella seconda…). Da notare poi, in questo film ambientato nell’Ottocento, l’esilarante apparizione di una penna biro (da Maladonna), il che la dice lunga sul livello dell’opera.

Estremo esempio di riciclaggio (Malombra + Maladonna), operato senza colpo ferire, aggiungendo brevi raccordi di girato ex-novo onde spacciare per altro una serie di nudi – già offerti, ossia “usati” ed “abusati” – audaci ma senza anima. Per l’occasione la Senatore si sdoppia, nel duplice ruolo di sorella ora buona (con e senza U) ora perversa (ma sempre “buona senza U”). Amplessi a go-go, lesbismo in prima fila, ed una (mal)riuscita atmosfera goticheggiante (ma nient’affatto godereccia) provocata dalla decadente ambientazione rétro. Gaburro, dato l’eccelso risultato, sigla come Alex Romano.

Riciclaggio dei due precedenti titoli della trilogia di Gaburro (Malombra e Maladonna), ottenuto ricucendo, con un breve segmento di raccordo girato ex novo, le sintesi del secondo e del primo film. Quindi una ripetizione di atmosfere, scene e dialoghi, con protagonisti la coppia Senatore-Poli, assolutamente priva di utilità ed interesse (se non filologico); peraltro nel segmento di raccordo la Senatore appare pochissimo…



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