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Per fare un albero, ci vuole un blog

Creato il 24 agosto 2011 da Kisciotte @Kisciotte_Dixit
Per fare un blog ci vuole un blogger.Per fare un blogger ci vuole un’anima.Per fare un’anima ci vuole un cuore.Per fare un cuore, ci vuole un bimbo.Per fare un bimbo ci vuole un albero.Per fare un albero ci vuole un blog.
Albero: in campagna da ragazzo ho sempre goduto a stendere l’asciugamano sotto un albero e stare lì sdraiato, a pancia sotto a leggere e poi a pancia in su, a godermi rapito il mormorio delle foglie, solleticate dal vento e dai raggi del sole sui rami alti.
Albero: da bambino ogni estate io e il fratellino avevamo la nostra base segreta, su, a mezza costa delle prime alture, alla base di un grosso albero.
Albero: la base segreta è rimasta segreta, è ancora là, per i nostri giochi di sogno, noi siamo cresciuti, invecchieremo, moriremo e l’albero ci sarà ancora, memore dei due strambi elementi che ordivano imboscate a minacce invisibili, attenti a non farsi scorgere dallo zio contadino, inconsapevole spia del nemico.
Albero: ma anche adesso (dire “da adulto” mi fa pensare a una trasformazione livello Pokemon, e quindi per me è uno stadio da videogame e non da essere umano), anche adesso vado al mio quinto alberello-ombrellone e mi ci sdraio, prima guardandolo da sotto il sole (“ma quanto sei bellino oggi!”) poi scorpacciandomi l’ombra, sempre lo sguardo tra le fronde. Sempre colmo di gratitudine: che pace, che serenità che mi dona ogni volta. E lo accarezzo. Ci coccoliamo. Ci bisbigliamo frasi segrete, che l'alberello scrive nel vento, ondulando, in punta di foglia, dopo averla intinta nel calamaio dei nostri misteri.
Albero: quando facevo riscaldamento nel parco, prima dell’allenamento su pista, mi appoggiavo ansimante al vecchio alberone a fare stretching, e d’inverno gli sbuffavo addosso la nuvoletta dei miei pensieri e gli parlavo, e lui mi ascoltava. Perché gli alberi hanno ottime capacità di ascolto.Sono pazienti gli alberi. E hanno atteso anni perché capissi che la corsa sull'anello di tartan non era per me. Alla fine ho capito che per me la gioia di correre, è correre tra gli alberi.
Albero: sarà per questo che amo la campagna, mentre non riesco ad apprezzare il mare: ho sempre bisogno di un albero, per accarezzargli la corteccia, dargli le pacche sul tronco, come fosse il sederone di un elefante che se non gli daì una bella sberla manco sente che gli vuoi bene.
Albero: con tutti i suoi fiori variopinti, un prato non è felice se non ha il suo albero custode, magari due, gentili e sportivi, pronti a offrirsi come pali della porta per giocare a pallone, con la fantasia e il "ma tua sorella è alta, che non hai nemmeno staccato i piedi da terra, pirla!" a fare da traversa.
Albero: amo anche la montagna, e tanto, ma per me la montagna finisce dove finiscono gli alberi; le cime brulle, rocciose, ostili al verde, andranno bene per Dio, ma non per me. Mi ci posso avventurare per un po', a disagio, come in apnea si nuota sotto la superficie, ma non duro a lungo fuori dal mio reame, se non torno a ossigenarmi nell'abbraccio di un albero.
A Dio il regno dei cieli, a me il regno degli alberi.
Albero: sono belli radicati gli alberi. Ogni albero, con naturalezza, fa quello che pochi eremiti e santoni riescono a fare con difficoltà: stanno lì, per tutta la vita. non ambiscono ad altro che essere alberi, eppure non sprecano un secondo dell’esistenza. Perché sono se stessi.
Albero: non posso fare a meno di cercare un albero per pisciare, e l'albero non si offende poiché conosce l'intima natura delle cose. Mica come noi che ci scandalizziamo per un rutto e nessuno mi spiega perché! Cerco l'albero con lo stesso bisogno con cui lo cerca un cane. Perché nei lunghi secondi che zampillo mi sento un poco parte di qualcosa di degno, che dura. Fino all'ultima goccia dimentico di essere un bastardo vagabondo, con poche radici il tronco storto e nessun fiore, abbandonato quaggiù ad annusare il culo dei miei simili.
Albero: gli alberi vedono ogni sorgere del sole nel nero che si fa cobalto, si beano di tutti i tramonti del mondo, di ogni tavolozza del vespro, giocano col vento, con le rondini, respirano a pieni polmoni tutte le stagioni dell’anno e della vita. Gli alberi giocano con i passerotti che cinguettano nei nidi, si fanno raccontare le vicende del mondo dalle api che frizzano tra i rami in fiore; fanno andare d'accordo le formiche e le cicale.
Albero: non hanno bisogno di andare in giro alla ricerca di chissacché. Tutte le strade conducono a un albero. Il sole non gira intorno alla terra, la terra non gira intorno al sole.Non mi interessa saperlo, non ne traggo alcun beneficio.È roba da scienziati, da cervelloni di scuole grosse.Tutto l’universo, per me, gira intorno agli alberi.
Albero: sarà per questo che gli alberi non devono farsi venire il torcicollo come i girasoli, ridicoli lacchè che si prostrano alla vana caducità del roi soleil. L'albero sta, mentre il sole gli bacia la fiera chioma. Poi indossa un vaporoso copricapo di candide nuvolette nel cielo blu, dopo i temporali si infila lo spillone dell'arcobaleno. E la notte s'adorna degli argentei riflessi di un diadema di luna e di stelle. Tutte le stelle del firmamento
Albero: se dentro di me c’è uno spirito e un giorno cercherà nuova dimora, gli auguro di trovarla in un albero, tra un picchio e uno scoiattolo, pulsando in ogni fibra del tronco, dando significato a ogni anello. Spero di rinascere albero per poi rifiorire ghianda, per ridiventare altalena al ciondolo di un bambino, o base segreta tra radici scoperte.Perché per creare anche la più ruvida e burbera delle querce, in principio, è occorso un fiore.
E voglio vivere con la testa tra le nuvole e i piedi ben piantati per terra, foss'anche letame.
Albero: se fossi un Ent vivrei intrecciando i rami con la mia Entessa, facendole piedino con le radici, sotto la tovaglia erbosa, amandola nei germogli lussuriosi di primavera, nell’esuberanza generosa della chioma estiva, nel fascinoso erotismo delle tinte autunnali, nell’algida silhouette da ghiaccio bollente dei rami spogli d’inverno, ammantati di neve.Mentre, intorno a noi, tristi insetti a due zampe si affannano per morire dentro piani di cemento.
Albero: il cuore che t'amo te lo consegnerò pulsante di gioia su una corteccia d'albero e non prostrato e avvilito davanti a una sottana parassita che ruba la linfa da un povero tronco in croce.
Albero: quanto invidio il Barone Rampante, Signore degli Alberi, e quanto ammiro Italo Calvino, e Sergio Endrigo.Nutro il sospetto che nel passato di ogni uomo dallo sguardo profondo ci sia stato almeno un albero col quale abbia giocato da bambino, un albero precettore che insegnasse stabilità, coraggio, fermezza, e insieme esuberanza, gioco, divertimento, l’ottimismo di vedere il verde in tutti gli accadimenti dela vita.
Albero: narra una leggenda che le fanciulle dagli occhi verdi abbiano passeggiato nel folto della foresta, donando agli alberi il passo lieve della loro grazia, e ricevendone in premio il colore del bosco, il più bel colore, almeno per me.
Per questo ogni iniziativa che aiuta gli alberi, anche se magari finiranno intubati in città con le radici soffocate dal cemento, condannati a dipendere dall’innaffiatura di esseri stolti, mi vince ogni diffidenza.
Per questo invito ogni blogger, se la reputa pulita e ossigenata, come l’aria che gli alberi puliscono per noi senza nulla pretendere in cambio, ad aderire all’iniziativa di “Dove Conviene”.
Altrimenti poco importa. Non sono certo tipo da serbare rancore.Sappiate solo che i rami bassi ben si prestano a un’altalena.
O a un cappio.
K.
ps: per i seguaci di Zoroastro nonché sudditi di Versailles, è stato riservato un omaggio al minuto 3,40 della canzone (la Chioma si compiace di esservi magnanima)

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