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Perchè fare psicoterapia

Da Gynepraio @valeria_fiore

Vado controtendenza: in un periodo in cui tutti scrivono consigli per regali di Natale, parlo di investimenti per il 2016. E vi suggerisco di fare psicoterapia. Mi aspetto giustamente un coro di "Ma fallo tu, ossessiva compulsiva narcisista col disturbo d'ansia generalizzato e un complesso edipico grande come lil Machu Picchu".

Ma con la calma dei forti io vi risponderò "Già fatto, grazie". Perchè, incredibile a dirsi, per 2 anni ogni giovedì mattina, prima del lavoro, mi sono recata a raccontare i fatti miei a una sconosciuta prezzolata. E adesso, che è passato un anno, continuo a pensare che sia una delle scelte più acute che abbia fatto.

Spendere per se stessi, per acquistare beni o servizi che ci diano piacere, è sempre una buona idea: i viaggi, i libri, i concerti, i divertimenti in generale. Alcuni generano dei benefici di breve termine (le risate durante uno show a teatro, il relax dopo una giornata alle terme), altri di medio-lungo termine (i ricordi positivi, l'apprendimento). Ma di tutti i piaceri, fare psicoterapia è l'unico che crea strumenti per essere più felici con sè e con gli altri: accettare che alcune persone non cambiano, smettere di pensare ai problemi altrui per dedicarsi ai propri, fidarsi dell'istinto. Queste sono solo alcuni di quelli che ho ricevuto io, ma la lista è potenzialmente infinita.

Quando suggerisco alle persone di fare psicoterapia e -tendenzialmente invano- cerco di abbattere le loro resistenze, spesso sento ricorrere la parola aiuto. L'aspettativa è quella di una persona che amichevolmente si prende cura di voi, e voi dopo aver parlato con questa persona, per effetto di una specie di misteriosa osmosi emotiva, vi sentirete meglio, leggeri, pronti a ricominciare. Il concetto di aiuto si porta dietro alcune implicazioni: la spontaneità, l'affettività e, non ultima, la gratuità. Una mamma, un'amica, una sorella vi aiutano: dalla loro visuale parziale e inevitabilmente (meravigliosamente?) compromessa dall'affetto, vi risolvono problemi, costruiscono soluzioni, partoriscono giudizi, fabbricano consigli, disegnano scenari. Uno psicoterapeuta si fa -più o meno lautamente- pagare per dare assistenza, e quindi vi insegna ad aiutarvi da soli affinchè un giorno possiate non avere più bisogno di lui. E, se è bravo, lo farà con una elegantissima e stupefacente nonchalance: perchè il tempo in sua compagnia sarà disseminato di minuscole illuminazioni e scoperte che non credevate alla vostra portata, di piccole ammissioni di colpa e prese di responsabilità di cui pochi mesi prima non sareste stati capaci. Queste epifanie, che inizialmente arrivano solo in studio sotto il suo pungolo sapiente, a un certo punto giungeranno a casa, in auto, in coda alla posta. E a quel punto nulla sarà come prima.

Il fatto che lo psicologo sia un estraneo -per carità, scelto con cura e con tanti diplomi appesi al muro- non è solo garanzia di professionalità, imparzialità, distanza. In realtà l'appuntamento con questo semisconosciuto è un premio: tanto per cominciare, è un'ora solo vostra e in questo si differenzia radicalmente da una passeggiata nel parco con un amico, dove si presume che ci sia uno scambio a doppio senso e dove quindi il tempo non è interamente dedicato a uno dei due attori. Avere una persona che vi caga ininterrottamente con ligia dedizione per 50 minuti è un lusso molto sottovalutato. Oltretutto, non potete certo annoiarvi: si parla di voi, solo di voi, sempre di voi, o a limite di fatti/cose/persone che interessano a voi. E questo, con l'amico al parco, non succede.

Per molti la questione spesa è scabrosa. Io non giudicherò nessuno su come utilizza il proprio denaro: del resto sono quella che filtra l'acqua perchè la minerale costa troppo ma ieri è andata in centro in macchina (750 m) per prendere i regali di Natale. Penso che non sia impossibile ritagliare quella cifra da uno stipendio medio: limitando altri costi, ricorrendo al SSN e anche, orrore orrore, aprendo un finanziamento o chiedendo un prestito a un famigliare. C'è chi lo fa per iscriversi in palestra, per comprarsi la pedana vibrante (sì, sono seria, conosco veramente una che l'ha fatto) o mettersi l' Invisalign. E' questione di priorità: i denti dritti sono più urgenti/socialmente utili/materialmente accessibili rispetto, che so, a gestire la propria ansia o imparare a dire di no. Ma soprattutto, staccato l'assegno, il ruolo dell' acquirente è finito: deve solo lavarsi i denti e passare il filo 2 volte al dì. Fare psicoterapia è meno facile e richiede di ragionare come un investitore, come il soggetto attivo e pensante di una joint venture che può determinare il fallimento o il successo dell'impresa.

Sul tema denaro, anche io spesso pensato di non potermelo permettere. Ma vi giuro che il mio stile di vita, quando affrontavo la spesa della psicoterapia, non è cambiato: sono comunque andata in vacanza, al cinema, dal parrucchiere. Ho continuato a essere indisciplinata, ad autoconfortarmi comprando oggetti, eppure ce l'ho fatta ugualmente: quasi inconsciamente, il mio budget si è auto-assestato. Forse ho mangiato pane e cipolle per due anni, ma ero così assorbita dal mio lavoro di introspezione da non accorgermene? La risposta è no, ma una delle spese che ho tagliato sono state le settimanali cene al ristorante e le 5 consumazioni alcoliche del weekend: vi assicuro che solo con questo accorgimento mezza psicoterapia l'ho pagata.

Amici, che macchina meravigliosa è la mente umana! Che animale evoluto è l'uomo! Che capacità di adeguarci all'ambiente ostile e ridimensionare i bisogni ci hanno lasciato in eredità i nostri progenitori di Neanderthal! Questo stesso meraviglioso spirito di adattamento mi ha indotto, nel giro di pochi giorni dalla fine della terapia, a ricominciare ad andare al ristorante e comprare inutilità a manetta. Alla fine è psicoterapia, mica magia nera.


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