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Perché i giovani dormono troppo?

Da Mariagraziapsi

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È sempre la stessa storia: i genitori di tutto il mondo urlano contro i loro figli adolescenti perché dormono troppo, sono già stanchi fin dal mattino e non hanno voglia di fare nulla. Ma sono davvero così pigri come sembra? Gli studi suggeriscono diversamente. Gli adolescenti possono dormire fino a oltre nove ore e mezzo dal momento che producono un ormone della crescita.

La causa più comune del dormire molto di più può essere attribuita all’effetto rebound (effetto rimbalzo) di una volontaria privazione del sonno dovuta principalmente al lavoro, allo studio ed ai rapporti sociali; tale condizione priva le generazioni più giovani di circa il 20% di sonno rispetto al passato. La perdita di sonno può influenzare negativamente la capacità di apprendimento e di memoria, per non parlare di sbalzi d’umore e letargia.

Nottate trascorse davanti alla televisione, a giocare o a navigare in internet oppure fuori con gli amici, possono causare un massiccio debito di sonno, di difficile recupero. Dal momento che hanno molta vita sociale e intense sedute di studio, gli adolescenti tendono ad andare a letto il più tardi possibile restando alzati quanto più possono. L’uso di dispositivi elettronici, come gli smartphone, andrebbe limitato almeno un’ora prima di andare a letto: questo per il semplice motivo che i display luminosi eccitano la retina a tal punto da impedire un buon rilascio di melatonina, responsabile del sonno.

Durante il sonno, nel cervello avvengono vari processi tra cui rilascio di ormoni, recu­pero delle energie, riparazione cellulare e consolidamento di informazioni. Difatti la me­latonina è implicata nel rapporto sonno-veglia e la sua quantità aumenta all’aumentare dell’oscurità. Impedendo quindi al corpo un corretto sonno regolato dai rilasci circadiani di melatonina, gli adolescenti necessitano di un buon recupero. Poiché essi si privano di sonno, le ore “perse” si accumulano progressivamente, creando una vera e propria carenza di sonno. Cercare di recuperare tali ore rischia, però, di essere deleterio. Frequenti pisolini diurni e sonni involontari, causati da stanchezza, rischiano di produrre, oltre che deficit di concentrazione e di attenzione, una forte sonnolenza che può ulteriormente aumentare con il tempo senza, però, avere un carattere di vero attacco di sonno. Se ciò si manifesta per più di un mese, è possibile avere poi un disturbo da ipersonnia primaria: tale disturbo può causare disagio significativo e compromettere l’ambito lavorativo, sociale ed interpersonale dell’individuo. Le persone affette da ipersonnia primaria, che insorge, generalmente, tra i 15 e i 30 anni di età e colpi­sce il 5-10% della popolazione, avvertono una sonnolenza che aumenta nel tempo soprat­tutto in situazioni di bassa stimolazione o di bassa attività, come leggere un libro o guar­dare la televisione. Dormire di più può trovare una spiegazione nella mancanza di una proteina neuronale. Tutto ciò è il risultato di uno studio statunitense, pubblicato sulla rivi­sta Nature. La ricerca, condotta da un team di studiosi della Northwestern University di Evanston (Usa), ha scoperto il ruolo di un gene, chiamato “24 – CG4857”, che regola il ritmo circadiano.

Diverso è il disturbo da narcolessia in quanto comporta attacchi persistenti di sonno risto­ratore che ricorrono quotidianamente per almeno tre mesi con presenza di cataplessia (brevi episodi di improvvisa perdita bilaterale del tono muscolare, più spesso in associazione con emozioni intense) e/o ricorrenti intrusioni di sonno profondo nel pas­saggio tra il sonno e la veglia, come attestato sia da allucinazioni ipnopompiche (intensa at­tività simile al sogno appena dopo il risveglio) o ipnagogiche (intensa attività simile al sogno subito prima di addormentarsi), sia da paralisi del sonno all’inizio o alla fine degli episodi di sonno (i soggetti riferiscono di sentirsi svegli, ma inca­paci di muoversi o di parlare, riuscendo solo a muovere gli occhi, i cui muscoli non sono interessati da atonia). Si stima che una percentuale esigua di persone, 0,02-0,16%, sia affetta da narcolessia. Normalmente tale patologia, che colpisce maggiormente gli uomini, ha il suo esordio in adolescenza anche se sintomi di eccessiva sonnolenza diurna già in età scolare possono essere rintracciabili come primi sintomi della narcolessia.

È bene osservare con cura la sonnolenza dei giovani osservando la frequenza diurna con la quale essi incorrono a stati di sonno. Maggiore è tale frequenza, maggiore è il rischio di presenza di qualche disturbo. Se invece qualche fanciullo dormirà fino a tarda mattinata restando attivo durante la giornata, non temete, avrà avuto sicuramente una bella e memorabile serata in compagnia!

Benedetto Rosalia

Bibliografia e sitografia

DSM-IV-TR Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Text Revision, 2002

Mark F. Bear, Barry W. Connors, Michael A. Paradiso, Neuroscienze: Esplorando il cervello, Terza Edizione, Elsevier.

http://www.benessere.com

http://www.polisonnografia.it



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