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Permit players, recuperi, stranieri: l’aritmetica di una follia organizzativa

Creato il 24 febbraio 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Premessa d’obbligo: questo articolo parla del Benetton Treviso, ma è una pura contingenza, potevano esserci gli Aironi. Vero oggetto del “contendere”Permit players, recuperi, stranieri: l’aritmetica di una follia organizzativa sono le regole.

Il Benetton rugby ha una rosa di 41 giocatori. Quindici sono stati chiamati in nazionale. Quindi a casa ne sono rimasti 26. In realtà sono 23 perché Sepe, Muccignat e Derbyshire sono infortunati. Un altro – Benjamin Vermaak – nonostante le non perfette condizioni fisiche è stato dichiarato abile e arruolato per motivi di necessità contingente. Ventitre giocatori contati. Sono quelli con cui Treviso ha affrontato ieri sera in Galles gli Scarlets.
Ora, uno potrebbe dire, “23 te ne servono, 23 ne hai”. Vero. Però la panchina è zeppa di prime linee e le regole FIR che non consentono di mettere due stranieri in prima linea hanno obbligato il tecnico Franco Smith a dirottare Vidal – che nella vita fa il tallonatore – in terza linea.
Dice: ci sono i permit players. Vero anche questo, però questi giocatori o stanno nella lista dei 23 o non possono rimanere con le franchigie, ma fare ritorno ai loro club.  Quindi Treviso si è trovata di fronte a un dubbio che sostanzialmente si può ridurre così: chiamo un permit player e lascio fuori uno dei giocatori che stanno sempre con noi anche se giocano poco e si allenano quotidianamente con il gruppo (aggiungo io, “e che pago”). Che fare? La scelta è stata quella di non ricorrere ai permit. E siccome è anche vero che non può piovere per sempre ma piove sempre sul bagnato, di mezzo ci si è trovati la giornata di recupero di Eccellenza – e nel fine settimana si gioca di nuovo – , con i vari club non proprio contenti davanti all’idea di mandare alcuni dei loro uomini migliori a giocare nel torneo celtico (alcuni avevano già fatto sapere che x era acciaccato, y non in perfette condizioni e che magari z era meglio se rimaneva a casa).
Finito? No. Perché in teoria Treviso avrebbe potuto contare su Minto e Van Zyl, non compresi nel gruppo azzurro per Dublino. In teoria, perché la comunicazione ufficiale che i due non avrebbero giocato con l’Irlanda è arrivata mercoledì dopo mezzogiorno (con i giocatori ancora a Roma), quando la comitiva veneta era in procinto di partire per il Galles. Quindi fisicamente impossibilitati ad andare a Llanelli. E comunque a spazzare ogni dubbio è arrivato uno stringatissimo comunicato federale in cui si informava che “lo staff tecnico della Nazionale Italiana Rugby ha concesso l’utilizzo per gli impegni agonistici del fine settimana dei giocatori Luca Morisi (Banca Monte Parma Crociati, 1 cap) e Roberto Quartaroli (Aironi Rugby, 3 caps)”. Gli altri? Il sottinteso, evidentemente, è che devono stare a riposo. Giusto per rimanere a Van Zyl, dopo la sfida con la Francia a Parigi (10 febbraio) ha giocato una sola gara con il Munster lo scorso sabato. Stop.

A me spiace tornare sullo stesso argomento nel giro di pochi giorni: ma qui le regole vanno cambiate, altrimenti le due franchigie che dovrebbero essere la locomotiva del movimento vengono intralciate con lacci burocratici francamente incomprensibili. In questo fine settimana è andata male al Benetton, la prossima volta potrebbe toccare agli Aironi.
Serve una legislazione sui permit players che vada nel senso opposto a quella attuale, con giocatori direttamente sotto contratto con le franchigie e che se non utilizzati vengano mandati a giocare nell’Eccellenza (sempre nello stesso club, va da sé). Servono norme più elastiche sull’utilizzo degli stranieri e una tempistica più sensata per gli atleti nel gruppo della nazionale che poi non vengono convocati per la gare degli azzuri. Servono rose un po’ più ampie di quelle finora consentite.
Certo, siamo di fronte a una specie di congiuntura astrale non facilmente replicabile (ma nemmeno così impossibile da bissare), ma è davanti all’imprevedibile e all’eccezionale che bisogna essere bravi, preparati e organizzati. La normalità sono bravi quasi tutti a gestirla.

Infine un’ultima cosa: non so quanto fosse pieno il calendario, ma forse recuperare una intera giornata dell’Eccellenza in una settimana a ridosso di Pro12 e Sei Nazioni non è stata la cosa migliore da fare. Se si fosse recuperata la scorsa settimana o la prossima, quantomeno non avrebbe incrociato il Sei Nazioni e almeno qualcuno dei problemi di cui sopra non si sarebbe presentato.


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