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Per la (sola) gloria!

Creato il 17 novembre 2010 da Mcnab75
Per la (sola) gloria!

Come spesso accade nel giro “buono” dei blog che seguo nascono discussioni interessanti che meritano riflessioni corollarie.

Questa volta è toccato a Matteo Poropat e a questo suo post dare il via a una serie di ragionamenti che non credo siano riservati solo agli addetti ai lavori.

A dire il vero il tema non è nemmeno una novità assoluta, anzi. Si parla della liceità di dare un prezzo all'Arte o – se vi fa schifo questa parola – all'intrattenimento.

 

Prendiamola sul personale.

Io regalo i miei ebook. Mi piace di più dire che li metto a disposizione gratuita di chi vuole leggerli e magari segnalarli a qualche amico. I riscontri di download sono sempre molto buoni. Un vero e proprio crescendo dai primissimi anni, in cui non ero nessuno e la mia scrittura faceva abbastanza pena, anche a livello stilistico/semantico. Parlando fuori dai denti e senza ipocrita modestia penso di essere più letto di tanti scribacchini offline, che pubblicano un paio di romanzi con editori poco conosciuti, salvo poi non vendere una fava e tornare nell'ombra.

Sono altresì convinto che, se dovessi mettere un prezzo agli ebook che distribuisco, la percentuale dei download precipiterebbe esponenzialmente. Questo sia da autoprodotto che con un eventuale casa editrice a farmi da chioccia.

 

Piaccia o non piaccia è così. Quando può l'italiano “ruba”. Senza mai domandarsi quali saranno le conseguenze del suo gesto. Possiamo dibattere a lungo sul giusto prezzo di libri, ebook, mp3 e film, ma non credo che il concetto cambi poi molto. Conosco persone – molte persone – che non comprano un mp3 nemmeno a 0.99 centesimi. Sinceramente non mi viene in mente un prezzo più onesto di questo. ITunes è un portale abbastanza equilibrato e onesto su cui acquistare musica (e ora anche film) legalmente. Altrove – nei paesi anglosassoni, in Germania, Nordeuropa, etc etc – le classifiche di vendita di iTunes hanno oramai un peso specifico nettamente superiore rispetto a quelle dei dischi in “carne e ossa”. Altrove, ma non in Italia, dove le classifiche dei venduti su iTunes sono ancora marginali.

In compenso spopola il download illegale di canzoni tramite eMule e simili. Non sono una verginella: anche a me capita di farlo. Ma solo in determinati casi. Se un cantante (o una specifica canzone) mi piace per davvero, compro la sua musica pagandola il giusto. Non per una forma di cavalleria, bensì perché so che i miei 0.99 eurocents (parlando di singoli) contribuiranno a mantenere in vita la carriera di quel cantante. Sia per una mera ragione economica, sia perché la casa discografica avrà così un buon riscontro, decidendo quindi di puntare ancora su di lui.

Chiaro e semplice, no?

Avendo la fortuna di avere tra i miei amici un paio di cantanti professionisti ho forse maggiore sensibilità su questo argomento, eppure mi sembra che chiunque potrebbe arrivarci, se si fermasse a pensare. A patto di avere un minimo di senso di responsabilità. Passi per i ragazzini che scaricano tutto da eMule; la loro stessa età li giustifica. Il punto è che da noi pure i cinquantenni fanno gli allegri pirati digitali. Gente che poi magari spende 100 euro per mangiarsi un risottino nel ristorante à la page in centro.


Per la (sola) gloria!

 

Per gli ebook il problema è ancor più complicato. In primis perché si tratta di un mercato ancora di nicchia. Poi perché gli editori italiani lo stanno massacrando senza ritegno, vendendo ebook a prezzi vergognosi. Infine perché, manco a dirlo, la pirateria è arrivata anche qui, con buona page di chi cerca di inventarsi astruse protezioni da inserire nei file di libri digitali.

Ah, aggiungiamo anche: gli scrittori sono di base più poveri e sfigati rispetto ai cantanti. Molti di loro (di noi?) partono da una base oramai data per scontata: non porterai a casa un euro. Se poi un romanzo fa il botto, che in Italia vuol dire vendere circa mille copie, magari avrai abbastanza soldi per cambiare il cellulare. Delle vere rockstar, non trovate?

C'è da dire che buona parte degli scrittori lavorano per la gloria. Il punto è che non lo si può fare per sempre. Quando sorgeranno altri problemi, economici o di famiglia, verrà naturale fare due conti e sospendere le attività improduttive. Magari a malincuore, magari piangendo, ma è così. Se questo accade è anche perché la scrittura, in Italia, non viene considerata un lavoro. E quindi non ha vera dignità. L'editoria digitale poteva essere un buon sistema per abbattere un sistema ottocentesco e truffaldino – quello delle grandi case editrici italiane – invece essa sta per essere distrutta dai due estremi: prezzi troppo alti per gli ebook canonici, pirateria digitale per abbattere illegalmente i suddetti prezzi.

Chi paga le conseguenze? Gli artisti. Gli scrittori. Gli scribacchini.

 

Del resto viviamo in un paese dove sta passando sempre più spesso il messaggio che evadere le tasse, fregare il prossimo, evitare di rispettare le leggi vuol dire essere dei gran fighi. Senza parlare del messaggio più dannoso di tutti: lavorare a gratis è “un sacrificio che bisogna fare”.

E se poi altri ne pagano le conseguenze, cazzi loro.
 

Per la (sola) gloria!

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