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Peschereccio di Mazara sequestrato. Si muove la macchina diplomatica

Creato il 22 agosto 2013 da Www.marsala.it @@il_volatore

Si trova nel porto tunisino di Sfax il peschereccio di Mazara del Vallo sequestrato due giorni fa nel Canale di Sicilia, a Sud del "Mammellone".  

Un tratto di mare che da anni è teatro della "guerra del pesce". Il peschereccio "Pindaro", di 33 anni, era partito dal porto di Mazara del Vallo domenica a mezzanotte e, dopo il sequestro, è stato condotto nel porto tunisino di Sfax.  Del caso si sta occupando l'ambasciatore a Tunisi Raimondo De Cardona che ha sensibilizzato i competenti ministeri tunisini.  Il presidente del Distretto produttivo della pesca di Mazara, Giovanni Tumbiolo,e l'armatore Matteo Giacalone hanno inviato al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e all'ambasciatore De Cardona i tracciati ufficiali della blue-box che "mostrano chiaramente -afferma Tumbiolo- che il peschereccio ha pescato sempre in acque internazionali e fuori dalla zona protetta del Mammellone". Il "Pindaro" era salpato domenica da Mazara con a bordo il comandante, Giuseppe Perniciaro, e sei uomini di equipaggio, quattro dei quali sono tunisini e tre siciliani. Il natante è di proprietà della società armatrice "Giacalone Matteo e fratelli". Il governatore Crocetta e l'assessore alle Risorse agricole e alimentari Dario Cartabellotta hanno manifestato la loro solidarietà all'armatore, ai marittimi ed ai familiari dei pescatori. "Per la gia' fragile economia della nostra flotta peschereccia questo sequestro e' l'ennesima tragedia", sottolinea Tumbiolo, secondo cui "bisogna mettere fine a questo tipo di episodi attraverso un deciso intervento del nostro Governo mirante a valorizzare i prodotti della pesca nello Stretto di Sicilia, ricorrendo a piani di gestione comuni finalizzati alla tutela ed alla salvaguardia del patrimonio ittico". Decisa la presa di posizione dell'armatore Matteo Giacalone: "noi salviamo i clandestini in mare e loro ci sequestrano i pescherecci – ha affermato Giacalone – ho sentito  il comandante Perniciaro e mi ha raccontato che al momento del fermo del peschereccio a bordo, per dirottarli verso Sfax, sono saliti due militari tunisini armati di mitra. Mi ha, inoltre, riferito – ha aggiunto sempre Giacalone – che al momento del fermo ha chiamato la nave della Marina militare italiana che era in zona ma gli è stato risposto che erano impegnati a recuperare dei clandestini e non potevano intervenire. Da quel che so la diplomazia è al lavoro perché il Pindaro venga rilasciato".

 


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