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Piergiorgio Odifreddi: «la bestemmia? Se ferisce provo anche piacere»

Creato il 07 febbraio 2012 da Uccronline

Piergiorgio Odifreddi: «la bestemmia? Se ferisce provo anche piacere»Che Piergiorgio Odifreddi sia un violento è ormai appurato da tutti. Lo avevamo  dimostrato quest’estate trascrivendo ampie citazioni di un suo libro in cui vomitava insulti contro decine e decine di personaggi pubblici, dai politici agli scienziati. A quell’articolo è seguita una reazione isterica del sedicente matematico, il quale ha tentato di dissociarsi dal contenuto del volume, che però pubblicizzava sul suo sito web fino al giorno prima. Ha così accusato il co-autore, Sabelli Fioretti, e l’editore, Francesco Aliberti, di aver complottato contro di lui, i quali però lo hanno a turno pubblicamente e sonoramente smentito (qui Sabelli Fioretti e qui Aliberti), minacciando  anche azioni legali (a proposito, a che punto siamo??).

Finita l’estate, Odifreddi ha preso le difese dei black bloc che hanno devastato Roma in ottobre, e in dicembre ha definito i medici cristiani “inaffidabili” e “malati di mente“. Ha poi dichiarato, in un altro articolo -con il quale ha perso diversi seguaci-, che lo Stato dovrebbe intervenire «forzando all’uso di anticoncezionali. E poi, quando la prevenzione avesse fallito, imponendo la cessazione della gravidanza».

La prima odifreddura dell’anno 2012 riguarda invece il tema della bestemmia. Un violento non può che essere seguito da persone violente e infatti il suo blog su “Repubblica” -intitolato appropriatamente “Il non senso della vita di Piergiorgio Odifreddi”- pullula di soggetti del genere, oltre che da persone che cercano un pacifico confronto. Da qualche settimana il clima è tuttavia diventato rovente, un utente in particolare -che si firma come “didinna”- ha cominciato a postare una serie di commenti colmi di bestemmie verso Dio, alla Madonna e ai Santi, giustificandosi dicendo che un altro utente -Milla11f- ha insultato la scienza sostenendo, secondo lei, tesi incompatibili con essa. Ricordiamo che la bestemmia è considerata in Italia un illecito amministrativo, tuttavia Odifreddi ha fatto finta di nulla. Senonché, dopo pressanti richieste, ha deciso di intervenire bannando dal blog l’utente bestemmiatrice (ma anche l’altra, non si sa perché). Passano pochi giorni e l’utente ricompare, con il beneplacito del padrone di casa. Le proteste comunque non si placano e arrivano perfino sul quotidiano “Avvenire”. Gli utenti non chiedono tanto di cacciare i violenti, ma di cancellare il bruttissimo turpiloquio dal secondo quotidiano italiano più diffuso. All’ennesima legittima e civile richiesta, il matematico incontinente finalmente ha sbottato, dicendo chiaramente come la pensa circa la bestemmia:

Piergiorgio Odifreddi: «la bestemmia? Se ferisce provo anche piacere»

Il “rispettoso” laico gode quindi nel vedere la sofferenza di una persona quando viene insultato e deriso quel che a lui è caro. Tutti devono avere dei diritti, nessuno deve essere discriminato. Tranne i credenti ovviamente, i quali non solo devono subire -possibilmente in silenzio- gli sfoghi laicisti, ma si devono anche sorbire la goduria sadica di Odifreddi. Siamo sicuri che qualcuno comunque potrebbe arrivare a dire, ubriaco di “libertologia”, che la bestemmia è legittima poiché espressione di libertà di pensiero. Ma a questa amenità ha già risposto la Corte di Cassazione nel 1992, sostenendo che è «assurdo e fuori di luogo è il voler ricondurre la bestemmia alla manifestazione del pensiero e alla libertà costituzionalmente garantita di tale manifestazione (sia sotto il profilo dell’art. 21 che dell’art. 19 che, del primo, costituisce specifica enunciazione). Ciò che, invero, vien sanzionato, con la norma in questione, è il fatto di bestemmiare con invettive e parole oltraggiose: non la manifestazione di un pensiero, ma, una manifestazione pubblica di volgarità. Ed è pur superfluo il rilievo che, comunque, il diritto di libera manifestazione del pensiero trova il suo limite proprio nel divieto delle manifestazioni contrarie al buon costume (art.21 ultimo comma, Cost.): le manifestazioni, cioè, perseguite, appunto, in concreto, dalle norme sulla polizia dei costumi».


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