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Percorsi natalizi

Creato il 17 dicembre 2010 da Energieindivenire
Percorsi natalizi
Anche quest’anno passerò diverso tempo delle vacanze natalizie seduto davanti ad un presepe. Potrei persino descrivere la mia vita attraverso i diversi presepi che si sono susseguiti in casa mia.
Devo ripercorrerli a ritroso, altrimenti non riesco a rammentarli tutti. Però se parto dall’ultimo, quello del Natale 2009, il più bello di tutti, ricco di nuovi personaggi; se parto da questo, ricordo l’affetto di una ragazza verso la quale ora saprei meglio come comportarmi, e quello di mia nonna che, nel suo ultimo natale con noi, mi osservava allestire il presepe dal suo letto senza poter parlare.
Era il Natale del mio affrancamento. Da cosa, lo racconterò in un post che non scriverò mai.
Anche il presepe del 2008 era carino, ma le luci che lo illuminavano erano davvero troppo fioche. Mi telefonava ogni giorno una ragazza, ci sentivamo e le proponevo continuamente sconcerie, dette e poi realizzate. Sentendone le risposte eccitate, accrescevo consapevolmente il mio eGo.
L’anno prima la stessa ragazza era già nella mia vita, la umiliavo e ne abusavo incurante (anzi, a causa) del suo amore. Tuttavia, per qualche ragione non avevo grande entusiasmo nell’allestire le quattro casette attorno alla stalla.
Nel 2006 invece avevo comprato una fontanella, e per la prima volta nel mio presepe sgorgava un po’ d’acqua. Fu un pessimo acquisto però, cominciò quasi da subito a perdere, allagando tutto e bagnando la carta pesta. Mi accompagnava I., in un rapporto d’amore unilaterale che non sapevo come chiudere.
Gli anni precedenti erano i più avvincenti per me, non avevo tempo da dedicare a delle statuine. Ma, come sempre, rimanevo ore a fissare il pastore, il fornaio e gli altri personaggi allestiti questa volta da mia madre.
Ricordo però con grande affetto il presepe del 1993 quando, a piazza Navona, comprai un pastorello per niente grazioso, ma molto importante: di quell’acquisto ricordo infatti la voglia di libertà e d’indipendenza che mi diedero le due mila lire con cui lo pagai.
E potrei ripercorrere la mia vita, e i miei Natali, attraverso i regali che ho ricevuto (ci sarebbe da divertirsi per la loro bizzarria) o per la quantità di panettoni presente sotto l’albero (che è andata via via scemando).
Ma il racconto di Natale più bello, e che voglio condividere oggi con voi, è quello di mio padre il quale, appena 19enne, arrivava in un paesino piccolo come Artena dopo essere cresciuto ad Addis Abeba. Al risveglio dalla prima notte, entusiasta dalla nuova esperienza, nonostante il freddo si avviò di gran lena verso la discesa che dalla collina conduce alla grande strada dove un autobus lo avrebbe portato al lavoro.
A passi svelti, arrivato alla prima curva, scoprì una cosa (anzi una parola) di cui non aveva mai sentito parlare: “ghiaccio”. Quando lo incontrò, scivolò rovinosamente sull’asfalto infortunandosi al braccio e ferendosi abbastanza gravemente alla fronte.
La nuova esperienza partiva con il piede sbagliato, non fosse che – anche grazie a quella ferita – entrò nelle grazie della più bella ragazza del paese: la sua futura moglie.
Buon Natale!

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