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Piceno da Fiaba - LA GROTTA DEL MAGO SARACENO di Graziella Marziali

Creato il 10 maggio 2013 da Laperonza

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Moresco (FM)

Narra la leggenda che un gruppo di quei saraceni che occuparono molti territori lungo le coste adriatiche intorno ai secoli IX, X e XI,si stabilì nelle vicinanze del fiume Aso, e fondò quello che poi fu chiamato castello di Moresco[i].

Fra gli arabi giunti nelle terre della Marca, c’era anche il mago Abdul, un uomo astuto e crudele, che si era unito a quell’orda di invasori per un suo preciso scopo.

Egli aveva portato con sé due fanciulle, La-o-lin, che aveva rapito nella lontana Cina, e Farah, catturata a Bagdad.  

Secondo i suoi calcoli magici, le due ragazze erano le discendenti rispettivamente della principessa Turandot e della principessa Sheherazade, e, in quanto tali, eredi di enormi ricchezze, di cui lui sarebbe venuto in possesso sposandole. Mancava però una terza principessa: Rosaspina.

Sempre secondo i suoi lambiccati calcoli, la bella e ricca fanciulla doveva trovarsi proprio lì, nella campagna della marca fermana, lungo la riva sinistra del fiume Aso.

Abdul era dunque giunto con quegli arabi invasori e, combattendo al loro fianco, aveva conquistato quel territorio, dove aveva fissato la sua dimora.

Aveva condotto le due ragazze in una delle grotte presentinei vicini monti Sibillini. A sorvegliarle, mentre lui andava alla ricerca di Rosaspina, c’erano i suoi due fedeli guardiani, il drago del giorno e il drago della notte, che si alternavano nel loro compito.

Dopo alcuni mesi di ricerche, Abdul fu certo di avere individuato la terza futura sposa nella giovane figlia di due poveri contadini, Aura.

Aura era molto bella e sia l’aspetto che la grazia del suo portamento denotavano senz’altro qualcosa di nobile e aristocratico, ma data la sua umile condizione, nulla faceva supporreuna discendenza regale.

Il mago, però, era sicuro del fatto suo epiù che mai convinto dei suoi minuziosi studi.

Una sera, poco dopo il tramonto, si appostò dietro un albero, aspettò che Aura uscisse di casa per andare al fiume a prendere l’acqua e in un baleno l’afferrò, tappandole la bocca con una mano per non farla gridare, e la portò via con sé.

Poco lontano c’era però il fratello di Aura, Gaius, che aveva visto tutto e, senza farsi notare, seguì il mago fino alla caverna.

La ragazza, che subito dopo il rapimento era svenuta, si risvegliò nella grotta.

- Dove mi trovo? Che posto è questo?

Si guardò intorno; era in una caverna enorme; sembrava l’internodi un vulcano vuoto. Nellapenombra scorse due volti sconosciuti.

- Chi siete? Che ci fate qui? Che ci facciamo qui? - chiese.

Le due ragazze non risposero. Dal cratere nel soffitto filtrava la fioca luce rosea dell’alba. Guardando in alto, la bambina gridò con quanta voce aveva:

- Ehi, c’è qualcuno? Voglio uscire, voglio tornare a casa!

Un enorme drago si affacciò e ringhiò spaventosamente:

- Che hai da gridare, piccola mocciosa? Stai buona e non disturbarmi! -

Econ un soffio delle narici la scaraventò in un angolo. Un sasso caduto dall’alto le ferì un ginocchio. Una delle fanciulle si alzò dal suo giaciglio e si rivolse al drago:

- Te la prendi con lei perché è più piccola, eh?

Il drago, che si stava già ritirando, si riaffacciò e soffiò di nuovo verso la fanciulla che aveva parlato, ma l’altra ragazza, La-o-lin, che aveva gli occhi a mandorla,l’afferròper un braccio e la tirò indietro, evitandole di essere colpita.

- Non sopporto i prepotenti - disse, quasi a giustificare il suo intervento, la fanciulla con i capelli neri e ricci, che si chiamava Farah.

Intanto La-o-linaveva strappato un lembo della sua camicina e con esso fasciò il ginocchio sanguinante di Aura, che la ringraziò.

Farah spiegò poi il motivo per cui si trovavano lì.

- Siamo nellacavernadiAbdul,ilmago saraceno. Quando ti ha portato qui ti chiamava Rosaspina. Chiama me Sheherazade e lei Turandot(e indicò La-o-lin). Secondo i suoi calcoli magici siamo le discendenti di questeprincipesse e saremo eredi di un grande regno, di cui vuole impossessarsi sposandoci. Ora che ha trovato anche te, sarà impegnato nel calcolo del giorno adatto per il matrimonio. Intanto noi resteremo qui, sorvegliate dai suoiguardiani. Che ti piaccia o no,   dovrai condividere   la   nostrasorte.

Intanto Gaius, che era rimasto piuttosto distante per non farsi vedere e quindi per non cadere anche lui nelle grinfie del mago o del drago, una volta resosi conto della situazione, anche se era stanco morto per il lungo cammino, se ne tornò a casa e raccontò tutto ai suoi genitori. Questi si diedero subito da fare per riunire gente e organizzare una caccia al mago e ai suoi draghi.

Le ragazze, nella grotta, si sentivanosconsolate. Cercavano di farsi coraggio a vicenda, ma non sapevano che fare.

-Dobbiamo trovare il modo di andarcene! - disse Aura.

- E come? - chiese La-o-lin - Non c’è modo di raggiungere l’uscita: è troppo alta, e i draghi si alternano giorno e notte! - .

Aura rifletté un momento, poi ebbe un’idea:

- Il mago crede che siamo le famose principesse? Bene, allora sfruttiamo le loro caratteristiche! Sheherazade incantava il Sultano raccontandogli fiabe durante la notte, Turandot proponeva degli indovinelli difficilissimi,   che   nessuno riusciva   a risolvere, e Rosaspina, pungendosi un dito, si addormentò nel bosco incantato finché il principe non la svegliò.

- Sì, ma che significa? - chiese La-o-lin incuriosita.

- Non lo so, ma sono sicura che in qualche modo ci saranno utili. -

- Hai ragione, Aura - intervenne Farah - dobbiamo escogitare un piano. Questi draghi saranno spaventosi, ma in fondo sono degli allocchi e se promettiamo loro una qualche ricompensa, sono sicura che farebbero qualunque cosa.

Passarono tutto il giorno a riflettere e discutere, ma alla fine erano soddisfatte. Ognuna di loro doveva recitare la propria parte con esattezza e precisione e il piano avrebbe funzionato.

Poco prima che arrivasse il drago della notte a dare il cambioal suocollega,Farah chiamò il drago del giorno, che scese nella grotta.

- Signor Drago - cominciò la fanciulla - perché si esaudisca il desiderio del tuo padrone Abdul di possedere il mio regno, è necessario che si compia il mio destino, che è quello di raccontare fiabe al Sultano. Tu che sei autorevole e potente, vuoi essere il mio Sultano per questa notte? In questo modo renderai un gran servigio al tuo padrone e lui ti ricompenserà generosamente.

Al drago non sembrò vero di essere considerato un sultano e accettò di buon grado, allettato anche dalla lauta ricompensa.

- Non dirlo al tuo amico, però - gli suggerì Farah - è molto invidioso e vorrà prendere il tuo posto! -

- Ma per chi mi prendi? - replicò il guardiano - Non sono mica stupido! Dirò che sono troppo stanco e voglio dormire qui!

E così fece: all’arrivo del compare si calò nella grotta e si appartò in un angolo ad ascoltare incantato la storia di Farah-Sheherazade.

L’altro drago, invece,trascorse la notte fuori, vicino all’ingresso, come faceva di solito.

Appena si fece giorno gettò uno sguardo all’interno della caverna,vide che il compagno era sveglio, così decise che poteva andarsene.

La-o-linchiese di parlargli da sola, e il mostro l’accontentò; fece calare la sua lunga coda, la arrotolò intorno alla bambina che fu così sollevata il più delicatamente possibile fino al ciglio del cratere. Così da vicino era veramente spaventoso, ma La-o-lin si fece coraggio e cominciò a parlare, cercando di essere il più convincente possibile:

- Signor Drago, per avere il possesso del mio regno e poi cederlo ad Abdul, devo fare in modo che si compia il mio destino: dovrò proporre tre indovinelli e sperare che il mio futuro sposo li risolva. Ora sai bene che il tuo padrone è impegnato nei suoi calcoli e nelle sue magie e non ha tempo per me, ma io non voglio passare la vita in questa caverna. Tu, che sei intelligente ed astuto, potresti prendere il suo posto e risolvere per lui questi enigmi, rendendogli così un gran servigio. Sono sicura che ti ricompenserebbe abbondantemente.

Il custode, lusingato da quelle belle parole, acconsentì.

- Allora ascolta bene: questi sonogli indovinelli. - E gli sussurrò all’orecchio i tre enigmi.

- Puoi pensarci tutto il giorno - gli disse mentre il drago la riportava giù -non occorre che tu venga a portarci da mangiare; abbiamo deciso di osservare un giorno di digiuno.

Il drago se ne ritornò nella sua caverna, che era in un altro monte poco distante, e si mise subito a riflettere. Non gli sarebbero bastati neanche dieci giorni per trovare la soluzione agli indovinelli di La-o-lin-Turandot; il suo cervello non gli permetteva neanche di risolvere i quesiti più elementari, ma lui si riteneva un genio e non si sarebbe arreso facilmente.

Nell’altra caverna, intanto, il drago del giorno si apprestava a prendere il suo posto all’ingresso.  

Albula, senza farsi vedere da lui, prese il fermaglio che portava nei capelli e si punse un dito, quel tanto che bastava a far uscire una goccia di sangue, e cominciò a gridare:

- Ahimé, che disgrazia! Oh, me sventurata! Mi sono punta! Ora mi addormenterò, ma se non sono in un bosco. il principe non mi troverà mai!

- E che vuoi che m’importi! Smettila di frignare! - le intimò il drago.

- Ma non capisci? - si intromise Farah - se la sua storia non avrà il suo corso, non avrà ilregno e non lo avrà nemmeno Abdul! Devi aiutare anche lei, signor Drago! Abdul non ti perdonerebbe mai di aver trascurato questo particolare! Pensa che invecepotresti avere una doppia ricompensa!

Il guardiano era già convinto.

- Cosa dovrei fare? - chiese con arroganza.

- Devi solo portarmi in un bosco appena mi sarò addormentata…..Oh, ecco che mi sta venendo sonno…

La fanciulla si adagiò nel suo giaciglio e finse di dormire profondamente.

Il drago stette su a pensarci un momento, poi disse brusco:

- Bene, la manderò nel boscodel versante orientale con il tappeto volante; io non posso lasciare il mio posto!

Le ragazze tirarono un sospiro di sollievo: era quello che avevano sperato.

L’essere orrendo portò fuori Aura, la depose sul tappeto volante del mago Abdul, che custodiva sempre accanto a sé e pronunciò una formula magica, che naturalmente Aura udì benissimo. Il tappeto si sollevò da terra e volò in direzione del bosco.

A quel punto il drago era sfinito. Non aveva chiuso occhio tutta la notte per ascoltare la storia di Farah e aveva dovuto prendere delle decisioni importanti per compiacere il suo padrone: tutto questo aveva esaurito le sue energie.

Pensò che avrebbe anche potuto fare un pisolino; in fin dei conti le due ragazze nella caverna non avevano modo di uscire e l’altra era addormentata nel bosco, o almeno così credeva. Si raggomitolò vicino all’ingresso come al solito e si addormentò.

Aura, nel bosco, aspettò un po’ di tempo prima di ripartire. Eracerta che il drago si sarebbe addormentato; le altre ragazze lo conoscevano bene e sapevano che era un dormiglione: non perdeva mai occasione per farsi un sonnellino durante il turno di lavoro, figurarsi dopo una notte passata in bianco!  

La bimba calcolò che quando avesse scorto il primo raggio di sole tra gli alberi, quello sarebbe stato il momento giusto per agire.

Nella caverna, intanto, La-o-lin e Farah aspettavano con ansia il suo ritorno.

- Si ricorderà la formula magica per far volare il tappeto? - chiese La-o-lin.

- Ma certo - la tranquillizzò Farah - è una bambina sveglia e precisa.

- E’ vero - ammise la fanciulla.

Dopo qualche minuto, infatti, videro svolazzare i capelli biondi di Aura che, seduta sul tappeto magico, si infilava nella grande caverna.

- Salite, presto, prima che si svegli quel mostro! - le incitò la ragazza.

E in un batter d’occhio furono tutte e trein volo, e quindi in salvo. Aura tranquillizzò le sue nuove amiche:

- Questo mezzo conosce tutte le strade e ci riporterà esattamente a casa. Ora posso dormire veramente.Si sdraiò e chiuse gli occhi, ma non ebbe tempo di addormentarsi, perché il viaggio fu brevissimo.

Giunte sopra alvillaggio notarono una moltitudine di uomini armati di frecce, balestre, forconi e coltelli. Gaius riconobbe sua sorella e gridò a tutti:

- Guardate, è Aura conaltre due ragazze! E’ riuscita a fuggire!

- Aura abbracciò i suoi cari e poi salutò Farahe La-o-lin che, grazie al tappeto volante, potevano finalmente tornare ai loro lontani paesi.

Naturalmente sia il mago che i due draghi furono catturati.

Vennero poi incatenati e condotti nella grotta dove erano state prigioniere le tre fanciulle e l’ingresso fu richiuso con tanti di quei macigni, che neanche Ercole sarebbe riuscito a spostarli.

Per molte notti, in quella zona, si udirono ringhiare quelle stupide bestie malefiche, anzi, qualche volta si odono ancora oggi.

Questa è una storia

Di tanti anni fa

Ma se sia vera

Nessuno lo sa



[i] L’origine del nome Moresco è incerta. Forse è da collocarsi all’arrivo dei saraceni(Mori), oppure alla costruzione di una rocca per difendersi dalle incursioni saracene, o ancora con riferimento al terreno sassoso (in dialetto morro).



[i] L’origine del nome Moresco è incerta. Forse è da collocarsi all’arrivo dei saraceni(Mori), oppure alla costruzione di una rocca per difendersi dalle incursioni saracene, o ancora con riferimento al terreno sassoso (in dialetto morro).


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