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Perché scrivo?

Da Adc
Perché scrivo?

Perché scrivo? Ultimamente mi pongo spesso questa domanda. Mi viene da pensare perché, perché questo scrupolo mi viene solo adesso? Eppure ho sempre scritto. Ora però, a quasi ventitre anni, mi trovo a dovermi confrontare con la realtà delle cose e del mondo. E, soprattutto, è arrivato il momento di confrontarmi con la mia di realtà, col mio futuro, con quello che mi aspetta. Gli anni passano e uno deve pur pensare (o provare a farlo) a ciò che lo aspetta. Dunque, perché scrivo? Di tante attività che una persona può fare, perché ho scelto di andarmi a chiudere proprio nel magico e infame mondo della scrittura?

La prima risposta che mi sono dato, mette in chiaro alcune cose: non ho mai scelto di scrivere. Non mi sono mai detto: Ehi, ecco cosa devo fare! Devo scrivere, diventare uno scrittore! Non è mai accaduto niente del genere. Sinceramente se, oggi, devo pensare a quando ho iniziato a scrivere e, soprattutto, perché l’ho fatto, non so darmi una risposta. Posso dire, abbastanza banalmente, che, molto probabilmente, è stata la scrittura a scegliere me. Ho iniziato a scrivere e, da allora, non ho più smesso. Ma perché scrivo? Deve pur esserci una spiegazione logica. Ogni cosa si fa per qualche motivo. Dopo molte riflessioni, l’unica cosa sensata che mi è venuta in mente è altrettanto banale: scrivo perché devo. Scrivo, cioè, perché ne sento il bisogno, perché scrivendo riesco a star meglio con me stesso, ad alleggerirmi, a togliermi dei pesi. In altre parole, scrivere mi aiuta ad andare avanti. Senza la scrittura, una parte di me scoppierebbe, non so con quali conseguenze. Scrivere per non affogare, è questa la motivazione che mi spinge ad andare avanti ogni giorno. Poco importa a chi o a quanti le mie parole riescono ad arrivare. L’importante è buttarle fuori e lasciarle lì. La cosa che più conta è farle uscire, far spazio per quelle che verranno dopo. Sia chiaro, mi fa piacere se qualcuno compra il mio libro, mi fanno piacere i vostri complimenti e commenti sul blog. Anche le critiche. E’ tutto bello, ma non è questo che è importante. Basta scrivere ed andare avanti.

Poi, però, si affacciano nuove domande e problematiche. Nel senso, è bello scrivere e tutto il resto, ok. Ma a cosa mi porterà tutto questo? Uno deve pur mangiare, no? Dopo la laurea (si spera!) cos’è che farò? Cos’ha da offrire la società ad uno scribacchino? Questo, sinceramente, non lo so. O meglio, preferisco pensare di non saperlo, altrimenti le cose si farebbero molto più difficili. Andiamo avanti e speriamo. D’altronde, uno scrittore (non vi dico chi, scopritelo voi) una volta ha detto che lo scrittore è uno che vorrebbe fare tutto, ma che non sa fare niente. In un certo senso è vero. Credo, inoltre, che scrittori si nasca. E non parlo di talento per la tecnica dello scrivere (quella si ottiene col tempo), ma della necessità di scrivere solo per il piacere di farlo. Ecco perché scrivo, solamente per il piacere che mi da farlo. Nient’altro.


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