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Pesci d’Aprile culturali: l’unicorno alla griglia

Creato il 01 aprile 2014 da Masedomani @ma_se_domani

la-fine-del-mondo

Ne “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, uno dei due protagonisti è segregato in una biblioteca pubblica in qualità di “Lettore dei sogni”, e in questo contesto si trova costretto a leggere il contenuto dei crani degli unicorni che popolano i parchi della città misteriosa in cui è ambientato il 50% del romanzo.

“Bevvi un altro whisky.
Il cranio dunque era appartenuto a un unicorno. Era la spiegazione più pratica, decisi. Altrimenti non c’era modo di avanzare.
 Avevo in mano il cranio di un unicorno.
 Roba da matti, mi dissi. Perché certe assurdità capitavano sempre a me?”

Murakami dedica a questo animale mitologico alcune pagine bellissime (glielo diamo ‘sto premio Nobel prima o poi, si?). E se lo scrittore giappopnese è stato soltanto l’ultimo in termini di tempo ad appassionarsi a questa creatura, giungendo a tracciarne una differente interpretazione simbolica fra Oriente ed Occidente, è merito della British Library se – nel 2012 – il mezzo-cavallo-mezza-capra-con-un-corno-in-fronte sia stato protagonista di una querelle durata una mattinata ma rimasta nella storia.

Il 1° aprile del 2012, infatti, la British Library comunica al globo che le ricerche del professor Brian Trump, illustre esponente del British Medieval Cookbook Project, erano finalmente giunte a termine: dopo anni di tentativi e di indagini bibliografiche, era stato infatti ritrovato un tomo dal valore inestimabile: si trattava di un volume scritto da Geoffrey Fule, cuoco di Philippa of Hainault, regina di Inghilterra dal 1328 al 1369.

Il libro, prezioso reperto destinato a imprimere una svolta agli studi culinari del Medioevo, offriva una visione del tutto “dall’interno” della gastronomia trecentesca e risultava arricchito da splendide miniature di cui forniamo immediatamente un esempio:

unicorno-grigliato

Come avete avuto modo di osservare, il nostro inglesissimo Artusi-ante-litteram forniva una dimostrazione illustrata di come si potesse cucinare alla carbonella un magnifico unicorno. Non pago di aver suscitato l’acquolina nelle nostre bocche, e conscio evidentemente con qualche secolo di anticipo rispetto a Masterchef dell’importanza dell’impiattamento, ci dimostrava anche quale fosse una buona possibilità di presentazione del cranio del nostro amico unicornuto, graziosamente accompagnato a tavola da una cortigiana col volto atterrito, attenta probabilmente a non inciampare e a non trasformare l’arrivo della portata in un nobilissimo omicidio:

unicorno-su-cuscino

La sezione dedicata alle ricette con l’Unicorno si chiudeva con la miniatura che segue, esempio evidente di quanto la saggezza popolare sappia trionfare e sia sempre foriera di considerazioni valide ad ogni latitudine: chi di noi non ha mai sentito esclamare “Dell’unicorno non si butta via niente”?

unicorno-resto

Come evidente dalla data di pubblicazione della notizia, si trattava naturalmente di un pesce d’aprile. Che vi piaccia o meno il sottilissimo umorismo inglese, dovrete ammettere che si trattò di una bella trovata.

Alfonso d’Agostino


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