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“Pigs here!” – Arrivano i Maiali

Da Fugadeitalenti

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Essere definiti dei maiali non è mai gratificante, soprattutto se sei un giovane emigrato in un Paese straniero. Putroppo l’aria che tira ultimamente in Gran Bretagna al riguardo non è esattamente la migliore, in questo senso, e il tabloid “The Sun” non è neppure il più politicamente corretto, tra quelli al servizio dei sudditi di Sua Maestà.

E’ però esemplificativo il titolo che qualche giorno fa campeggiava sulle pagine del giornale: “Pigs Here“, un gioco di parole (l’acronimo di Portogallo-Italia-Grecia-Spagna) per segnalare come, secondo l’ufficio nazionale di statistica, gli arrivi in terra britannica dei cittadini di questi Paesi siano letteralmente esplosi, nell’ultimo periodo.

A livello generale, l’immigrazione netta in UK è passata dalle 167mila unità del 2012 alle 182mila del 2013: l’incremento è dovuto soprattutto agli immigrati dei “Pigs”. Nel 2013, gli italiani emigrati Oltremanica sono cresciuti del 52% (!), 39mila400 connazionali si sono trasferiti là per lavorare, in fuga dalla crisi.

Premesso questo, il prossimo che osa negare l’esodo in corso dall’Italia è pregato di andarsene dal Paese.

Un Paese che, come ben denunciava Federico Fubini sabato su “La Repubblica”, non riesce neppure ad agganciare quel refolo di ripresa che pare essersi incuneato in Europa. Irlanda, ma anche Spagna e Portogallo, cominciano a rialzare -anche se con difficoltà- la testa. L’Italia no, schiacciata com’è sotto il peso di anni di riforme mai compiute e di un’economia vecchia, che non ha saputo reinventarsi e innovarsi.

Un’Italia che scivola lentamente sul piano inclinato della crisi: come tutte le scivolate, se all’inizio è lenta, col tempo rischia di diventare sempre più veloce. Fino alla caduta definitiva. Occhio…

Qualche dato, tra le centinaia che affiorano ogni giorno dall’indecente spettacolo che il nostro Paese ci riserva:

-secondo Bankitalia, i già bassi salari tricolori hanno perso ulteriormente valore, nell’ultimo biennio. Dai 1328 euro della media mensile del 2010, ai 1264 euro della media 2012. 64 euro in meno al mese, 830 euro in meno l’anno. Emerge con sempre maggiore forza l’immagine della rana cinese bollita, cotta a fuoco lento, che comincia a morire senza neppure accorgersene. Un grado alla volta, fino a quando la temperatura diventa insopportabile, e non può più fare nulla per salvarsi, uscendo dal pentolone. La crisi del Paese è entrata anche nelle buste paga;

-il Paese è talmente “bollito” che non sa più nemmeno utilizzare al meglio le poche risorse rimaste: del sottoutilizzo dei nostri migliori giovani scriviamo da quattro anni, oggi aggiungiamo che -secondo lo “European Migration Network”- persino gli extracomunitari altamente qualificati in Italia non trovano occasioni. Anzichè utilizzare al meglio i loro “cervelli” (come fa il resto del mondo con i nostri talenti espatriati)… non sappiamo assolutamente che farcene. Da noi vengono meno extracomunitari altamente qualificati (71mila circa, un frazione rispetto alla Gran Bretagna, che ne ha oltre 570mila… e molti di meno rispetto anche alla Spagna, che ne ha accolti più di 116mila): quei pochi che eroicamente ci scelgono, sfidando la nostra anima razzista (soprattutto al Nord), devono accontentarsi di un lavoro sottoinquadrato nel 41% dei casi!

-di fronte a tanto spreco ci talenti e cervelli, viene da chiedersi, chi comanderà mai nelle “stanze dei bottoni italiane”? Premi Nobel, luminari di fama internazionale, una classe dirigente che il mondo ci invidia? Assolutamente no. Basta prendere un campione significativo di quella classe dirigente, come ci racconta l’ultimo report Bankitalia. Lo sapete qual è l’identikit medio del rappresentante del board di un istituto di credito italiano? Over 60 (dunque vecchio), uomo nel quasi 100% dei casi, attaccatissimo alla poltrona (non si stacca prima di sei anni), provinciale (l’esperienza internazionale è ovviamente una qualità negativa, una “macchia” nel curriculum), laureato solo nel 64% dei casi.

E con una classe dirigente così, dove vogliamo andare, se non all’estero come emigrati in cerca di “asilo politico professionale”?

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