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Perché una recensione ha sempre a che fare con un autogrill

Creato il 14 dicembre 2011 da Thefreak @TheFreak_ITA

Come si decida di leggere un libro. Quale sia il procedimento che scatta dentro la nostra testa. Quand’è che siamo pronti a conoscere. Quelle parole. Quei mondi. Me lo sono sempre chiesto.

Per sentito dire? “Ehi …sai, c’è questo scrittore che è proprio forte e…”.

Attraverso una recensione? “Esce oggi la nuova opera di sole 3784 pagine…”.

A causa di una grafica accattivante? “Toh, guarda che silhouette la tizia in copertina…”.

Deve esserci dell’altro. L’ho sempre pensato. Non si tratta della motivazione. Ma del movente. Della sensazione. Di quell’impulso che ti costringe a sfogliare le pagine. A lasciarci sopra i tuoi pensieri. A fermarti. Come quando devi scegliere un autogrill sperduto, nell’autostrada dei tuoi giorni. E non sai. Chi incontrerai. Se ci saranno facce amiche. Se il caffè avrà un saporaccio amarognolo. O se la cameriera sarà di pessimo umore. Di fatto, è un fatto. Non lo sai. Non puoi saperlo. Così vale per un libro. Non sai quali personaggi. Quali personaggi si siederanno con te. Quali ti guarderanno con disappunto. Quali ti incoraggeranno. E quali altri ti faranno sollevare le spalle. Per quali ti commuoverai. Per chi di loro. Sceglierai di fare il tifo. E spererai. Con tutta la forza che solo lettori e sognatori posseggono. Con tutta quella forza spererai. Che per loro possa sorgere uno splendido mattino. Qualcuno una volta disse (e non ricordo se sia stato un famoso scrittore o un mio amico alle 6 di mattina, ma le due cose possono coincidere) che la scrittura deve sempre avere a che fare con la vita. E questo è vero. E questo sarà Sempre e Comunque vero. Perché il lettore ha sempre a che fare con i personaggi. Si trova invischiato nelle loro storie. Si perde. Dentro labirinti di inchiostro o bit. Ama. E viene amato da quei personaggi. Come solo i bravi amanti sanno fare. Lasciando andare. E riprendendo. Chiudendo violentemente una pagina per non essere scoperti. Magari d’un racconto fantastico, durante l’ora di storia del diritto. Per non essere scoperti. Come certe coppie di ragazzini che restano per ore ed ore a baciarsi dentro i portoni alle tre di notte. Sperando. Che a quell’ora no, non rientri il loro dirimpettaio. Per questo la scrittura ha a che fare con la vita. Perché ti costringe a sentire lo stesso brivido. La stessa ebbra attesa. Come quando, dopo una violenta litigata, speri che la donna per la quale ti faresti dannare perfino l’anima, o, almeno, accetteresti di farti portare via la macchina, risponda. Risponda a quel maledetto telefono. Con la stessa ebbra attesa. Aspettiamo. Che le cose si mettano a posto, talvolta. Per noi. E per quei personaggi. Che non invecchiano. E che non possono lasciarsi andare. Né lasciarci andare. Mai davvero. Mai. Definitivamente. Ed è il lettore ad essere l’inseguito. Il bramato. Mai il contrario. E’ lui quello a cui viene chiesto, in un immaginario dialogo, “mi chiamerai domani?”. E’ lui. L’incognita. Il fuggiasco. Il vagabondo. Il ramingo. L’eterno assente. Un Godot che ha il potere di accomodarsi su qualsiasi panchina di carta desideri. Per sempre riconosciuto. Per sempre affascinato. Per sempre bramato. Per sempre. Amato.

Per questo, recensioni di libri già usciti da tempo. Come quando si inizia a ricordare. Di vecchie storie d’amore. Di tutta la luce che filtrò in quelle stanze, mentre ancora eravamo addormentati. Perché  è bello tornare là, dentro quelle pagine che odorano di vissuto. Che ci hanno condotto per mano, attraverso mille sfaccettature della nostra vita. “Questo l’avevo letto prima degli esami…” . E, inevitabilmente, quelle storie si legano. A noi. E si legano. Per noi. Divenendo qualcosa di intimo, di indissolubilmente personale. Una copia, che sia nel cassetto di una cameretta abbandonata o in un’elegante libreria di quercia, che sia in uno zaino impolverato o tutta stropicciata in una borsa per viaggiatori. Una sola copia. Che non somiglia a tutte le altre. Perché, come la nostra vita, ha terribilmente a che fare con Noi.


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