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Perché morirà la poesia

Creato il 03 novembre 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Perché morirà la poesia. Quasi un epitaffio.

1195401_84100834Perché morirà la poesia? Perché è difficile leggerla? Domande che mi sono posto più volte guardando cosa e quanto (poco) venda la poesia di qualsiasi livello. Anche i grandi vate del verso eccelso, a ben vedere, sono letti più per una forma di dovere, dalla maggior parte delle persone, che per un reale apprezzamento. Mentre i veri estimatori di questa forma letteraria (almeno quelli paganti, disposti a spendere per una silloge) sono in realtà molto pochi.

E dunque perché?

Perché la poesia, la buona poesia, comunica a chi legge qualcosa di profondo, qualcosa che va a smuovere sensazioni complesse e crea le basi per riflessioni più profonde su se stessi, su quanto ci circonda e su quanto possano essere sensibili certi punti del proprio animo.
E oggi, in un tempo in cui si corre al lavoro, o alla sua ricerca, a studiare, oppure a tenere in ordine una casa, non si trova più lo spunto per ritrovare un po’ di quella sana introspezione che aiuta a ristabilire il proprio equilibrio e la propria pace emotiva. Oggi, fra impegni veri ed effimeri, questi tempi sono andati perduti lungo la strada su cui ci siamo avviati verso il futuro. Per mantenere intatto il proprio stato di esteriorità sociale, siamo costretti a impelagarci in milioni di attività che ci portano sempre più a fare per apparire piuttosto che a meditare per essere. Per fini più complessi, e molto meno nobili, ovvero quello che chiamo marketing personale, si ha sempre più la necessità di vendere se stessi, per gli scopi più diversi, trasformandosi un “prodotto” e presentandosi con una bella confezione. Poco importa poi se, nella maggior parte dei casi, nella confezione non c’è niente di valore.
In questo contesto come si inserisce la poesia?
Semplice, non si inserisce perché non trova gli spazi adatti per essere assaporata e compresa correttamente. Leggere di corsa, gustando solo una o due sfumature delle composizioni, banalizza la poesia. Se c’è una parte di poesia che vende, è proprio quella più banale e di facile comprensione. Per intenderci: sole, cuore, amore. Tutto questo crea una svalutazione sia della poesia sia del lettore. Si ha un’abrasione superficiale dell’apparenza e non si arriva dove dovrebbe essere di casa l’arte poetica, ovvero nell’anima. Si ha una superficializzazione delle persone che perdono se stesse nella continua ricerca di valori che sono sempre più effimeri. In queste condizioni la poesia, anche scaturita dalle migliori penne, non trova terreno fertile in cui far maturare i propri semi. Trova soltanto una diffusa aridità nei lettori che, oltre a non comprendere ciò che leggono, denigrano (per mia esperienza personale) e svalutano sia la poesia sia i suoi estimatori, oltre a coloro che ne sono gli autori.

Tuttavia, dati gli sviluppi degli ultimi formati dell’ebook, che permettono una formattazione e impaginazione essenzialmente indistinguibile da quella del cartaceo, ostacolo che frenava i poeti dall’utilizzo del digitale, si potrebbe assistere a un rifioritura della poesia e a una sua diffusione capillare fra i lettori, visti anche i prezzi estremamente contenuti a cui sono accessibili i libri elettronici. Purtroppo, viste le resistenze di alcune frange di lettori nell’apprezzare l’arte del verso in digitale, rimanendo ancorati al supporto materiale, tutto questo non è per il momento, avvenuto. Questo fatto stupisce perché la poesia parla all’anima tramite il suo contenuto, indipendentemente dal mezzo che si utilizza per leggerla, quindi se ne può dedurre che ci sia una resistenza non solo verso l’evoluzione ma anche verso l’introspezione stessa che l’arte poetica dona.
La poesia come fenomeno di nicchia quindi? Si ovviamente, ma anche no.
No per il fatto che l’animo umano ha necessità di bello, di estetica nella forma migliore, di un fattore X che arricchisca gli animi. Purtroppo abbiamo a che fare con anime disperse che, come naufraghi nel tempestoso mare dell’oggi, vogliono del tutto e subito. E i naufraghi cercano soluzioni per sopravvivere, oppure se le creano. Questo spiega il fenomeno, che si osserva sempre più spesso e soprattutto nei social network, in cui la poesia è diventata pervasiva e invasiva, come un’alga infestante che talvolta soffoca. E nel variopinto e pittoresco mondo virtuale la quantità e la varietà di scritti che si possono leggere è altissima. Provo a stilare un piccolo campionario in base ai soggetti più diffusi:

  • Ermetici ristretti
  • Poeti di protesta e accusa
  • Poeti dell’amore
  • Prosatori poetici, rimatori e metricisti inguaribili
  • Simbolisti empatici
  • Estimatori di Haiku e generi affini

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