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Perchè sono femminista

Creato il 17 novembre 2013 da Femminileplurale

Dal 25 al 27 ottobre 2013 si è tenuta a Roma la settima Scuola Politica dell’UDI. Durante la sessione di sabato pomeriggio intitolata “A partire da me” ho tenuto una relazione dal titolo “Perchè sono femminista”. Riproponiamo qui la relazione, che verrà presentata “a puntate”, dato che è stata ampliata e arricchita dalle riflessioni emerse durante la Scuola Politica.

* * *

 [Le donne vivono] una situazione di semi-parità: la possibilità di una parità professionale e politica esiste in teoria, ma solo come ideale che non si riesce a realizzare nella pratica per tutta una serie di influenze negative, non ultime le pressioni psicologiche”

(Mary Daly, La chiesa e il secondo sesso)

Capitolo 1: di generazioni, genealogie e madri simboliche

Yayoi Kusama,

Yayoi Kusama*, “Infinity Nets”

Femministe autodidatte

Sono femminista, perchè il sapere del femminismo ha innanzitutto portato alla luce un sistema complesso di dominio e perché con le sue pratiche permette di combattere tale sistema.

Il contatto con le donne che prima di me sono state femministe diventa momento essenziale di presa di coscienza e rappresenta un punto fermo per arricchire il percorso che singolarmente ciascuna di noi intraprende, partendo dalla propria esperienza personale. Mi considero una femminista “autodidatta”, non ho preso coscienza per così dire “in presenza”, partecipando alle attività di un gruppo già consolidato o grazie alla guida di donne autorevoli che mi abbiano indicato una strada. Sono entrata in contatto con tali donne autorevoli in primis per mezzo dei loro libri, e ho conosciuto il percorso del femminismo per mezzo della loro parola scritta. Solo in seguito ho avuto la fortuna di conoscere di persona alcune delle donne di cui avevo letto i pensieri.

Non mi sento dunque di riconoscere madri simboliche il cui insegnamento sia per me così schiacciante da costituirsi come limite al libero sviluppo del mio pensiero di femminista e alla mia presa di parola.

Scontro generazionale

Ci siamo trovate – anche durante la Scuola Politica dell’Udi come già a Paestum 2013 – a rifiutare l’appellativo di “giovani”. Pur comprendendo la necessità e la buonafede che spinge ad usare l’espressione “giovani” per un’ovvia esigenza di differenziazione tra età anagrafiche diverse, cerchiamo di evitare il più possibile l’utilizzo di questa espressione, che categorizza e che instaura  - seppur involontariamente –  rapporti gerarchici.

Emma Baeri ha – scherzosamente ma non troppo – proposto l’espressione di femministe “diversamente mature”. Un’efficace

Yayoi Kusama, Untitled 1939 (Yayoi, all'età di 10 anni ritrae la madre)

Yayoi Kusama, Untitled 1939 (Yayoi, all’età di 10 anni, ritrae la madre)

quanto ironico superamento dell’empasse. Sia agli incontri di Paestum, sia anche alla Scuola Politica di quest’anno, per interpretare alcuni episodi o alcune discussioni, ci si è richiamate al tema dello “scontro” tra generazioni. A parte l’infelice espressione, che pone un necessario e costruttivo confronto tra donne di età anagrafiche differenti nell’ottica maschile di leaderismo e competizione, da femminista “diversamente matura” ritengo che, proprio per le ragioni che ho sopra esposto e proprio per il mio percorso (che è mio ma anche delle compagne che insieme a me scrivono su questo blog), il conflitto tra donne di età diverse sia un falso problema. Lungi dal voler assumere una prospettiva “negazionista” o esageratamente pacificata, ho però la consapevolezza del fatto che spesso non c’è alcuno scontro a livello di generazione ma solo percorsi ed esperienze diverse che possono rendere difficile la relazione. Ma mettendosi in ascolto delle altre e assumendosi l’autorità di farsi ascoltare, il presunto scontro si supera. Di certo sarà necessario un momento per sincronizzare linguaggi e pensieri, nella consapevolezza che le mie rivendicazioni e i miei problemi saranno probabilmente diversi da quelli di una donna di età diversa dalla mia, sia essa più piccola o più grande, ma ciò non toglie che si possa costruire uno spazio in cui discutere e portare avanti le istanze di ciascuna.

Femministe storiche o storicamente femministe?

“Siamo femministe storiche o siamo storicamente femministe?” si è chiesta Lia Ranzi (Ravenna) durante la Scuola Politica. Un’altra ragione per cui credo che il tema del conflitto tra età diverse sia un falso problema mi è stato suggerito da questa domanda/affermazione e dal tema della memoria, questione centrale per le donne dell’UDI. Richiamarsi ad un fantomatico “scontro” tra generazioni costituisce implicitamente la volontà di differenziazione, di porsi come qualcosa di separato e di unico, privo di punti in comune. La memoria e la storia invece ci mostrano esattamente il contrario: non esistono nuovi inizi e non ci sono rivoluzioni, tutto quello che viene dopo è conseguenza di qualcosa che c’è stato prima. Così noi “giovani”, che non potremmo essere femministe senza le donne nate prima di noi, ma anche le stesse donne nate prima di noi  non avrebbero potuto produrre la novità del femminismo degli anni ’70 senza il contributo delle donne venute ancora prima, delle donne della Resistenza e di quelle nate ancora prima di loro. Come ha sottolineato Vittoria Tola durante la Scuola: “viviamo in una cultura che cancella” e in quanto cultura patriarcale essa cancella dalla storia in primis le donne. Non c’è scontro perchè non c’è un prima e un dopo, non ci sono inizi nuovi e passati da superare, non ci sono spartiacque, ma c’è un percorso che tiene dentro tutte le donne che nel corso della storia hanno riconosciuto di essere immerse nel patriarcato e hanno cercato di ribellarsi ad esso, nelle modalità di pratica e di pensiero consone ai propri tempi.

Per questo non avverto alcun conflitto, perché vivo l’esperienza di incontro e dialogo con altre femministe sempre come un momento di arricchimento e di scambio. Mi assumo la responsabilità di pormi in ascolto dell’altra e mi assumo l’autorità di prendere parola.

Questa Scuola Politica è un’occasione preziosa per conoscere donne diverse da me, non solo per età ma anche per esperienza, formazione, politica, ma anche desideri e aspettative.

* Su Yayoi Kusama, considerata la più grande artista giapponese vivente,  le notizie in italiano sono scarse. Rimandiamo al suo sito personale e alla versione inglese di Wikipedia.


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