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Piccolo vademecum per evitare di intasare il web di bufale, dicerie, falsi miti & co.

Da Acsylvya @mammemacerata

Da oltre 4 anni frequento assiduamente i social network per questioni professionali e ho una visione discretamente vasta dell’utilizzo di internet da parte di un elevato numero di persone, per lo più genitori. Oltre a frasi, pensieri, foto, emozioni, ricordi, gli internauti sono soliti condividere link ad articoli che ritengono interessanti o utili per qualche motivo. Fin qui tutto bene. Il problema sorge quando si condividono notizie false, realtà distorte, vere proprie ‘bufale’, come si dice nel gergo del web. Quando si contribuisce a far circolare informazioni che stravolgono la realtà, notizie prive di fondamento scientifico o mere falsità, magari dopo averne letto solo il titolo roboante, credo che si dia vita a qualcosa di molto pericoloso. Piccolo vademecum per evitare di intasare il web di bufale, dicerie, falsi miti & co.

Per questo motivo e perché di modalità di ricerca e valutazione delle fonti di informazione me ne intendo un po’, ho deciso di scrivere questo post, sperando che possa essere utile a molti: ai genitori, che così impareranno a gestire meglio il proprio uso del potente mezzo che è il web, e ai figli, che potranno essere seguiti e consigliati adeguatamente nell’utilizzo della rete (ritengo che non riuscire neanche a stare dietro alle nuove tecnologie che i giovani vivono quotidianamente sia, da parte di noi genitori, davvero grave).

Il mio contributo non vuole essere esaustivo di tutto quello che sarebbe opportuno dire sull’argomento (non sarebbe  possibile in un semplice post di un blog come questo), ma intende dare degli spunti di riflessione e alcuni strumenti per cominciare a muoversi con più consapevolezza nella giungla della rete e dei social network in particolare.

Internet offre una documentazione vastissima su ogni argomento, ma nella maggior parte dei casi non affidabile, per l’enorme facilità con cui enti e persone possono pubblicare qualsiasi cosa in modo semplicissimo e veloce e, spesso, anche in anonimato.

Alcuni studiosi hanno pensato di adottare dei criteri di valutazione per le fonti web, adattando ad esse delle norme già in uso per la documentazione cartacea. Per semplicità di comprensione e di approccio, per questo semplice ‘vademecum’ userò un linguaggio accessibile ai più e adatterò e ridurrò la proposta avanzata da Elena Boretti, Valutare Internet, la valutazione di fonti di documentazione web, e mi appoggerò anche al lavoro di Giovanna Frigimelica, Come si fanno le ricerche in Internet , che sono citati  per esteso nella sitografia in calce al presente testo.

La regola fondamentale , per cominciare, dovrebbe essere: LEGGI TUTTO L’ARTICOLO, NON TI FERMARE AL TITOLO!

Ritenere affidabile un testo perché l’hanno condiviso sui social persone che riteniamo autorevoli, NON gli da validità.

Le pagine web andrebbero quindi considerate sotto questi aspetti :

- Autorevolezza: In poche parole, chi è l’autore dell’articolo? Va verificato se il nome dell’autore è specificato e se la sua formazione personale e professionale danno garanzia riguardo al contenuto che leggiamo. Che studi ha fatto? Che lavoro svolge? Quale ruolo ha? Appartiene ad una scuola di pensiero? Quale? Quali altre opere ha scritto? Quali riconoscimenti ha ottenuto? Verifichiamo dunque se c’è un link a una pagina di informazioni sull’autore, se una persona o un ente si assumono chiaramente la proprietà della risorsa web che stiamo leggendo.

- Progetto: qual è lo scopo della pubblicazione? A chi è rivolta? Queste cose sono dichiarate nel sito che stiamo leggendo? Bisognerebbe risalire dal singolo post o articolo che stiamo leggendo, al suo ‘contenitore’, cioè il sito web che lo ospita e capire bene di che si tratta.

- Contenuto: va analizzata la chiarezza con cui l’argomento è trattato, la profondità, l’accuratezza, l’affidabilità, ma anche l’eventuale adozione di un particolare punto di vista, che potrebbe rendere parziale la trattazione.

Anche lo stile utilizzato gioca un ruolo importante, come il livello di esposizione. Altri elementi importanti sono la data di pubblicazione e l’aggiornamento, la presenza di una bibliografia o di una sitografia e di link esterni; è bene comunque sempre controllare di persona la veridicità di quanto riportato, è facile creare nella Rete collegamenti ipertestuali e bibliografici inesistenti. Ogni link in uscita va verificato, anche per capire se il testo presenti una visione solo parziale dell’argomento.

L’articolo fornisce dati, o fatti? Spiega, persuade, informa? Il tono è ironico, quindi può essere una parodia? L’informazione che ho trovato è migliore o almeno pari alle risorse che avrei potuto trovare in biblioteca o comunque pubblicate su carta e quindi più affidabili?

- Impaginazione e manifattura (terminologia importata dalla stampa): Il sito è visualizzabile con qualsiasi browser? E’ leggibile e graficamente equilibrato? Una corretta lettura dell’indirizzo della pagina (URL) può dare molte informazioni utili.

- Posizionamento: anche le pagine web acquisiscono credito se citate o indicizzate in altre fonti autorevoli, o se superano positivamente il confronto con altre simili. E ovviamente, il fatto che il post sia stato condiviso da migliaia di persone su facebook, non vale come citazione.

Che significa “pubblicazione scientifica”?
Riporto la definizione data su wikipedia, perché mi sembra estremamente chiara e corretta:

“Una pubblicazione scientifica (in inglese scientific paper) è uno scritto redatto in modo oggettivo su un argomento scientifico e pubblicato attraverso i canali di comunicazione della comunità scientifica. La pubblicazione scientifica rappresenta la principale forma di comunicazione ufficiale della comunità scientifica, tramite la quale i singoli ricercatori o i gruppi di ricerca rendono pubblici i metodi ed i risultati dei propri lavori scientifici. Si differenzia rispetto agli altri scritti su argomenti scientifici (esempio: un articolo di giornale, un testo divulgativo o scolastico) in quanto viene diffusa, in formato cartaceo o digitale[2], dai gruppi editoriali di riviste scientifiche o da altri editori specializzati, quali per esempio editori accademici. Le pubblicazioni di questi gruppi editoriali, in generale, sono regolamentate da procedure di accettazione e di valutazione dei lavori presentati; tali procedure sono mirate a stabilire quali lavori scientifici posseggano i requisiti necessari per essere pubblicati. I lavori scientifici che superano tali procedure vengono pubblicati, divenendo così pubblicazione scientifica. Una delle procedure di accettazione maggiormente diffuse è la revisione paritaria.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Pubblicazione_scientifica)

Dunque, scrivere un testo e averlo poi pubblicato da una qualsiasi casa editrice, anche molto nota, NON significa Pubblicazione Scientifica.

Come limitare la diffusione di “bufale”, ovvero di notizie false: molto semplice, basterebbe che ognuno, prima di condividere un link, si accerti della sua natura scrivendo su Google il suo titolo o qualche parola chiave, seguita dalla parola “bufala”. In un altissima percentuale di casi si viene indirizzati a qualche risorsa che ne svela la fallacia.

Uno strumento ancora più affidabile è Google Scholar

“un motore di ricerca accessibile liberamente che tramite parole chiave specifiche consente di individuare testi della cosiddetta letteratura accademicacome articoli sottoposti a revisione paritaria, tesi di laurea e dottorato, libri, preprint, sommari, recensioni e rapporti tecnici di tutti i settori della ricerca scientifica. Google Scholar consente di reperire articoli da una vasta gamma di case editrici che si rivolgono al mondo dello studio e della ricerca da associazioni scientifiche e professionali, depositi di preprint e università, oltre che nella galassia di articoli scientifici e culturali distribuiti sul Web.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Google_Scholar )

Google Scholar: http://scholar.google.it/

Un ottimo sito da tenere sempre presente è quello di Paolo Attivissimo, giornalista informatico: http://attivissimo.blogspot.it/p/indice-delle-indagini-antibufala.html

Interessante quello che si legge in un articolo pubblicato il 4 agosto 2014 su ‘La Stampa’:

“curiosa è anche la dinamica con la quale si diffonde la bufala. Infatti la notizia fa leva su alcuni sentimenti umani di “base” quali la curiosità, l’emotività la critica. Pertanto molte persone, in assoluta buona fede e possedendo nella maggior parte dei casi anche un livello di cultura medio alta, diventano strumento inconsapevole di un meccanismo perverso, che in molti casi ritornerà anche a distanza di anni, perché essendo la Rete bulimica, la notizia verrà dimenticata in un giorno, ma a differenza di un quotidiano, non servirà ad incartare i fiori, e ritornerà.”
http://www.lastampa.it/2014/08/04/blogs/consumi-sostenibili/bufale-e-disinformazione-sul-web-ma-anche-ignoranza-Us1zmK0UPpgQAeehDZ25CM/pagina.html

Spesso e volentieri le stesse notizie (false) vengono rimbalzate da un sito fasullo all’altro, dando l’impressione che si parli di fatti diversi che si sono succeduti nel tempo, mentre si tratta sempre dello stesso episodio, riproposto in più salse e che ritorna alla ribalta periodicamente, in base alla condivisione dell’ultimo utente di un social, che la legge per la prima volta.

Davvero illuminante l’intervento tenuto da Silvia Bencivelli, giornalista scientifica, al Festival Letteratura di Mantova a settembre 2014, intitolato “Bufale: Come Scoprirle, Come Combatterle”, disponibile su youtube a questo indirizzo:  https://www.youtube.com/watch?v=oipUHH3t1MA

In conclusione, probabilmente sarebbe opportuno condire di buon senso tutte le nostre azioni, sia nella vita reale, sia nell’universo parallelo della nostra vita quotidiana in Rete.

Silvia Alessandrini Calisti
(titolare e web content manager del sito web www.mammemarchigiane.it ; ho una laurea quadriennale in Lettere Moderne – vecchio ordinamento – ad indirizzo archivistico librario, una laurea specialistica in Archivistica e Biblioteconomia; ho lavorato per diversi anni come libera professionista nella gestione e organizzazione di biblioteche pubbliche e private; ho lavorato inoltre come collaboratrice a contratto del Dipartimento di Scienze Storiche, Documentarie, Artistiche e del territorio dell’Università di Macerata, svolgendo anche docenze a contratto; Assegnista di Ricerca per un anno presso il Dipartimento di Studi Storici, Geografici e Antropologici dell’Università di Roma 3; ho realizzato diversi siti web istituzionali per biblioteche e progetti scientifici culturali)

Breve sitografia:

Paolo Attivissimo, Il Disinformatico, un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale, ultimo aggiornamento 26.09.2014 < http://attivissimo.blogspot.it/ > consultato il 30.09.2014

Silvia Bencivelli, Stefano Caserini, Accenti a Festivaletteratura 2014 – Bufale: Come Scoprirle, Come Combatterle , intervento tenuto il 6 settembre 2014 al Festival Letteratura di Mantova <https://www.youtube.com/watch?v=oipUHH3t1MA > consultato il 30.09.2014

Silvia Bencivelli, giornalista scientifica, sito web personale a cura di Silvia Bencivelli, ultimo aggiornamento agosto 2014 <http://www.silviabencivelli.it/> consultato il 30.09.2014

Elena Boretti, Valutare Internet, la valutazione di fonti di documentazione web , Copyright AIB 2000-02-09, ultimo controllo dei link 2000-05-25, ultimo aggiornamento 2000-05-26, testo di Elena Boretti, a cura di Claudio Gnoli <http://www.aib.it/aib/contr/boretti1.htm > consultato il 30.09.2014

Laura Colombo, I sistemi di valutazione delle pubblicazioni scientifiche , Università degli Studi di Milano Bicocca, aggiornamento marzo 2011 <http://www.biblio.unimib.it/upload/pag/1042/in/indicibibliometrici.pdf > consultato il 30.09.2014

Giovanna Frigimelica, Come si fanno le ricerche in Internet, aggiornamento 8.04.2009, <http://www.frigimelica.it/vrd/corsi/come.htm#valutazione > consultato il 30.09.2014


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