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Perchè scrivo? Roberto Bolaño

Creato il 29 marzo 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti
Foto di Jaime González

Foto di Jaime González

PERCHÉ SCRIVO? – La rubrica dedicata ai perché della scrittura

Roberto Bolaño

La vita stessa non credo obblighi nessuno a scrivere. Il momento in cui una persona decide di essere scrittore è un istante di follia totale e di volontà, intesa nel senso nietzschiano della parola, che ha un significato abbastanza delirante. Scrivere non è normale, normale è il leggere, piacevole è il leggere ed incluso il leggere è elegante. Scrivere è un esercizio di masochismo; leggere a volte può essere un esercizio di sadismo, però generalmente è una occupazione interessantissima. Io decisi di mettermi a scrivere a sedici anni, in Messico, e per di più in un momento di rottura totale, con la famiglia, con tutto; come solitamente si fanno queste cose.

Quando scrivo, insisto a rischio di essere pedante (che, d’altra parte è probabile che lo sia) l’unica cosa che mi interessa è la scrittura, vale a dire la forma, il ritmo, la trama.

La verità è che non credo troppo nella scrittura. A cominciare dalla mia. Essere scrittore è gradevole, no, gradevole non è la parola giusta; è una attività che non manca di momenti molto divertenti, però conosco altre attività ancora più divertenti, divertenti nel senso in cui per me è divertente la letteratura. Essere rapinatore di banche, per esempio. O regista cinematografico. O gigolò. O essere di nuovo bambino e giocare in una squadra di calcio più o meno apocalittica. Sfortunatamente il bambino cresce, il rapinatore lo ammazzano, il regista resta senza soldi e il gigolò si ammala, e allora non ti resta più altra alternativa che scrivere. Uso la parola scrivere come antonimo di aspettare. Non c’è attesa, c’è scrittura. Comunque è assai probabile che mi sbagli e che anche la scrittura sia un’altra forma di attesa, di dilazione. Mi piacerebbe credere di no. Ma come ho detto è molto probabile che mi stia sbagliando.

Non faccio in modo che qualcuno ricordi qualcosa, è già tanto se io riesco a ricordare. Più che ricordare è guardare, semplicemente guardare qualcosa che uno molte volte non vuole neppure vedere. Però la missione di uno scrittore (ammesso che qualche scrittore abbia una missione, che in realtà non ha) non è servire da promemoria. Lo scrittore semplicemente scrive.

Estratti da Bolaño por si mismo, raccolta delle interviste rilasciate da Bolaño nel periodo 1998-2003, curata da Andrés Braithwaite.

Qui la rassegna stampa di Oblique su Roberto Bolaño.

Roberto Bolaño è morto il 15 luglio 2003 a cinquant’anni in un ospedale di Barcellona, era in attesa di un trapianto di fegato.

Roberto Bolano


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