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Persi negli universi

Da Straker
Con l’osservazione l’onda diventa corpuscolo. L’energia del Campo unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione). Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell’energia in materia. Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono. Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa ed un'apparizione di una particella e l’altra. Questi intervalli, che sembrano susseguirsi in rapida successione, sembrano andare a costituire il tempo. Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre.” (V. Marchi)
Persi negli universiPochissimi ma tenaci ricercatori sostengono la teoria della Terra piatta. Riteniamo che il problema sia mal posto e che, nonostante il suo carattere eterodosso, tale modello tenda a riprodurre i limiti metodologici dell’ortodossia scientifica. Infatti non bisognerebbe cercare le prove oggettive, i dati empirici per dimostrare che il pianeta non è un geoide, quanto focalizzare la questione su che cosa siano la “realtà”, la materia-energia, il cervello, la percezione, la mente, la coscienza. Occorrerebbe provare a definire quello che il fisico francese Costa de Beauregard chiama “il problema veramente fondamentale”, vale a dire la relazione tra la psiche e la materia.
Malgrado i progressi speculativi nel campo della scienza attuale, la nostra visione del mondo ed il sapere accademico-istituzionale sono ancora ancorati alle coordinate spazio-temporali, ad una concezione cartesiana della res extensa.
Il matematico francese Jacques Vallée ci avverte: “Il tempo e lo spazio possono essere nozioni adatte a seguire l’avanzamento di una locomotiva, ma sono del tutto inutili per localizzare un’informazione. Gli informatici hanno capito molto presto che tempo e spazio sono i criteri peggiori per immagazzinare una grande quantità di dati ad alta velocità. Nei grandi sistemi informatici non si tenta mai di inserire elementi tra loro correlati in spazi fisici sequenziali. E’ molto più conveniente spargere i dati per tutta la memoria, così come arrivano, ed elaborare un algoritmo di ricerca basato su qualche tipo di parola-chiave o sull’hashing, una procedura in cui i dati sono randomizzati. La probabilità funge da collegamento tra qualcosa di oggettivo, lo spazio occupato dall’informazione, e qualcosa di soggettivo, la richiesta di un suo recupero. La simultaneità e le coincidenze che abbondano nelle nostre vite suggeriscono che il mondo possa essere organizzato come un database randomizzato (il multiverso) piuttosto che come una biblioteca sequenziale (il cosmo quadridimensionale della fisica classica). Se la dimensione temporale, che solitamente diamo per scontata in realtà non esiste, il cervello umano potrebbe attraversare gli eventi per associazione, nel modo in cui i computer di oggi recuperano le informazioni”. (J. Vallée, Dimensioni, 1998-2014)
E’ naturale che le ipotesi riportate da Vallée tendono a confluire verso innovative teorie: come tutte le teorie, oltre ad essere un po’ come la mappa rispetto al territorio, possono essere falsificate. Non possiamo né dobbiamo attenderci di attingere la verità assoluta, ma possiamo solo tentare di tracciare dei diagrammi che spieghino in modo soddisfacente un certo numero di fenomeni.
I sistemi inerenti all’universo olografico (da David Bohm sino a Robert Lanza, senza dimenticare il cervello olografico di Pribram) evocano una realtà in cui la profondità è una mera proiezione, dove le situazioni fenomeniche sono il risultato di un ordine implicito. La teoria dell’informazione ci insegna che un segnale non si trasferisce necessariamente attraverso lo spazio-tempo e che A può agire su B, prescindendo da sequenze cronotopiche. Anche la teoria della comunicazione ammette che un messaggio può essere inviato in assenza di un medium, uno strumento materiale.
Nonostante le discrepanze tra i numerosi orientamenti fisico-cosmologici odierni, tutti si discostano dagli assi cartesiani. Alcuni scienziati delineano il modello dell’universo-elaboratore; altri optano per l’universo-coscienza. In quest’ultimo caso non esiste un oggetto (il cosmo) che il soggetto (l’uomo) percepisce e conosce, ma è la Coscienza transpersonale che proietta il “reale”, registrato poi come “concreto”, “tangibile” per mezzo di processi cerebrali ad hoc. In questo modo ognuno di noi intuisce il cosmo in maniera leggermente diversa dagli altri e soprattutto vede una frazione di “realtà”, come se fosse al cinema. La Coscienza è il proiettore, l’encefalo è il trasduttore, la “realtà” la pellicola.
Sono evidenti le implicazioni concettuali di queste teorie e soprattutto è palese che la scienza contemporanea è sostanziata a tal punto di speculazioni quasi metafisiche che il confine tra Scienza e Filosofia è divenuto molto labile. Vallée reputa che il pensiero che potremmo trarre da queste linee speculative sarebbe vicino all’occasionalismo islamico. L'occasionalismo islamico, ripreso in Europa dal pensatore francese Malebranche, ritiene che gli eventi non siano prodotti da circostanze materiali, ma siano espressioni immediate della volontà di Dio. Lo stesso nesso di causa-effetto è trasceso, poiché tale correlazione è situata nello spazio-tempo. Se, infatti, ogni avvenimento dipende da Dio, per definizione Essere al di fuori di limiti spazio-temporali, anche il rapporto tra antecedente e conseguenza non ha alcuna ragion d’essere.
Quali sono poi i risvolti pratici di questi schemi concettuali? Se si accoglie la teoria dell’universo cibernetico, il libero arbitrio è negato, in quanto il cosmo è un software sofisticatissimo ideato da un’Entità dissimulata. La teoria del cosmo olografico tende ad escludere la libertà di scelta per i motivi che abbiamo già illustrato. Gli approcci informatico-associativi valorizzano il concetto di random, ossia “fortuito”. Il caso, sebbene in contrasto con il determinismo, esclude la libera volizione.
Sembrano essere due i fili che legano i pur diversi indirizzi filosofico-scientifici di oggi: il superamento dell’archetipo galileiano-cartesiano-newtoniano e la rinuncia all’idea antropocentrica di libero arbitrio. Si prospetta così un universo sincronico ed interconnesso, in ultima istanza a-spaziale ed ucronico (anche stocastico?), giacché spazio e tempo potrebbero essere (Kant docet) categorie mentali, forme a priori della conoscenza e non attributi del substrato materiale. E’ anche un cosmo in cui sono possibili i miracoli ed i contatti con altri livelli, dove le manifestazioni naturali diventano pressoché indistinguibili da quelle soprannaturali, popolato di intelligibili più solidi delle cose sensibili. 2)
Per gli argomenti addotti sin qui, crediamo sia errato domandarsi se la Terra sia piatta o sferica in sé, piuttosto sarebbe utile domandarsi come percepiamo il “reale” e perché lo vediamo in modo diverso, ad esempio, dagli animali, se la nostra stessa intuizione non sia condizionata da qualcuno o da qualcosa. Per quale motivo la visione di un uomo dovrebbe essere corretta ed “oggettiva” e quella di un’ape no?
Scrive ancora Vallée:”Vorrei uscire dal labirinto condizionante e capire come funziona. Mi chiedo che cosa scoprirei: forse una mostruosità sovrumana che non si può contemplare senza perdere la ragione? Forse una solenne assemblea di saggi? O l’esasperante semplicità di un meccanismo?
Se potessimo uscire dal dedalo, scopriremmo una Verità talmente accecante da consentirci finalmente di vedere?
1) La RAM (Random Access Memory) è, infatti, memoria ad accesso casuale.
2) Come si manifesti il Male in questi universi è tema che non è affrontato dagli scienziati né si comprende come si potrebbe inscrivere.
Articoli correlati:
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- Il problema del libero arbitrio in Searle, 2012
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