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Perché Furiosa è il nostro personaggio dell’anno

Creato il 29 dicembre 2015 da Trescic @loredanagenna
FuriosaArm_PIC Che sia il vostro titolo dell’anno o meno, Mad Max: Fury Road è uno dei titoli più importanti dell’anno. Tanto che il 70enne George Miller ha già raschiato alcuni premi decisivi per la corsa a miglior film degli Oscar 2016 (salvo sorprese dell’ultimo minuto alle nomination). A essere responsabili di tanta deferenza generalizzata saranno stati i suggestivi effetti visivi, la complessa coreografia dei veicoli in corsa nella Wasteland o l’intreccio teso che porta lo spettatore ad attendere il finale con i denti digrignati. Infine, sarà stata la sorpresa di non vedere necessariamente santificato Tom Hardy nei panni del nuovo Mad Max, titolare della saga. Che invece, proprio come una vecchia auto truccata e nobilitata da un volante sacro, ha preso una scorciatoia imprevedibile verso la gloria regalando il suo cuore a un personaggio tecnicamente secondario: l’Imperatrice Furiosa. Il nostro personaggio dell’anno. Su Furiosa, la guerriera dal passato misterioso interpretata dalla eccellente Charlize Theron, sono stati versati fiumi d’inchiostro in tutto il mondo. Di fronte alla preponderanza della sua figura in Fury Road, alcune sacche di misoginia si sono improvvisamente rovesciate e moltissime mani hanno applaudito (per fortuna, il fragore di queste ultime ha trasformato il resto in rumore di fondo). Dunque, una domanda: nel 2015, che ha visto apparire su grande schermo donne interessanti e sfaccettate come Jessica Jones, Supergirl o Rey di Star Wars: Il risveglio della Forza in ruoli da assolute protagoniste, perché abbiamo scelto proprio Furiosa? È facile disegnare un personaggio femminile cazzuto (sottolineando la concessione al fallocentrismo del linguaggio): basta attribuirgli doti tradizionalmente dipinte come virili quali forza fisica, determinazione di fronte agli ostacoli, capacità di maneggiare le armi, mancanza di scrupoli o tentennamenti di fronte a un bene più grande quasi sempre scritto nel sangue. Questa non è una novità. Questa non è la strada perché nel tentativo di definire una donna diversa dal canone, si finisce per rappresentare un uomo con le tette. A distinguere, invece, una potente eroina da una sagoma di femmina col bazuka è l’accettazione di alcune contraddizioni culturali e sociali. Con uno scarto ulteriore. La scrittura di Furiosa è, per certi versi, unica. Non tanto perché in qualche modo l’importanza del suo personaggio nella cornice di un film action percepito come maschile abbia funzionato da cavallo di Troia per la rappresentazione di genere, non tanto perché è addirittura disabile ma perché – molto più semplicemente – chi l’ha costruita non ha avuto paura di contraddirsi. Furiosa non è soltanto forte, determinata, brava con il mitra o sanguinaria; è anche materna, amorevole, bisognosa di cure (come di fatto accade), bella, molto sensuale, malinconica, allegra, triste, rabbiosa, paziente, attiva, stanca e tutto il resto. Furiosa, in una parola sola, è un essere umano. Non è una femmina. È un essere umano. Di esseri umani simili al cinema e in tv ne abbiamo visti. Sarah Connor, Ripley o la Sposa di Quentin Tarantino sono buoni esempi di donne rappresentate in maniera più o meno egregia nella crepa che corre tra mamma ed eroe. George Miller, però, non sembra essersi accontentato di guardare in quella crepa per affrescare l’Imperatrice: sembra aver deciso di chiuderla. Di fare di Furiosa un personaggio non contraddittorio nel suo statuto di gentildonna d’azione a cui è concesso di essere esattamente ciò che è senza che un singolo giudizio di valore venga mai passato o un sopracciglio venga mai sollevato in un film che, peraltro, ha trasformato la Natura in una sorta di personaggio vero e proprio. Molto, in questo senso, ha fatto la dimensione corale di Mad Max: Fury Road perché è proprio sul palcoscenico della pellicola, popolata da tante donne quante se n’erano raramente viste in un film d’azione, che l’identità di ciascuna è veramente messa in condizione di emergere. Ed ecco un fantastico, affatto scontato corollario alla questione Furiosa, direttamente dal maestro Miller: per rappresentare al meglio una donna in un prodotto di finzione, ce ne vogliono altre. Questione di Bechdel Test, ma soprattutto di ritrovata normalità di contesto. The post Perché Furiosa è il nostro personaggio dell’anno appeared first on Wired.

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